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Lavoro senza qualità: lo studio di Ebicom sull'impatto dei poli Amazon su occupazione, viabilità, indotto economico e consumo di suolo
La simulazione sul centro che nascerà a Roncade dice che avremo pochi posti di lavoro, precari e con qualifiche molto basse. Inoltre non ci si aspetta che la presenza del colosso dell'e-commerce incida sull'economia locale

Un lavoro in gran parte dequalificato, prevalentemente maschile, molto ripetitivo, giovane e tuttavia con scarse prospettive di carriera, con turnover elevatissimo, una quota molto alta di flessibilità che diventa precariato nel momento in cui la trasformazione dei contratti flessibili in contratti a tempo indeterminato è quasi nulla. Inoltre, un impatto sull’occupazione locale molto basso.
Questo il risultato di uno studio condotto da EbiComLab e coordinato dall’economista e docente Alessandro Minello, in collaborazione con la Camera di Commercio, sull’impatto occupazionale dei poli Amazon sul territorio. L’ente bilaterale del Terziario della provincia di Treviso ha condotto un’analisi su 7 strutture presenti in Italia e analoghe a quella che sorgerà a Roncade per determinare cosa dobbiamo aspettarci dall’arrivo del colosso dell’e-commerce nel Trevigiano.
Oltre all’occupazione sono stati misurati gli effetti sulla viabilità, i riflessi sull’economia locale e l’utilizzo di suolo.
I poli della logistica in provincia
La provincia di Treviso al momento è interessata da tre importanti poli logistici: quello di Roncade, oggetto dello studio, definito tecnicamente come centro di distribuzione di circa 60.000 metri quadri di superficie coperta, quello di smistamento nell’area ex Scardellato a Treviso, in zona Le Stiore, di circa 5.000 metri quadri, e quello di Riese Pio X, sempre destinato allo smistamento, di circa 4.500 metri quadri. Cui si aggiungono altre due cubature molto impattanti: il grande polo logistico di Casale sul Sile, che riguarda un’area di 500.000 metri quadri, e Montello Hill, a Montebelluna, vicino al casello della Pedemontana, il più grande centro commerciale del Veneto orientale che coprirà una superficie complessiva di circa 24.000 metri quadrati.
Alla presentazione dello studio era presente la prefetta di Treviso Maria Rosaria Laganà, che è intervenuta sottolineando la necessità di governare il fenomeno, creando un’opinione pubblica consapevole e lavorando per ottenere posti di lavoro di qualità.
Lo studio su 7 strutture in Italia
I dati che arrivano dall’inchiesta sono allarmanti: nei sette casi di studio infatti dal momento dell’apertura al 31 dicembre 2020 erano state assunte oltre 44 mila persone, ma le cessazioni sono state più di 30 mila. Se ne deduce che solo il 30% degli assunti viene confermato. Il 64% è di genere maschile e giovane: solo un quarto del totale ha più di quarant’anni. La forma di contratto che si predilige è quella in somministrazione a tempo determinato, di solito meno di sei mesi (76%); solo il 18% dei lavoratori ha un contratto a tempo indeterminato; il 4,7% a tempo determinato. Le mansioni specialistiche non arrivano al 3% a cui si aggiunge un 16% di impiegati; poco più del 20% degli assunti arriva dal comune in cui nasce il polo o da quelli contermini.
La simulazione su Roncade
I risultati dell’analisi sono serviti per creare una simulazione sul polo di Roncade: 1.400 le assunzioni annunciate, ma si stima che solo il 30% sarà confermato, per un totale di 424 posti di lavoro. Tra i lavoratori assunti, solo il 18% (252 su 1.400) potrà godere di un posto di lavoro “buono” a tempo indeterminato, mentre l’82% dovrà accontentarsi di forme contrattuali più flessibili, per la maggior parte provenienti da contratti a termine stipulati tramite agenzie di somministrazione (76%). Si nota in più l’evanescenza delle trasformazioni contrattuali, poiché meno del 4% dei lavoratori ottiene il tempo indeterminato: chi nasce precario rimane precario. Le professioni “qualificate” saranno solo il 19% del totale, le “semi qualificate” il 44% e le “non qualificate” il 37%. Lo stipendio netto varierà tra gli 800 e i 1.200 euro, per un costo lordo complessivo che supererà di poco i 1.600 euro. Considerando le aree di provenienza dei lavoratori, solo il 14% di essi (192) sarà domiciliato a Roncade, l’8% in altri comuni contermini (115), il 46% (639) in altri comuni della provincia di Treviso, il 22% (303) in altri comuni del Veneto e l’11% (151) fuori regione. Se consideriamo i 424 posti che dovrebbero essere stabilizzati, il risultato è che 32 di questi lavoratori saranno di Roncade e altri 22 dei comuni limitrofi.
Uno degli aspetti occulti, ma realistici e molto preoccupanti, riguarda oltretutto la quota di lavoratori somministrati, che supera ampiamente quanto consentito dalla normativa, perché facilmente aggirabile.
L’impatto su viabilità, indotto e territorio
Per quanto concerne gli effetti sulla viabilità invece lo studio non riscontra particolari problemi, soprattutto se le istituzioni locali sono intervenute all’inizio del processo di insediamento per regolamentarlo. Più controverso è il riflesso sulle strutture ricettive e ristorative, che non sembrano trarre benefici dalla presenza dei poli Amazon. Non si riscontrano infatti molte interazioni con il territorio e non c’è percezione della creazione di un indotto economico. In qualche caso possono “generare” aggregazioni con altri marchi commerciali o della logistica, come Leroy Merlin o simili. Le aree oggetto di insediamento sono tutte aree già vocate a tali utilizzi, pertanto non si alza l’indice del consumo di suolo, mentre a volte si riutilizzano siti esistenti o dismessi.
I commenti delle istituzioni
A commentare lo studio erano presenti Adriano Bordignon, presidente di EbiCom, Federico Callegari, responsabile ufficio studi della Camera di Commercio, e Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente Anci Veneto. In platea sindaci e rappresentanti del territorio.
Ciò che è emerso, come ha chiarito Bordignon, è che “la qualità dell’impatto dipenderà dalla nostra capacità di negoziare l’insediamento, dalla capacità di dialogo che sapremo esprimere, dalle sinergie che riusciremo a mettere in campo con le Amministrazioni locali e con le parti sociali. Ciò che preoccupa di più - ha concluso il presidente - è il lavoro precario, soprattutto dei giovani, che si ripercuote a 360 gradi sulla nostra società, incidendo sulla natalità e sulla creazione di nuove famiglie”. La gestione, secondo Callegari, non può essere locale, ma è necessario un approccio sistemico fra le istituzioni ai diversi livelli e competenze.
Il presidente di Anci Veneto ha infine messo l’accento sulla necessità che diritti dei lavoratori, qualità del lavoro e tutela del territorio debbano essere leve istituzionali supportate da tutti gli strumenti legali necessari a livello statale e non “gentili concessioni” di Amazon in una contrattazione con le istituzioni locali, seduti a un tavolo a cui l’azienda può anche rifiutarsi di sedere. Inoltre ha invitato la cittadinanza a riflettere sui dati presentati e a prendere maggiore coscienza dei propri comportamenti di acquisto.