venerdì, 07 novembre 2025
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Intervista al compositore Lorenzo Tomio: la musica adatta per ogni film

Ha mosso i primi passi con il gruppo Alcuni, prima di spostarsi a Roma, dove sono maggiori le possibilità di interagire con l’industria cinematografica. Recentemente gli è stato assegnato il primo Rota
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Ha toni pacati, spazi di silenzio e parole cercate con cura l’intervista a Lorenzo Tomio, 46enne trevigiano trapiantato (per ora) a Roma, compositore, chitarrista e sound designer. Cresciuto alla scuola dei “Cuccioli” del Gruppo Alcuni, è noto oggi al grande pubblico per lavori cinematografici e televisivi importanti come la serie tivù Tutto chiede salvezza, sulla fragilità e la sofferenza psichica, e il film L’invenzione di noi due, tratto dall'omonimo bestseller di Matteo Bussola, un viaggio delicato e intenso sull’amore. Nella motivazione con la quale gli è stato assegnato il premio nazionale Rota 2025, riconoscimento rivolto a compositori di colonne sonore che cerca di sostenere i talenti emergenti, c’è la sintesi del suo lavoro artistico: “Nel rapporto tra musica e immagini riesce a trascinare sonorità raramente presenti nella cosiddetta musica applicata, cavalcando territori fin qui poco battuti”.

“La musica - mi spiega - non è passivo sfondo di una azione che va in scena, ma parte attiva della narrazione. Non ha valore didascalico, piuttosto apre a scenari nuovi e diversi mondi possibili”.

Un percorso non chiaro fin da subito, quello che ha portato Lorenzo Tomio a diventare musicista e compositore talentuoso che si sperimenta oggi su svariati fronti, dal documentario al fantasy d’azione, creando musiche di scena per il teatro contemporaneo e la danza, colonne sonore per il cinema e la televisione e non disdegnando mai, anzi, l’esecuzione dal vivo. Cresciuto in una famiglia in cui ha respirato arte e innovazione, si laurea in Ingegneria informatica a Padova e nel contempo si diploma in chitarra dopo aver studiato all’istituto Manzato di Treviso. È in quegli anni che comincia a studiare composizione musicale e scrittura per immagini intuendo che questo percorso può interessarlo per davvero. “Ho messo le mani pasta e per diverso tempo ho collaborato con il Gruppo Alcuni – racconta -. Poi, nel 2012, ho deciso di spostarmi a Roma, il luogo per eccellenza di maggiore produzione artistica in Italia. Ho potuto così seguire dei percorsi di specializzazione e incrociare persone e opportunità”. Appena arrivato si iscrive a un corso di composizione di musica per film al Centro sperimentale di cinematografia, dove il docente principale è Ludovic Bource, premio Oscar per la musica di The Artist. “Lì ho conosciuto maestri fantastici come Sergio Bassetti, autore di un volume sulla musica nei lavori di Kubrick, o Federico Savina, fonico che ha lavorato tra gli altri con Rota, Morricone, Goldsmith, Leone, Antonioni, Fellini - racconta -. E incrociando professionisti del mondo del cinema, ho iniziato a costruire collaborazioni, opportunità, amicizie”. Partecipa a dei provini, ottime occasioni per entrare nel “mood” di un film, mettersi alla prova in vere competizioni che, però, qualificano il livello della proposta musicale.

“Lavorare nella composizione musicale è molto interessante, non solo perché richiede un’azione creativa continua e unica - riflette Lorenzo Tomio -; il compositore è autore di un film tanto quanto il regista e il suo contributo artistico nella definizione del racconto e dei contorni emozionali è essenziale”

“Poi il resto è storia, un percorso lungo oltre dieci anni di esperienze feconde, di relazioni che ne innestano di nuove e virtuose, di amicizie romane e non solo, di pensieri e intuizioni e studio e ricerca artistica”. Firma, tra gli altri, le musiche di Succede, teen drama generazionale di Francesca Mazzoleni, di Omicidio all’italiana, commedia grottesca di Maccio Capatonda, e soprattutto di Piuma, film di formazione fresco ed elegante, scritto e diretto da Roan Johnson presentato alla mostra del cinema di Venezia nel 2016. Compone per Dampyr, primo film dell’universo Bonelli, un fantasy-horror ambientato nei Balcani, e per la serie Netflix Tutto chiede salvezza di Francesco Bruni, tratta dall'omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, dove la sua musica accompagna il delicato racconto della salute mentale. In Mur, di Kasia Smutniak, documentario politico sul confine tra Polonia e Bielorussia, si propone di mettere in evidenza la tensione e l’umanità del racconto. Per Body Odyssey di Grazia Tricarico crea una colonna sonora elettronica e pulsante, grazie all'utilizzo di strumenti di nuova liuteria, che accompagna il viaggio distopico di una donna culturista che si prepara per l'ultima competizione. No more trouble, di Tommaso Romanelli è, invece, un documentario in cui il regista ripercorre attraverso i ricordi dei compagni di equipaggio, la vita del padre spezzata a un passo dal record sulla traversata atlantica.

