mercoledì, 30 aprile 2025
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Cinquantun comuni trevigiani contro i pirati del Made in Italy

Tanti sono i Consigli hanno approvato l’ordine del giorno presentato da Coldiretti Treviso. Il presidente Feltrin: “Anche i comuni possono agire legalmente contro chi spaccia prodotti falsi che danneggiano le produzioni ed i produttori locali”.

Supera quota 50 il numero di enti trevigiani che hanno adottato in queste settimane l’ordine del giorno a tutela del made in Italy. Più precisamente hanno deliberato ben 50 consigli comunali di altrettanti comuni della Marca trevigiana più il consiglio della Provincia di Treviso. L’azione è stata proposta da Coldiretti Treviso, a tutte le 95 amministrazioni comunali della Marca trevigiana, dopo che l’Organizzazione agricola trevigiana aveva condiviso una mobilitazione al Brennero con moltissimi sindaci e amministratori trevigiani. “Cresce la soddisfazione per questa condivisione, ma anche la consapevolezza che la pirateria agroalimentare coinvolge tutti – sottolinea Walter Feltrin, presidente di Coldiretti Treviso – Più della metà dei comuni trevigiani hanno già discusso nelle loro assemblee cittadine approvando l’ordine del giorno. Molti altri si apprestano a fare la stessa cosa. Del resto quello che vogliamo è tutelare insieme l’origine dei nostri prodotti e le scelte consapevoli dei cittadini consumatori. Sarebbe bellissimo arrivare a quota 95”. L’ordine del giorno di Coldiretti diventa anche un messaggio al Ministero delle politiche agricole. Ciò visto che viene inviato direttamente dai comuni trevigiani a Roma. Nel documento si sollecita lo stesso Ministro a rispettare il regolamento comunitario per l’attuazione dell’obbligo di indicazione del paese d’origine o del luogo di provenienza alle carni suine. Inoltre, si indica la priorità di dar corso alle norme sull’etichettatura dei prodotti alimentari per garantire certezza e trasparenza ai consumatori: “Noi dobbiamo aver ben chiaro cosa mettiamo nel nostro piatto prima di mangiare – continua Walter Feltrin – la provenienza e i metodi di produzioni devono essere certi e ben comprensibili. Poi c’è la questione dell’utilizzo del denaro pubblico che non deve certo essere utilizzato per promuovere del falso made in Italy nel mondo. Infine, proponiamo che anche i comuni si tutelino con azioni legali contro chi copia i prodotti tipici dei loro territori. Chi spaccia falsi prodotti arreca danni importanti alle nostre aree rurali in cui vivono e lavorano artigiani, agricoltori e commercianti che hanno fatto grande il made in Italy”.
La contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari Made in Italy fa perdere all’Italia oltre 60 miliardi di euro di fatturato che potrebbero generare reddito e lavoro in un difficile momento di crisi. E’ quanto emerge da uno studio della Coldiretti presentato recentemente a Fieragricola dove sono stati presentati tutti gli ultimi casi più eclatanti e curiosi di cibi italiani contraffatti scovati nei diversi continenti: dal Pandoro argentino al Salame veneto Made in Canada, dall’Asiago statunitense al Kressecco della Germania, dal kit per falsificare il Parmigiano Reggiano a quello per taroccare il Valpolicella. “C’è in atto un salto di qualità dell’agropirateria internazionale che - denuncia la Coldiretti - è arrivata a colpire i prodotti piu’ rappresentativi dell’identità alimentare nazionale con danni economici e di immagine non piu’ sostenibili per l’agricoltura italiana. La denominazione Parmigiano Reggiano resta le piu’ copiata nel mondo con il Parmesan diffuso in tutti i continenti, dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone, ma in vendita c'è anche il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesao in tutto il Sud America, ma anche Pamesello in Belgio. Ma ora – continua la Coldiretti - c’è addirittura la possibilità di acquistare (in Gran Bretagna, negli Usa o in Australia) un kit per fare il pregiato formaggio italiano, ovviamente senza dare alcuna importanza al latte utilizzato. Una vera e propria truffa che colpisce anche i vini italiani piu’ prestigiosi come il Valpolicella che puo’ essere taroccato con un miracoloso kit che promette di ottenerlo in pochi giorni con miscugli di polveri e mosto.
 
Ecco quali sono i comuni trevigiani che fino ad oggi hanno approvato l’ordine del giorno di Coldiretti di Treviso a favore del made in Italy:    Altivole, Arcade, Asolo, Borso del Grappa, Breda di Piave, Caerano di San Marco, Cappella Maggiore, Carbonera, Casale sul Sile, Casier, Castelcucco, Castelfranco Veneto, Castello di Godego, Cavaso del Tomba, Cessalto, Chiarano, Cimadolmo, Cison di Valmarino, Codogne', Colle Umberto, Conegliano, Cordignano, Cornuda, Crespano del Grappa, Crocetta del Montello, Farra di Soligo, Follina, Fontanelle, Fonte, Fregona, Gaiarine, Giavera del Montello, Godega di Sant'Urbano, Gorgo al Monticano, Istrana, Loria, Mansue', Mareno di Piave, Maser, Maserada sul Piave, Meduna di Livenza, Miane, Mogliano Veneto, Monastier di Treviso, Monfumo, Montebelluna, Morgano, Moriago della Battaglia, Motta di Livenza, Nervesa della Battaglia, Oderzo, Ormelle, Orsago, Paderno del Grappa, Paese, Pederobba, Pieve di Soligo, Ponte di Piave, Ponzano Veneto, Portobuffole', Possagno, Povegliano, Preganziol, Quinto di Treviso, Refrontolo, Resana, Revine Lago, Riese Pio X, Roncade, Salgareda, San Biagio di Callalta, San Fior, San Pietro di Feletto, San Polo di Piave, San Vendemiano, San Zenone degli Ezzelini, Santa Lucia di Piave, Sarmede, Segusino, Sernaglia della Battaglia, Silea, Spresiano, Susegana, Tarzo, Trevignano, Treviso Provincia, Valdobbiadene, Vazzola, Vedelago, Vidor, Villorba, Vittorio Veneto, Volpago del Montello, Zenson di Piave, Zero Branco
 

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