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Scuola: nuove sfide, risposte mancate

Al convegno di studio della Fism si è parlato delle scuole dell’infanzia, a partire dal calo demografico e dall’aumento di alunni fragili e con disabilità. Il futuro è insostenibile, ma la politica è latitante

Si è svolto all’hotel Bhr di Quinto di Treviso il 51° convegno di studio della Fism (Federazione italiana scuole materne) di Treviso, un evento che ha richiamato oltre 800 partecipanti, tra insegnanti ed educatori della scuola dell’infanzia e dei nidi. Un incontro per riflettere e discutere sull’accoglienza e sulla fragilità, temi di cruciale importanza nel contesto attuale delle scuole paritarie, che si trovano a fronteggiare sfide sempre più complesse. Le parole del primo relatore, Domenico Simeone, docente di Pedagogia generale e sociale, sono risuonate forte. “L’accoglienza deve essere senza condizioni”, e ha citato il mito di Filemone e Bauci, due anziani che non esitarono A donare a due viandanti tutto quello che avevano per accoglierli.

La scuola dell’infanzia è il luogo in cui ciascuno, adulto o bambino, ha il diritto di sperimentare l’inclusione: di includere e di essere incluso. E’ doveroso, da parte del personale delle nostre scuole, accogliere con particolare delicatezza quelle famiglie in situazioni di fatica e fragilità. Per poter attivare queste modalità, bisogna aprire orizzonti, maturare atteggiamenti, acquisire competenze. Fermarsi a riflettere su questa realtà è il contributo che Fism di Treviso ha voluto offrire, con questo convegno, a coloro che sono impegnati nel complesso panorama educativo.

L’incoraggiamento delle diocesi

Per la diocesi di Treviso è intervenuto monsignor Mauro Motterlini, vicario generale, mentre per la diocesi di Vittorio Veneto il vescovo monsignor Corrado Pizziolo. Hanno testimoniato incoraggiamento e vicinanza delle diocesi per una esperienza così fertile. Un’esperienza che testimonia spirito cristiano e l’impegno delle comunità: nata nelle parrocchie si nutre oggi di tanto volontariato, “senza queste scuole andremmo incontro alla desertificazione sociale”, ha evidenziato il vescovo di Vittorio Veneto. Mons. Motterlini ha, inoltre, augurato alle scuole dell’infanzia di essere accoglienti e saper amare, facendo così spazio all’altro, al prossimo.

Calo demografico e mancate risposte

Il quadro, tuttavia, si fa preoccupante, oltre al calo demografico, che riduce gli alunni, manca il supporto forte della Regione Veneto e del Governo: non ci sono risposte adeguate alle necessità delle scuole paritarie dell’infanzia e dei nidi.

Ricordiamo una storia che viene da molto lontano. Giancarlo Galan, presidente del Veneto dal 1995 al 2010, aveva promesso un sostegno finanziario significativo alle scuole paritarie. Il piano triennale del 2000 e quello di sostegno del 2006 si sono scontrati con problemi di bilancio, lasciando le scuole a fare affidamento su risorse private e rette sempre più alte, che variano ormai dai 180 ai 240 euro al mese. Di fatto, l’impossibilità dei genitori di scegliere la scuola dei figli, dal momento che la scuola statale non ha costi simili, si cancella il diritto alla libertà d’educazione, affermato nel 2000 con la legge sulla parità proposta dal Governo Prodi.

Nel 2013, il presidente del Veneto, Luca Zaia, e la sua giunta, annunciano un nuovo piano di sostegno finanziario, con l’obiettivo di garantire un flusso stabile di fondi alle scuole paritarie materne. Questo annuncio suscitò grandi speranze tra gli operatori scolastici, ma nei fatti i fondi erogati furono limitati, e soggetti a ritardi costanti.

Nel corso degli anni, i finanziamenti promessi dai vari Governi si sono dimostrati insufficienti. Nel 2001, Silvio Berlusconi promise un aumento significativo dei fondi per le scuole paritarie, ma la realtà è stata ben diversa. Anche per le elezioni del 2022, il centrodestra ha ribadito la sua intenzione di potenziare i finanziamenti, ma la situazione rimane critica. A Treviso, solo 1.250 euro all’anno vengono destinati a ogni bambino della scuola dell’infanzia, mentre in Trentino si sfiorano i 9.000 euro.

Liste d’attesa per i nidi

I numeri sono implacabili: mentre i costi continuano a crescere, il sostegno statale rimane invariato, le liste d’attesa per i nidi e le sezioni primavera aumentano, evidenziando una domanda che supera di gran lunga l’offerta. “Ci sono 400 domande in attesa, ma non siamo in grado di accogliere tutti i bambini”, ha spiegato il coordinatore pedagogico, Francis Contessotto. La crescita dei nidi, con un incremento del 16 per cento, e delle sezioni primavera, che toccano addirittura l’85 per cento, testimoniano un cambiamento nella mentalità delle famiglie: il nido è visto come fondamentale per lo sviluppo del bambino.

E’ evidente che la situazione attuale è insostenibile. Il sistema delle scuole paritarie si regge su un equilibrio fragile, fatto di volontariato e contributi privati.

In aumento le fragilità

Il convegno, in particolare, ha messo in luce un altro aspetto preoccupante: l’aumento delle fragilità tra i bambini e le famiglie, mentre le scuole paritarie non ricevono il supporto necessario fino alla certificazione, e sono costrette a operare in una situazione di precarietà.

La presidente Fism di Treviso, Simonetta Rubinato, ha sottolineato come la rete di sussidiarietà che sostiene il sistema integrato rischi di non essere sufficiente. “Rischiamo il collasso”, ha affermato, evidenziando la necessità di una vera e propria rivoluzione nel modo in cui vengono gestite le risorse.

Un dato, tra i tanti illustrati da Rubinato, balza agli occhi: l’aumento degli alunni con disabilità (215, con un balzo in avanti rispetto all’anno scolastico 2008/2009 dell’83,7 per cento). “Un dato del tutto sottostimato - assicura la presidente - indicatore di una fragilità molto più ampia che richiede alle nostre insegnanti ed educatrici un surplus di conoscenze e strumenti. Un’emergenza che è conseguente alla fragilità delle famiglie e che si manifesta nella fase più delicata e importante della formazione umana, come da tempo sostengono i neuroscienziati. Non c’è, poi, da sorprendersi se, in mancanza di interventi, questa emergenza sfoci, più avanti negli anni, nel fenomeno delle baby gang”.

Aggiunge la presidente: “Queste famiglie fragili, sempre più numerose, necessitano di supporto e attenzione, noi ci siamo impegnati nella formazione per rapportarci con queste famiglie, ad esempio con un corso residenziale all’Università pontificia salesiana, per le coordinatrici delle nostre scuole, le docenti Anna Rita Colasanti e Maria Baccin”. Su questo tema si è concluso il convegno con la relazione “Accompagnare la famiglia” a cura del dottor Davide Filippi, psicologo psicoterapeuta in Neuropsicologia dello sviluppo.

La domanda rimane aperta: come reagirebbero le istituzioni se queste scuole, che oggi servono oltre il 65 per cento dei bambini, chiudessero i battenti? La risposta non è scontata e, con il futuro incerto, si spera che la politica finalmente prenda in considerazione le esigenze reali di un settore che riveste un’importanza cruciale per il futuro delle nuove generazioni.

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