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Arti&mestieri/7. Zampogne, il suono tipico del Natale
Lungo la strada tra Brentella e prati pennellati di sole si respira già l’atmosfera del presepe. Google maps non sbaglia: sei arrivato, dice una voce maschile. Boh! Non resta che abbassare il finestrino per chiedere come ai bei tempi, e, invece, nell’aria si diffonde la musica della zampogna. Un soffio di magia, la voglia di serenità tritano le amarezze.
“Soltanto qui da noi si dà fiato alle zampogne esclusivamente a Natale”, afferma Graziano Bernardi, 61enne di Onigo di Pederobba.
Nel suo laboratorio, un mistero per i profani, zampogne, ciaramelle e cornamuse testimoniano la passione presente fin da bimbo, quando avrebbe voluto suonare il pianoforte, ma il padre non aveva moneta per i “grilli”, impegnato com’era nel tenere stretto il cordone della borsa per far quadrare i conti. Amen. Graziano rimedia una chitarra e, strimpella oggi, strimpella domani, allena l’orecchio quanto basta per suonare in famiglia, nel borgo. Passano gli anni, ha un lavoro, una moglie, due piccoli e la musica nel cuore.
Oggi si va al mercatino di Feltre, dice un giorno, e fa salire la combriccola in auto. Le bancarelle traboccano, ma è la musica della zampogna a conficcarsi nelle orecchie, a riempirlo di emozioni. “Ciao classe, cosa aspetti per salutarmi?”, lo zampognaro è un suo ex compagno delle medie. Macché salutare, Graziano vuole conoscere subito, là su due piedi, i segreti di quella musica.
Qualche giorno più tardi si fionda in un negozio: uno strumento vecchio? Da pastore? Roba del passato, gli rispondono. No, non si arrende: va in ferie dove la tradizione è forte, verso il Sud per conoscere costruttori, suonatori, il museo di Scapoli, per acquistare una zampogna. Non sai suonarla, provane una, vedrai quanta fatica. E torna a casa con le pive nel sacco e con l’idea di farsela prestare dall’ex compagno di classe per copiarla. Detto fatto, ora Graziano si può esercitare quanto vuole. La strada è in discesa, la passione alle stelle. Al Sud annovera amici che lo invitano ai festival: Maranola, poco lontano da Gaeta, Salerno, Rocchetta a Volturno e, logico, Scapoli. La giostra parte, Graziano sale e non scende più, pur rinunciando per lavoro a molti inviti. Nelle trasferte, suona due-tre ore al mattino, altrettante nel pomeriggio e spesso replica di sera, fino a quando la fatica lo butta tra le braccia di Morfeo, ancor prima di abbandonarsi sul letto.
Il passaparola e sito internet sono i suoi procacciatori, lo afferma mentre accarezza uno strumento in attesa delle cure. Graziano costruisce, accorda, restaura zampogne che gli arrivano da ogni dove. Legni di tutte, le specie, dal mandorlo all’ulivo, dall’albicocco al pruno dal gelso al maggiociondolo.
Tempo fa una zampogna è volata da Sydney a Onigo, dopo due tentativi di restauro in Calabria. Il proprietario, ormai anziano, lasciatosi commuovere dal vecchio strumento portato dal padre emigrante, vuole dargli il valore che merita: i legami con le persone non si cancellano e nemmeno quelli con la propria terra. Vedere per credere. Graziano gira e rigira la zampogna, la osserva e la smonta. Si tratta di un’opera d’arte, di uno strumento antico in erica arborea, a dir poco favoloso. Penna, carta, calibro alla mano, misura, disegna con la pazienza e la costanza di chi sa che non si diventa maestri in un giorno. E finalmente inizia a costruire.
C’è il tornio per il legno e quello per gli attrezzi necessari nelle differenti situazioni. Lavora fino a notte fonda e, intanto, i mesi passano; la rispedirà un semestre più tardi, soltanto dopo averne tra le mani una di identica realizzata da lui. Perfetta, commenta l’australiano, nonostante l’attesa infinita, ne voglio altre tre di nuove per conoscenti e parenti.
E, così, in piena notte, spesso gli amici di Sydney fanno squillare il telefono a Onigo. Graziano, già da qualche ora nel mondo dei sogni, fa un balzo sul letto. “Senti che bella musica, fantastic, siamo in festa, thank you, amico...”.
La zampogna del Centro e del Sud Italia ha cinque canne, la nostra, invece, ne ha tre, che suonano con estensione ridotta di cinque note, ma, niente paura, ci pensa la ciaramella a portarle a otto. I due strumenti sono accordati in sol, per poter accompagnare fisarmonica e organetto.
E le cornamuse, qui chiamate baghe o pive, stesso strumento, altro nome? Fermi là: le cornamuse, che animano di solito le rievocazioni medievali, hanno una canna per la melodia e i bordoni per le note di accompagnamento. Bordoni, chiavi, otre, ancia... canne gonfiano la testa, ma assimili presto le nuove conoscenze.
Dicembre non lascia a Graziano un momento libero, perché qua, è risaputo, la zampogna è la voce del Natale, altrove, invece, allieta ogni festività, spesso suonata da donne, che crescono di numero di anno in anno. In un paese del meridione, racconta, nella ricorrenza di sant’Antonio Abate, il parroco apre la chiesa per far entrare gli animali dal portone principale e uscire dalle aperture laterali al suono delle zampogne. E, a fine cerimonia, il luogo sacro viene pulito dai volontari.



