Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Il card. Re nella messa “pro eligendo Pontifice”: “Comunione e unità, non uniformità”






“Preghiamo perché lo Spirito Santo, che negli ultimi cento anni ci ha donato una serie di Pontefici veramente santi e grandi, ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità”. È l’auspicio contenuto nella parte finale dell’omelia della messa “pro eligendo Romano Pontifice”, presieduta dal card. Giovanni Battista Re nella basilica di San Pietro e concelebrata dai 133 cardinali elettori, mercoledì scorso, prima del loro ingresso nella cappella Sistina per l’inizio del Conclave.
“Preghiamo perché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio”, l’invito del cardinale, che contiene un auspicio in merito al profilo del 267° successore di Pietro: “Il mondo di oggi attende molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali, senza i quali la convivenza umana non sarà migliore, né portatrice di bene per le generazioni future. La Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, intervenga con la sua materna intercessione, perché lo Spirito Santo illumini le menti dei cardinali elettori e li renda concordi nell’elezione del Papa di cui ha bisogno il nostro tempo”.
Secondo il decano del Collegio cardinalizio, “pregare, invocando lo Spirito Santo, è l’unico atteggiamento giusto e doveroso, mentre i cardinali elettori si preparano a un atto di massima responsabilità umana ed ecclesiale e a una scelta di eccezionale importanza; un atto umano per il quale si deve lasciar cadere ogni considerazione personale, e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell’umanità”. “L’amore, che Gesù rivela, non conosce limiti e deve caratterizzare i pensieri e l’azione di tutti i suoi discepoli, i quali, nel loro comportamento, devono sempre mostrare un amore autentico e impegnarsi per la costruzione di una nuova civiltà, quella che Paolo VI chiamò civiltà dell’amore”, la raccomandazione del porporato: “L’amore è la sola forza capace di cambiare il mondo. Gesù ci ha dato l’esempio di questo amore all’inizio dell’ultima cena con un gesto sorprendente: si è abbassato al servizio degli altri, lavando i piedi agli apostoli, senza discriminazioni, non escludendo Giuda, che lo avrebbe tradito”.
Fra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione: comunione di tutti i cristiani con Cristo; comunione dei vescovi col Papa; comunione dei vescovi fra di loro”, il ritratto stilato dal cardinale. “Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre casa e scuola di comunione”, ha precisato: “È forte il richiamo a mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli apostoli. L’unità della Chiesa è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo”.
L’elezione del nuovo Papa “non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l’Apostolo Pietro che ritorna”, l’accenno al momento che tutto il mondo attende con trepidazione. “Ogni Papa continua a incarnare Pietro e la sua missione e così rappresenta Cristo in terra; egli è la roccia su cui è edificata la Chiesa”, ha ricordato il porporato, prima dell’ingresso dei 133 cardinali elettori nel Conclave, sotto l’occhio vigile del Giudizio Universale di Michelangelo: “Nel Trittico romano, papa Giovanni Paolo II auspicava che, nelle ore della grande decisione mediante il voto, l’incombente immagine michelangiolesca di Gesù Giudice ricordasse a ciascuno la grandezza della responsabilità di porre le «somme chiavi» (Dante) nelle mani giuste”.