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Dai nostri missionari fidei donum: il pellegrinaggio dei giovani paraguagi

Circa 15 mila giovani hanno partecipato sabato scorso al pellegrinaggio promosso in Paraguay al santuario mariano di Caacupé, attraverso il quale si è aperto ufficialmente il triennio della Gioventù. Tra di loro anche 12 giovani della missione di San Juan Bautista de Ne’Embucù, accompagnati dalla cooperatrice pastorale Debora Niero.

Circa 15 mila giovani hanno partecipato sabato scorso al pellegrinaggio promosso in Paraguay al santuario mariano di Caacupé, attraverso il quale si è aperto ufficialmente il triennio della Gioventù proclamato dalla Chiesa paraguagia. Tra di loro anche 12 giovani della missione di San Juan Bautista de Ne’Embucù, dove operano i nostri missionari “fidei donum”, accompagnati dalla cooperatrice pastorale Debora Niero. La Messa, a conclusione del pellegrinaggio, è stata presieduta da mons. Ricardo Valenzuela, responsabile della Pastorale giovanile della Conferenza episcopale (Cep).
Nell’occasione il Coordinamento nazionale di pastorale giovanile ha emesso un ampio pronunciamento a nome dei giovani, una sorta di impegno all’inizio di questo periodo triennale, la cui idea è nata dopo le parole pronunciate da Papa Francesco durante la visita in Paraguay dello scorso anno: “Abbiamo bisogno di giovani che abbiano speranza e fortezza”, non giovani che non prendono posizione “stanchi e annoiati”. Si legge nel pronunciamento: “Proclamiamo la nostra speranza nella Civiltà dell’amore, la quale non è un progetto politico, ma implica un cambiamento nel modo di intendere la politica e di ancorarla al bene comune; non è un progetto sociale, però implica la realizzazione della giustizia sociale, prima delle singole necessità; non è un progetto economico, però implica la ricerca di un nuovo ordine economico che rispetti le persone, le famiglie e il nostro ambiente di vita. In questo triennio della Gioventù, che oggi la Chiesa avvia in Paraguay, vogliamo annunciare con più forza la Civiltà dell’amore che, come indica il suo nome, si basa nel mandato di amore che ci ha lasciato Gesù Cristo”. Il pronunciamento prosegue denunciando alcuni problemi che attanagliano il Paese, dallo scarso sistema educativo all’insicurezza, dalla corruzione alla giustizia, senza tacere anche alcuni limiti della Chiesa. Numerosi, allora gli impegni presi dai giovani, tra i quali: lo sforzo educativo per arrivare a tutti i ragazzi e i giovani; l’attenzione alla giustizia sociale; la lotta al narcotraffico, alla corruzione, all’insicurezza. Infine, si chiede “una Chiesa con le porte aperte verso i giovani”.

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