lunedì, 15 dicembre 2025
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Case di riposo: il peso ricade sulle famiglie

Mancano posti letto, anziani a rischio povertà per le rette. Le difficoltà tra non autosufficienza e demenze

Un numero di anziani in continua crescita, mentre le fasce più giovani della popolazione continuano a restringersi a causa di denatalità e migrazioni. Un problema, quello della cura delle persone anziane, che riguarda l’accesso alle Rsa, ma anche la questione dei cosiddetti caregiver, e che ricade, non solo sugli anziani, ma sull’intero nucleo familiare, schiacciato da costi economici proibitivi di rette o badanti, nonché dal peso e dalla fatica di prendersi cura di persone non autosufficienti o con problemi di decadimento cognitivo.

Le difficoltà sono tante, la burocrazia complessa, i servizi e gli stanziamenti economici sempre troppo pochi.

E, così, può capitare di ritrovarsi con un familiare con demenza o Alzheimer e un decadimento cognitivo importante, ma che ancora è autosufficiente dal punto di vista fisico (cosa che potrebbe, paradossalmente, metterne più a repentaglio l’incolumità), e finire, per questo, in fondo alle graduatorie per l’accesso a una Rsa, senza nemmeno il diritto alla copertura sanitaria del servizio, la cosiddetta impegnativa, che la Regione Veneto eroga a copertura di circa la metà delle rette delle case di riposo, per le persone non autosufficienti. Senza contare che il numero delle impegnative, in regione, è limitato. C’è un tetto massimo di spesa, che ne copre circa seimila, e, una volta erogate, finché non si libera un posto, non ne vengono rilasciate altre, e, cioè, le persone non autosufficienti che avrebbero diritto al contributo pubblico per la retta delle Rsa, non lo ricevono e pagano per intero. “Questo sistema copre circa l’85-90% delle necessità - spiega Franco Marcuzzo, segretario del sindacato dei pensionati Cisl -. Da oltre vent’anni portiamo avanti una battagli per cambiare le modalità di accesso, con una lista d’ingresso aperta, che copra tutte le domande, ma non è mai cambiato nulla. Questo diventa un dramma per molte famiglie con persone non autosufficienti”.

Alcuni di questi temi sono stati affrontati, nelle settimane scorse, da un convegno organizzato dai sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil della provincia di Treviso, in dialogo con i direttori di alcune Rsa del territorio.

Abbiamo rivolto qualche domanda proprio a Franco Marcuzzo, della Cisl, cui erano affidate le conclusioni della tavola rotonda.

Nelle Rsa mancano circa 3.000 posti letto, le rette oscillano tra i 1.500/2.000 euro per i non autosufficienti che hanno diritto all’impegnativa e i 2.700/3.000 per chi paga il prezzo pieno. Costi che mettono le persone anziane e le loro famiglie a serio rischio povertà. C’è qualcosa che si può fare per migliorare la situazione?

Dal convegno sono emerse alcune proposte, in primo luogo la riattivazione dell’osservatorio provinciale, per stabilire regole uguali per tutti e per realizzare un centro unico per gli acquisti, così da fare economia di scala e, con i soldi risparmiati nelle spese, abbassare le rette, senza sprecare risorse e dando respiro alle famiglie. Poi, c’è la questione della carta dei servizi, un documento che espone in maniera chiara costi e servizi di ogni Rsa, in modo tale che non ci si trovi, in un momento successivo, a sostenere spese non previste. I cittadini hanno il diritto di avere un’informazione chiara, ma questi documenti, obbligatori, molto spesso non sono aggiornati o non ci sono affatto. Questa è una questione che va assolutamente migliorata. Inoltre, i posti in più nelle Rsa sono una questione, ma non l’unica: migliorare il benessere della persona anziana che rimane in casa propria, potenziare i centri diurni e l’assistenza domiciliare a carico dello Stato è altrettanto fondamentale.

La legge 104/92 sul sostegno ai caregiver familiari può aiutare ad alleviare il peso della cura a carico delle famiglie?

Diciamo che la legge fa un primo passo avanti, riconoscendo il peso del carico familiare, ma al momento è una botte che va riempita. Chi si prende cura di un parente non autosufficiente spesso lascia il lavoro o trasforma il tempo pieno in part-time, quindi a fine carriera sarà un anziano con una pensione bassa, che non può pagare la retta di una Rsa, creando nuovi poveri. Sarebbe importante che ai caregiver, soprattutto donne, venissero riconosciuti almeno i contributi previdenziali.

Persone con demenze o Alzheimer sono un capitolo a parte nella questione della cura, sembra sottovalutato, ma estremamente impattante sulle famiglie.

Le sezioni ad alta protezione Alzheimer, reparti temporanei pensati per dare sollievo alle famiglie di malati di Alzheimer difficili da gestire a casa, sono soppresse dal gennaio 2025. Sul tema rette nelle Rsa, è ancora tutto molto nebuloso, tra ricorsi in tribunale e sentenze della Corte di Cassazione che riconoscono in alcuni casi la prevalenza della cura sanitaria sulla retta alberghiera, con il pagamento intero della stessa da parte del Sistema sanitario nazionale. Su questo la Regione Veneto ha inviato una richiesta di chiarimento alla conferenza Stato-Regioni, per evidenti motivi di tenuta dei conti sanitari. Per quanto riguarda, poi, la questione dell’impegnativa, che copre una parte della retta, le commissioni mediche sono molto restrittive, magari riconoscono l’invalidità ai sensi della legge 104, che dà diritto ad agevolazioni, ma no grandi priorità nell’accesso alle Rsa, né diritto al riconoscimento della componente sanitaria della retta. Solo il riconoscimento dell’invalidità civile dà diritto all’accompagnatoria e all’impegnativa per la casa di riposo. In ogni caso, se si pensa che la delibera della commissione medica sia ingiusta, si può fare ricorso, è un servizio di supporto che svolge anche il nostro patronato.

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