Il Governo Netanyahu
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A Filadelfia, il 23 settembre 1952 Rocky Marciano diventa campione del mondo dei pesi massimi; meno di un mese dopo, il 21 ottobre a Castelfranco Veneto, in pieno centro storico, nasce Giampaolo Borato, futuro campione di intraprendenza e di resilienza. Vita tranquilla per questo figlio di commercianti, che frequenta la scuola fino alla fine dell’obbligo.
Già, la scuola, un amore mai nato e un’unica passione: lasciare i libri intatti e aprirli lo stretto necessario per arrivare a fine corsa. Il ragazzino non intende nemmeno marcire tra i vestiti del negozio famigliare, è sveglio, però, sa che deve darsi da fare per non vedere sopra la testa la spada di Damocle della scuola. No, non avrà una laurea, come desiderato da papà, che, rassegnato, offre al compare orefice 500 lire alla settimana perché insegni l’arte a quel figlioccio pieno di vita. Nell’oreficeria castellana di Borgo Treviso il ragazzo era già entrato durante le vacanze estive, ma ora, e siamo nel 1968, varca la soglia con il libretto di apprendista. Non c’è luogo migliore per imparare e amare un mestiere: il padrino è un uomo quadrato, mastro orologiaio formatosi a Ginevra, con anni di studio e di pratica. Si comincia, dunque. Ecco una sveglia, dice l’orefice, la devi smontare del tutto e riportarla allo stato attuale. Poche parole: tutto. Un momento di confusione va a intorpidire la mente di Giampaolo, ma il solito timore di dover tornare ai libri lo carica di un’energia mai immaginata. Viti, quadrante, lancette, cassa, molle, bilanciere... tutto in ordine sul tavolo, destinazione raccolta ferro vecchio, pensa sconsolato il ragazzo. E, invece, l’ingranaggio del cervello ripercorre le sequenze, le mani si muovono sicure. Ce la fa: dichiarato abile dal padrino, che poco dopo chiude l’oreficeria per aprire un laboratorio di riparazioni con tre dipendenti. Lo segue Giampaolo. Saranno cinque anni di pratica, fino alla chiamata al servizio militare.
Si mette, poi, in proprio, col rischio che nessuno suoni il campanello, che i ferri del mestiere arrugginiscano, che il morale scenda sotto i talloni. Pensieri lontani mille miglia dalla positività di Giampaolo: ha la sagacia dell’investigatore, lui. I clienti fanno da subito la coda, soprattutto i titolari dei negozi della zona e quelli più in là.
Poco a poco il suo nome è una garanzia, tanto che un gioielliere gli propone un’oreficeria a Mogliano. Rossi, il titolare, vuole lasciare il negozio, intimorito per la perdita del fratello orefice a Resana, durante una rapina. Giampaolo, invece, ha coraggio da vendere. “La vie en rose”, pensa: molla tutto, incrocia le dita e accetta. Vetrine che brillano e nasi schiacciati contro, altro che la finestra di casa, altro che passi da lumaca, questo è il balzo del puma. Colazione in pasticceria, pranzo nella pizzeria a due passi: le amicizie si moltiplicano e i consigli anche. Molla tutto, credimi. In piazza bazzica Felicetto Maniero, dicono. La banda del Brenta è in azione. Lascia, Giampaolo, attento a quelle canaglie. Ma lui no. Hanno razziato ovunque, resti solo tu. Insistono perfino i carabinieri, che arrivano ogni giorno, a una certa ora. Chiudi prima di sera, non leggi i giornali? Ventisei anni, progetto di matrimonio, una vita tutta da spendere. Giampaolo spegne le luci con un nodo alla gola e si traferisce al centro assistenza Seiko di Padova. Nel 1981, quando il padrino lascia il laboratorio, torna a Castelfranco, là dove era stato apprendista.
Ed eccolo, ancora oggi, nel suo piccolo regno, nel luogo che potrebbe chiudere a doppia mandata, se non fosse la passione a vincere. Poco spazio per i clienti, meno ancora dietro il banco: pendoli, sveglie in ogni angolo e pure orologi da polso. Spariti gli automatici, i manuali da caricare, surclassati da quelli a batteria, ai quarzi destinati a un declino veloce per mancanza di ricambi. L’immissione sul mercato degli smartwatch alza la paletta dello stop alle riparazioni. E invece no, il lavoro non manca. Entra un cliente con un orologio, Giampaolo si mette al banco, monocolo all’occhio, lo sventra, sceglie un attrezzo, poi un altro, quello giusto tra decine, spiega diagnosi, costi e tempi di consegna.
A destra, a sinistra, alle spalle, una varietà di pendoli fanno la fila per venire curati, tirati con la lima per sostituirne la bussolina usurata dal battere: competenze non più nelle mani dei giovani. Squilla il telefono: una voce femminile chiede del suo pendolo. Per sabato la rassicura. Mi raccomando la puntualità, perché è un regalo di compleanno. Ridono gli occhi di Giampaolo: questi sono doni.
E se il lavoro diventa ogni giorno più complicato per scarsità dei ricambi, qua, dice, è un confessionale per chi ha una confidenza, cerca un consiglio per liberarsi dalle amarezze. Giampaolo non fa caso più del necessario ai guadagni risicati, resiste, non gli serve denaro: può permettersi vacanze, viaggi, cene con gli amici.
Ma le giornate senza la sua gente sarebbero interminabili. E gli orologi del cuore chi li rifarebbe di nuovo cantare?