Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Alluvioni nell'Africa sudorientale. Dal Mozambico l'appello di una trevigiana del Cuamm
"La situazione rimane tragica, l’emergenza è ancora nella sua fase più acuta, nonostante sia passato qualche giorno – spiega Giovanna De Meneghi –. È stata appena dichiarata oggi, 20 marzo, l’emergenza nazionale e tre giorni di lutto in tutto il Paese. Continua a piovere e c’è il codice rosso di emergenza per le piene, che potrebbero innalzare ulteriormente i livelli di acqua nei distretti limitrofi a Beira".

“In questi giorni, grandi inondazioni hanno seminato lutti e devastazioni in diverse regioni del Mozambico, dello Zimbabwe e del Malawi”. E’ l’appello pronunciato dal Papa al termine dell’udienza di mercoledì scorso. “A quelle care popolazioni esprimo il mio dolore e la mia vicinanza”, ha proseguito Francesco: “Affido le molte vittime e le loro famiglie alla misericordia di Dio e imploro conforto e sostegno per quanti sono colpiti da questa calamità”.
In questi giorni il ciclone Idai si è scagliato soprattutto sul Mozambico, come segnala una nota del Cuamm. Lo scorso è stato un fine settimana di grande preoccupazione per la calamità che ha colpito circa 700.000 persone tra Beira, Dondo e Nyamathanda seminando un numero imprecisato di morti, feriti e sfollati.
A Beira le comunicazioni sono state a lungo interrotte e tuttora sono molto difficili. Giovanna De Meneghi, trevigiana, responsabile dei progetti in Mozambico, racconta di una città distrutta, con tralicci abbattuti, case scoperchiate e tetti di lamiera sparsi ovunque, per il vento che soffiava a 170 km orari. I più colpiti sono gli abitanti dei quartieri più poveri, dove le costruzioni sono per lo più baracche e capanne totalmente divelte dalla furia del vento. La gente è senza luce, non ha cibo (una sola panetteria funzionante), acqua pulita e un riparo dove potersi rifugiare per la notte. La zona è endemica per il colera e il rischio concreto è quello di un’epidemia.
Restano interrotti i contatti telefonici, le strade sono state distrutte i soccorsi e i rifornimenti possono arrivare ancora solo con elicotteri e piccoli aerei. Piogge pesanti sono attese nei prossimi giorni, con rischio di nuove esondazioni e morti. Resta incerta la conta delle vittime, che si stima siano più di mille. 30 le strutture sanitarie distrutte secondo l’istituto per le calamità Mozambicano INGC, tra cui anche ampie parti dell’Ospedale Centrale di Beira in cui Medici con l’Africa Cuamm è presente.
«La situazione rimane tragica, l’emergenza è ancora nella sua fase più acuta, nonostante sia passato qualche giorno – spiega Giovanna De Meneghi –. È stata appena dichiarata oggi, 20 marzo, l’emergenza nazionale e tre giorni di lutto in tutto il Paese. Continua a piovere e c’è il codice rosso di emergenza per le piene, che potrebbero innalzare ulteriormente i livelli di acqua nei distretti limitrofi a Beira, già allagata per la sua localizzazione sotto il livello del mare».
«Il distretto di Buzi è il più colpito – continua De Meneghi – lì l’acqua raggiunge i sette metri, ci sono ancora persone sui tetti delle case e sugli alberi e la zona deve essere evacuata completamente al più presto. In tutto nei distretti periferici, 400.000 persone sono ancora completamente inaccessibili. Nella città di Beira il costo del cibo è diventato carissimo ed è difficile avere acqua potabile, sono esplosi una serie di assalti alle case anche violenti».
Ora bisogna contribuire a gestire l’emergenza, in coordinamento con le autorità locali e gli altri partner coinvolti. «Con il pronto soccorso principale fuori uso e molte strutture devastare – conclude De Meneghi -, servono urgentemente kit per il primo soccorso negli ospedali da campo per garantire operazioni di emergenza e medicazioni per i traumi. Servono anche cibo, abiti, acqua potabile, materiale per la costruzione dei rifugi di emergenza».
Caritas Italiana segue attentamente l’evolversi della situazione in coordinamento diretto con le Caritas dei Paesi colpiti e con Caritas Internationalis per sostenere gli interventi in atto. Infatti, si legge in una nota appena diffusa da Caritas Italiana, “la situazione sul posto è definita ‘terrificante’: oltre 200 vittime già registrate, ma le stime parlano di più di 1.000. Complessivamente sono più di un milione e mezzo le persone colpite, centinaia di migliaia gli sfollati, case e edifici pubblici distrutti, strade bloccate con diverse zone ancora inaccessibili”. Ancora una volta, sottolinea Caritas Italiana, “i Paesi più poveri subiscono le conseguenze peggiori dell’aumento di intensità e frequenza delle catastrofi ambientali, provocate anche dai cambiamenti climatici”. In Mozambico “la zona maggiormente colpita è l’area centrale, in particolare la città costiera di Beira, con il 90% degli edifici distrutti o danneggiati, ed i villaggi circostanti in tutta la provincia di Sofola. Danneggiato gravemente anche parte dell’ospedale e le più importanti strade di accesso alla città”. In Zimbabwe “ci sono almeno un centinaio di morti e oltre 200 dispersi. Anche qui i danni alle abitazioni e alle infrastrutture sono gravi. Le prime stime parlano di oltre 900 edifici distrutti”. Anche nel Malawi centrale e meridionale, “il ciclone e le alluvioni hanno provocato danni ingenti con decine di morti, più di 500 feriti e oltre 140.000 sfollati in 13 distretti”.