“Lavorare nella composizione musicale è molto interessante, non solo perché richiede un’azione creativa continua e unica - riflette Lorenzo Tomio -; il compositore è autore di un film tanto quanto il regista e il suo contributo artistico nella definizione del racconto e dei suoi contorni emozionali è essenziale. La musica sposta gli scenari, apre nuove possibilità interpretative, offre punti di vista”. Per questo è fondamentale creare ambienti di scambio dove comprendere in profondità l’orientamento di una storia mettendosene a servizio, oltre la dinamica meramente tecnica. “E poi - prosegue - la musica è all’interno di una filiera che, come le altre parti di un film, ha un prima e un dopo. Per questo non si può mai perdere di vista l’insieme e il contesto, pur andando poi nella definizione del particolare”.

Serve studio, intuizione, esperienza, come frecce di un arco che punta all’obiettivo: narrare attraverso la musica. E serve tempo, quello necessario a scrivere e anche quello utile al riposo, perché, spiega Tomio, l’orecchio in fondo è un “muscolo” e se lo sovrastimoli, poi, dice basta. Quindi, necessita anche di silenzio. “I progetti arrivano nei modi più differenti: a volte sono coinvolto già nella fase di scrittura del copione, altre volte, invece, compongo con assoluta libertà, altre ancora quando è già pronto un pre-montato completo del film. Per me resta fondamentale giocare con i suoni e con i timbri, sperimentare modi nuovi o diversi di usare uno strumento o un suono”. Con alcuni registi ha costruito stima e, anche, amicizia: per esempio con Francesca Mazzoleni, regista e sceneggiatrice italiana, nata a Catania nel 1989, nota per il suo stile sensibile e attento alle tematiche sociali e giovanili. Oppure Kasia Smutniak, che lo ha chiamato per un nuovo progetto, ancora top secret, dopo aver apprezzato le sue composizioni in Mur, sul muro costruito al confine polacco attraversato dai profughi della rotta Balcanica.

Ma, ci tiene a sottolinearlo, Lorenzo Tomio è anche altro: collabora con la compagnia teatrale Muta Imago, con i quali nel 2022 ha vinto il premio Ubu per le migliori musiche originali in Ashes, ora con uno spettacolo Atomica, che sta per debuttare a Roma, ispirato allo scambio epistolare tra il filosofo tedesco Gunther Anders e Claude Eatherly, giovane meteorologo e aviatore texano che diede l’ok allo sgancio della bomba su Hiroshima nel 1945. Inoltre, ancora vent’anni fa, ha fondato con Filippo Perocco, compositore e direttore d’orchestra, L’Arsenale, che per dieci anni ha realizzato anche un festival in terra trevigiana. Attraverso un'indagine sempre attenta e curiosa dei vari luoghi del far musica, l’ensemble ha intrapreso fin dalla fondazione, un percorso di ricerca timbrica peculiare, esaltato da una scelta netta dell’organico (soprano, sax, chitarre, fisarmonica e pianoforte) e dei suoni accessori (synth, strumenti fatti in casa, elettronica low-fi). Grazie a questo e all’accesa collaborazione con numerosi compositori, il gruppo trevigiano ha sviluppato un proprio repertorio ottenendo anche il 25° premio della critica musicale Franco Abbiati, come migliore iniziativa per la diffusione della nuova musica.

Insomma, la versatilità di Lorenzo Tomio e la capacità di dare voce alle immagini con un linguaggio musicale personale e raffinato definisce oggi il suo stile che si distingue per l’uso di texture sonore, arpeggi sospesi, ambienti elettronici spesso in dialogo con ensemble strumentali o orchestre, e una scrittura che non invade la scena, ma la accompagna e la amplifica. E il suo approccio musicale, basato su ricerca e ascolto, continua a trovare spazio in progetti che valorizzano la qualità e la profondità espressiva.

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