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Enrico, il mendicante di Dio

Boccaccio nel Decamerone prende spunto da ciò che accadde a Treviso il mattino del 10 giugno 1315. Ma chi era Enrico? Veniva dal Tirolo; giunto a Treviso forse in cerca di lavoro, rimase vedovo e una volta sistemato il figlio si diede al vagabondaggio per le vie della città. Un barbone come tanti, diremmo noi. Ma quel mendicante non era uno che viveva alle spalle degli altri.

“C'era un tedesco a Treviso, chiamato Arrigo... Era da tutti ritenuto uomo di vita santissima e buona... e per questo motivo accadde, secondo ciò che affermano i trevigiani, che nell'ora della sua morte tutte le campane delle chiese di Treviso cominciarono a suonare senza che nessuno le tirasse...”. Chi narra questo episodio della vita del beato Enrico da Bolzano, non è un autore di storie di santi, bensì uno dei più grandi scrittori italiani, poco avvezzo a racconti edificanti: Giovanni Boccaccio. Una delle novelle del suo Decamerone prende spunto proprio da ciò che accadde a Treviso il mattino del 10 giugno 1315. Ma chi era Enrico? Veniva dal Tirolo; giunto a Treviso forse in cerca di lavoro, rimase vedovo e una volta sistemato il figlio si diede al vagabondaggio per le vie della città. Un barbone come tanti, diremmo noi. Ma quel mendicante non era uno che viveva alle spalle degli altri. Lui era un mendicante di... Dio. Lo cercava ogni giorno nella preghiera, partecipando alle varie messe nella città, fermandosi in raccoglimento davanti alle immagini sacre, magari perdendo il senso della realtà come quando sostò in preghiera sotto un acquazzone suscitando l'ilarità generale per poi lasciare tutti senza parole quando lo si vide tutto asciutto. Ciò che ogni giorno raccoglieva, mendicando, alla sera lo distribuiva ai più poveri, seduto sulla scalinata del Duomo di Treviso.

Il vescovo stesso, che più volte gli dava del denaro, vide che lo distribuiva ad altri bisognosi. Poco distante dalla cattedrale Enrico aveva una piccola stanza dove passava tante notti vegliando, e c'era chi diceva che parlasse da solo... ma c'erano altre voci che gli rispondevano. Cielo e terra si univano in quella cameretta. Una vita di preghiera, di penitenza e di carità fecero di Enrico ben più che il “santo della porta accanto”, perché alla sua morte si scatenarono... le “potenze celesti”! Le campane, che da sole suonarono a distesa, furono solo l'annuncio di giorni straordinari. Migliaia di persone si riversarono a Treviso da tutto il nord Italia. Accanto a quel corpo esposto e a lungo rimasto incorrotto, furono registrati oltre quattrocento guarigioni in pochi giorni. Tante volte Dio sceglie i più poveri per darci grandi doni.

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10/04/2025

Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...

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