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Palestina ancora sotto assedio

Intervista a Luisa Morgantini, dopo il fermo in Cisgiordania: “Gli israeliani vogliono distruggere i campi profughi”, la denuncia dell’ex parlamentare

Mentre torna a rischio la tregua a Gaza, abbiamo raggiunto Luisa Morgantini, 84 anni, già vicepresidente del Parlamento europeo e oggi parte di AssoPace Palestina, dopo il fermo avvenuto giovedì 30 gennaio, nei territori della Cisgiordania occupata, tra Tubas ed Hebron.

Le preoccupazioni hanno ben presto preso il posto delle emozioni di gioia e di liberazione. I prigionieri stanno ritornando, ma questo non basta a riportare la calma tra i palestinesi della Cisgiordania. Di pari passo con il silenzio delle armi nella Striscia, sono cresciute la violenza e la repressione in questa parte della Palestina, dove è partita l’operazione militare israeliana, denominata “Muro di ferro”, di cui, purtroppo, non si parla nei tg nostrani.

Il grande dispiegamento di forze messo in campo dall’Idf (esercito israeliano, ndr) ha portato molti osservatori a paragonare la recrudescenza di questa incursione a quelle effettuate durante la seconda Intifada all’inizio degli anni Duemila, ritenendo le operazioni in corso tra le più massicce operazioni militari in territorio palestinese degli ultimi venti anni.

Va tenuto conto che si fanno sempre più sentire, nella quotidianità, gli effetti della decisione israeliana di mettere al bando l’Unrwa, l’agenzia Onu che dal 1949 costituisce la spina dorsale degli aiuti umanitari che assistono i palestinesi.

Morgantini ci testimonia le sue preoccupazioni per quanto sta succedendo e per i toni della politica. Da subito ci richiama come il ministro delle Finanze, Benazel Smotrich, leader del partito sionista, “da lungo tempo affermi che bisogna trasformare e colpire i campi profughi di Jenin, Tulkarem e Far’a, facendoli diventare come quello di Jabalya (nella Striscia di Gaza, ndr), che, a seguito dei 15 mesi di conflitto, è stato raso al suolo e spopolato”. In realtà, continua Morgantini, “la strategia è più grande e non c’è dubbio che avendo chiuso l’Unrwa, adesso la politica miri a spopolare i campi profughi in modo che la questione dei profughi della Cisgiordania salti completamente”.

Continuando il suo racconto in presa diretta, l’ex parlamentare ci ricorda che il campo diffuso di Tulkarem, in cui le case sono una attaccate all’altra come a Gaza, è l’unico in Cisgiordania a essere stato bombardato dai caccia israeliani, per colpire Hamas e la Jihad islamica. Questa zona di confine con Israele, situata sulla parte occidentale della Cisgiordania settentrionale, è sotto attacco da prima del 7 di ottobre, anche se le incursioni sono aumentate a dismisura in quantità e violenza da quella data e ancor più dopo la recente firma della tregua a Doha.

“Il campo è già ormai vuoto, perché è impossibile viverci - ci dice -. Gli israeliani vogliono distruggere i campi profughi per eliminare l’idea stessa di un possibile ritorno per i palestinesi. Senza più rifugiati Israele è come se si ritenesse legittimato a stare su queste terre che sono state, invece, assegnate ai palestinesi. Di questo luogo si attraversano gli squarci nei muri delle case, nei tetti divelti dalle bombe, nei teli che dovrebbero difendere dai droni israeliani, ma sono uno scudo bucato. Sotto le vele nere, che ondeggiano mosse dal vento e dovrebbero riparare dal gelo invernale, si muove un’umanità di persone senza futuro, tra le quali molte donne e bambini. Vogliono obbligare la gente ad andare via, ad abbandonare i campi. Per questo hanno distrutto le infrastrutture, le case, le scuole, le strade... tutto”. Continua il racconto: “Le fogne scorrono a cielo aperto. Più di 35 mila sono le persone sfollate. Molte si sono rifugiate nelle due moschee”.

Stessa sorte più a nord “a Jenin dove continua l’evacuazione del campo. Stessa sorte riguarda anche alcuni villaggi, le cui terre sono contese dai coloni israeliani”. Morgantini aggiunge che “ci si aspetta che la stessa sorte tocchi, a breve, anche a quanti abitano nei campi profughi di Dheisheh e di Aida a Betlemme”.

In questa visione di non avere più un problema dei profughi, “durissimi sono anche gli attacchi da parte dei coloni. Ogni giorno, in modo allucinante, sempre armati, continuano gli attacchi anche come punizioni collettive verso i residenti dei campi, accusati ora di ospitare la resistenza armata ora di accogliere di ritorno quanti vengono liberati nello scambio tra prigionieri”.

Secondo l’ex parlamentare, “quanto va affermando Trump in questi giorni, dà forza al pensiero messianico, che sostiene che la Cisgiordania non esista, ma esistano le regioni israeliane di Giudea e Samaria. E, così, continua il piano di annessione e di estensione delle colonie, di non facile soluzione agli effetti pratici. Esse, è bene ricordarlo, sono riconosciute come legali da Israele e, ora, dagli Stati Uniti, mentre sono illegali per il diritto internazionale”.

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