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Giusto Pio: le corde dell'anima
Ricordo del musicista, morto domenica 12 febbraio a Castelfranco Veneto. Un eclettico, che accanto ad alcuni dei capolavori di musica leggera si dedicò alla composizione di musica sacra.

Stava terminando il suo Trittico, quando dichiarò in un’intervista rilasciata al nostro giornale: “Come uomo sono soddisfatto, era una mia necessità inoltrarmi in un certo clima”. La musica era proprio una “necessità” per Giusto Pio, il musicista e compositore castellano che si è spento all’alba di domenica 12 febbraio nella sua casa di Castelfranco.
Classe 1926, aveva studiato al Conservatorio di Venezia, per trent’anni era stato violinista nell’orchestra della Rai di Milano e proprio il suo tocco allo strumento aveva affascinato Franco Battiato, che lo volle come insegnante, coautore di musiche e arrangiamenti, direttore d’orchestra in numerosi dischi e molto spesso musicista nei tour. Nella sua carriera, Giusto Pio aveva poi collaborato con altri cantanti di successo, come Giuni Russo o Milva. Come autore, aveva anche co-firmato “Per Elisa”, il brano portato al successo al Festival di Sanremo da Alice.
Un eclettico, che accanto ad alcuni dei capolavori di musica leggera si dedicò alla composizione di musica sacra. Un’espressione che il maestro riteneva vuota: “Io posso solo definire la musica tecnicamente, non nello spirito. Ci sono certi monaci, poi, a cui basta una nota ripetuta all’infinito per immergersi nello spirito” affermava. D’altra parte, la genesi del suo Trittico (composizione di musica elettronica), Isaia, Beatitudini e Visione, scaturiva da un’intensa sete spirituale, che spinse il compositore a indagare alcuni aspetti della vita attraverso lo strumento della musica. “Le parole – ammetteva - non sempre riescono ad esprimere quello che vuoi interpretare: perdono il significato iniziale. Io, fortunatamente, mi esprimo con la musica”. Come avrebbe potuto esprimere diversamente, in Trittico, quell’incontro alienante con la sofferenza che le coscienze umane intorpidite non riescono a comprendere? O la speranza che proviene dalle Beatitudini? O la gloria e la maestà che si ritrova, ad esempio, fra i versi del Paradiso dantesco?
La stessa forte dimensione spirituale che aveva avvicinato Pio al repertorio sacro - fra le sue ultime composizioni va ricordata la “Missa Populi”, dedicata nel 1995 a Giovanni Paolo II - spiegava la forte passione del maestro per la montagna, il luogo dove affermava di provare emozioni mai sperimentate nella vita di tutti i giorni. La “Missa Populi” era stata suonata anche in Duomo a Castelfranco, come ricorda mons. Lino Cusinato, allora parroco, amico di famiglia, che ha concelebrato le esequie, martedì 14 febbraio, presenti gli amici musicisti Franco Battiato, Alice, Diego Basso, Rettore. Don Dionisio Salvadori, nell’omelia, ha ricordato l’uomo, “Giusto Pio, giusto e pio, che con i suoi talenti ha saputo lodare Dio creatore, allietare gli uomini, le sue creature e rendere più bella e onorata la nostra città. Tutti lo conosciamo come musicista, compositore e violinista di prestigio. Ma la sua bella personalità è emersa ancor più sul piano umano e spirituale. Uomo retto, di carattere un po’ schivo, incline più all’ascolto che alla parola, disponibile al dialogo e amico fedele, sensibile e buono. Molto attaccato alla moglie Maria che ha amato senza riserve fino a celebrare con lei le nozze di diamante. Rispettoso verso i figli e le loro scelte. Nelle sue esibizioni in Italia e nel mondo non è mai venuto meno al suo Credo cristiano, ha conservato la fede anche nel mondo dello spettacolo e della notorietà, fedele a se stesso e a Dio fino alla fine con una particolare devozione a Maria, la madre di Cristo”. “Diciamo che Giusto Pio ha suonato con perizia le corde del suo violino - ha aggiunto don Salvadori -, ma ha saputo muoverne anche altre, quelle dell’animo della gente per elevare cuori e menti a pensieri di sapienza umana e cristiana”.
Ed ha concluso: “La musica è una via di Dio, sua per arrivare a noi, pensiamo al dono della voce, ai suoni del Creato e nostra per arrivare a Lui. La musica non è solo un’arte, è un linguaggio universale che tutti capiscono. La stessa realtà celeste del Paradiso è spesso presentata nel Vangelo dentro un contesto di nozze con canti e melodie che portano l’uomo alla gioia, alla comunicazione, alla pace interiore e di gruppo. Ora Giusto Pio entra nel cielo, nella casa del Padre, palestra più prestigiosa di tutte le arti, musica compresa, là ci sono le più belle voci che nel corso della storia hanno cantato le opere di Dio e quella delle sue creature”.
Le ultime sue composizioni risalgono al 2011 con “Clandestino” e “Accoglienza”, due brani dedicati ai profughi che sbarcano a Lampedusa. Quasi il suo testamento, “frutto del suo animo fine e delicato. Messaggio chiaro e attuale anche per la comunità cristiana e la nostra città”.