Dentro ai conflitti in modo “disarmato e disarmante”, la riflessione di don Bignami al “Dies academicus”

Una pace “disarmata e disarmante” non è un semplice slogan, ma “un modo di stare dentro i conflitti”, per risolverli in un altro modo, rispetto alla cultura di oggi, imbevuta di “mentalità bellica”. L’invito è arrivato, giovedì 18 dicembre, da don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i Problemi sociali e il Lavoro della Conferenza episcopale italiana, intervenuto in occasione del “Dies academicus” dell’Istituto teologico interdiocesano Giuseppe Toniolo, della Scuola di formazione teologica della Diocesi di Treviso e dell’Istituto superiore di Scienze religiose Giovanni Paolo I. In apertura, l’attualità di una riflessione sulla pace è stata sottolineata dai vescovi di Treviso e Vittorio Veneto, Michele Tomasi e Riccardo Battocchio, dal preside della Facoltà teologica del Triveneto, don Maurizio Girolami, e dal direttore dell’Issr Giovanni Paolo I, don Michele Marcato, che ha presentato la serata.

Don Bignami, nel suo intervento, ha avuto come punto di riferimento la recente nota della Cei, intitolata “Educare a una pace disarmata e disarmante”, oltre che il messaggio di papa Leone XIV per la Giornata mondiale della Pace.

Oggi, ha esordito don Bignami, la pace può essere considerata, anche tra i cattolici, “un tema divisivo”, ma proprio per questo se ne deve parlare e deve essere oggetto di ricerca. È quello che fa la recente nota della Cei, collegando tale tema con la dimensione educativaper chiedersi “che cosa non va, se il grande annuncio di Dio sull’umanità diventa un problema?”.

Oggi, ha proseguito il relatore, la pace viene, al massimo, messa come punto d’arrivo, e per arrivarci anche la guerra e il riarmo posso essere visti come degli strumenti. “Papa Leone contesta radicalmente questa teoria, la pace è anzitutto una condizione, un bene da custodire”.

Don Bignami ha approfondito, anche dal punto di vista storico, la nozione di “guerra giusta”, che la recente teologia e magistero restringono in modo praticamente assoluto, lasciando uno stretto spazio solo per la legittima difesa.

Da qui, l’invito, che chiama in causa, in modo non secondario, la questione educativa, a superare la “logica binaria”. Ha confidato Bignami: “Di recente, sono stato a un congresso a Vilnius, in Lituania. Un docente ha spiegato che, sicuramente, tra dieci anni, ci sarà una guerra scatenata dalla Russia, e dobbiamo prepararci. Queste parole mi hanno colpito molto. Si rinuncia a priori a dialogo... se ho dieci anni per evitare una guerra non parlo con il nemico, non faccio nulla per evitarla?”. Fa parte di questa logica la corsa al riarmo, fingendo di dimenticare, ha fatto notare il relatore, che già oggi i Paesi Ue e Nato dell’Europa spendono, in armamenti, 718,9 miliardi di euro, contro i 461,6 della Russia. E la centralità della deterrenza, che è alla base, ancora oggi, delle relazioni internazionali, ma questo non toglie che sia una logica “semplicistica e regressiva”.

Don Bignami ha, a questo proposito, citato una frase di don Primo Mazzolari, del quale è grande conoscitore: “Se tu ti armi, io mi armo, e diventiamo bambini”. La logica della pace, disarmata e disarmante, invece, fugge dalle regressioni e dalle semplificazioni, per dare spazio alla fantasia, e alle relazioni, a partire dalla vita quotidiana.