giovedì, 08 maggio 2025
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L’armonia della differenza: c’è e arricchisce

Il modello è il poliedro. La sfera non contempla differenze, il poliedro, invece, ha tante facce diverse, in cui il tutto è più della somma delle parti.

Si è dibattuto molto in questi mesi estivi sul tema dei rapporti sociali, sull’affermazione dell’identità e del suo rapporto con la diversità. Dove stia andando il nostro mondo interessa ormai tutti: filosofi, politici, sociologi, qualche apprendista stregone e ultimamente anche esponenti delle forze armate. Che se ne parli è comunque positivo. Una recente iniziativa, promossa a Vicenza da Relazionesimo, ha ricordato come poco più di 500 anni fa, con un approccio multidisciplinare, fra’ Luca Pacioli tentò di spiegare l’armonia delle differenze. Differenze che non si limitano solo a rapporti quantitativi, ma soprattutto qualitativi. E fra’ Pacioli utilizzava l’immagine del poliedro anche nella definizione dei rapporti sociali. Fra’ Pacioli arrivò anche a Venezia, e non per caso. In quegli anni Venezia era capitale mondiale della stampa (Manuzio), del pensiero riformatore prima della Controriforma, del tentativo di coniugare fede e scienza, nella chiesa, cercando di superare barriere e ostacoli che tenessero assieme buono, bello e vero. Papa Francesco nell’Evangeli Gaudium, parlando di fenomeni sociali tra globale e locale, richiama esplicitamente il poliedro di Pacioli: “Il modello non è la sfera, che non è superiore alle parti, dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e l’altro. Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità”.

La sfera non contempla differenze, il poliedro, invece, ha tante facce diverse, in cui il tutto è più della somma delle parti. In questo caso l’armonia è data dal rendere equilibrate forme non statiche. Edgar Morin, parlando del sé, diceva: “La mia vita è stata andare tra ragione e passione, qualità e quantità”. Un continuo rapporto dinamico per uscire dall’errore in cui si trovava. Sarebbe un errore negare la differenza, sminuirla, non ammetterla. Ma se cerchiamo nella differenza quell’elemento mancante, arricchente, parte fondamentale di un equilibrio armonico, la sua definizione non può essere caricaturale, non può essere banale. Vale per i filosofi, per i politici, per i soldati, e soprattutto per gli educatori.

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