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A Treviso “Casa Rotary Luce” per donne vittime di violenza. Il terzo alloggio in tre anni

Si chiama “Casa Luce” ed è la terza abitazione per donne vittime di violenza, frutto di una collaborazione che vede ancora insieme il Rotary club (in questo caso il Rotary Club Treviso), la Fondazione Maurocordato, il Centro antiviolenza - Telefono rosa di Treviso e la Diocesi di Treviso per un rinnovato impegno a fianco delle donne che hanno bisogno di un luogo di serenità per riprendere in mano la propria vita e i propri progetti

Silenzio e commozione hanno accolto i racconti dell’attrice Valeria Romano, che, con l’accompagnamento del musicista Enrico Palù, ha aperto, venerdì 20 giugno in Vescovado, la presentazione della nuova casa Rotary Luce, terza casa rifugio di seconda accoglienza per le donne vittime di violenza. Una platea attonita, ha ascoltato le storie di due donne vittime di violenza, raccolte dal Telefono rosa di Treviso, che dopo anni di vessazioni e soprusi, con l’aiuto e il sostegno del centro antiviolenza, e grazie anche alla presenza nel territorio trevigiano di luoghi in cui iniziare percorsi di uscita dalla violenza, sono riuscite a riprendere in mano la propria vita. Le storie fanno parte del libro “Voci dal silenzio”.

Dopo Casa Rotary e Casa Vanessa (dedicata a Vanessa Ballan, vittima di femminicidio), inaugurate rispettivamente nel 2023 e nel 2024, ecco Casa Luce, nata grazie alla donazione di un appartamento da parte della Diocesi di Treviso e alla collaborazione del Rotary club Treviso, della fondazione Opera Pia Maurocordato e del Centro antiviolenza Telefono rosa.

In una situazione difficile, in cui la violenza di genere non accenna a diminuire e coinvolge fasce sempre più giovani di popolazione, mentre strutture e risorse non bastano mai, ecco l’impegno di istituzioni e associazioni, realtà pubbliche e private a lavorare insieme, condividendo risorse e professionalità, per dare futuro, per riaccendere speranza.

Fino a oggi le case già in attività hanno permesso a 13 donne di allontanarsi dalle violenze e di trovare una indipendenza economica e abitativa. Queste case sicure, infatti, sono pensate per dare sei mesi di tempo alle donne che si allontanano da una situazione di violenza, per ricostruire la loro vita con un minimo di serenità, accompagnate dalle professioniste del Telefono rosa.

Nel 2024 il Centro antiviolenza Telefono rosa di Treviso ha seguito 370 donne, di cui 255 prese in carico per interrompere la violenza. La maggior parte di loro ha tra i 40 e i 50 anni e ha figli, minori o maggiorenni.

In questo contesto, i promotori dell’iniziativa hanno sottolineato l’importanza, per queste donne, di poter contare su un contesto che sostenga realmente il cambiamento, con casa, ascolto, relazioni sane e strumenti concreti per ripartire.

“Casa Luce - le parole di Maria Stella Di Bartolo, presidente del Centro antiviolenza - aiuterà a rilanciare la vita di donne che hanno riscoperto la forza di lottare per se stesse, sostenute e guidate dall’esperienza e dalla competenza del Cav Telefono Rosa, che le accompagnerà nel loro percorso, con un sostegno psicologico e sociale, spronandole al consolidamento della loro posizione lavorativa, fornendo loro gli strumenti ideali per la costruzione di un’alternativa di vita migliore, e per trovare la prospettiva giusta per lavorare sulla progettualità futura”.

Ruolo cruciale ha avuto il Rotary Club Treviso, come sottolineano il presidente, Cesare Calandri, e la presidente della “Commissione Casa Rotary”, Ombretta Toldo, che hanno spiegato così la scelta del nome di questa terza casa: “Un nome che simboleggia la forza interiore, la possibilità di rinascere e di riscoprirsi protagoniste della propria vita”.

Da Sergio Criveller, presidente di fondazione Opera Pia Maurocordato, ente filantropico fortemente impegnato nel sociale, inoltre, è arrivato l’appello ad aprire le tante case che oggi rimangono sfitte a progetti come questo, per il sostegno delle donne vittime di violenza, ma anche, ad esempio, per progetti di autonomia di persone con disabilità.

L’appello alla casa, giunto da più parti, è stato ripreso dal vescovo, Michele Tomasi che ha voluto ribadire che sì, servono le strutture e i servizi, ma soprattutto un cambiamento culturale e delle coscienze, perché certe cose non accadano più.

“Grato, ma non soddisfatto”, si è detto, infatti, mons. Tomasi. Dopo aver ringraziato il prefetto di Treviso, Angelo Sidoti, che “rappresenta tutte le nostre istituzioni pubbliche e la rete che riusciamo a creare per il bene comune”, il Vescovo ha ribadito che “non possiamo fermarci qui”, altrimenti “ci troveremo a rincorrere il drago cattivo, invece di fermarlo. Abbiamo bisogno di un cambiamento di pensiero e di coscienza, per renderci conto che nessuno è padrone di qualcun altro e che è proprio da questa violenza che nascono tutte le altre”.

Intervenuta alla presentazione, anche la consigliera regionale Sonia Brescacin, presidente della V Commissione per le Politiche sociosanitarie del Veneto, che ha ringraziato per l’iniziativa e ha ricordato l’impegno della Regione a tutela delle donne vittime di violenza e dei loro figli, e il valore della rete tra istituzioni e realtà territoriali.

Il saluto del Comune di Treviso l’ha portato l’assessora al Sociale, Gloria Tessarolo, presente all’incontro insieme al sindaco, Mario Conte. Tessarolo ha ribadito l’impegno, anche economico, del Comune nel contrasto alla violenza di genere, che si concretizza non solo nella presenza di servizi di emergenza, ma anche in campagne comunicative e di formazione per la Polizia locale, che potrebbe intercettare gli abusi, accanto a Carabinieri, Questura e al personale dei Pronto soccorso.

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