Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Intervista al maestro Andrea Marcon, dopo il concerto al festival di Bach a Lipsia



Un fragoroso continuo applauso. È la conclusione dell’articolo del quotidiano di Lipsia che ha recensito il concerto al Festival di Bach, tenuto domenica 15 giugno nella Nikolaikirche, davanti a duemila persone: “La Cetra Barockorchester & Vokalensemble Basel, sotto la direzione di Andrea Marcon, delizia i sensi con la Passione secondo Giovanni di Bach nella versione del 1725, raramente ascoltata”.
Il maestro Andrea Marcon è con noi al telefono, dopo anche il concerto d’organo alla Thomaskirche, la chiesa di Johannes Sebastian Bach, dove, tra l’altro, è anche sepolto. È in aeroporto in attesa di raggiungere Granada e dirigere la Messa in si minore di Bach, apertura del Festival della musica, per poi tornare a Basilea, dove insegna.
Marcon è ancora emozionato per l’accoglienza ricevuta. “In Germania capita che dopo la chiusura di una rappresentazione sacra e un attimo di silenzio, non parta l’applauso”. Qui l’intensa esecuzione di due ore della Johannes Passion ha convinto l’esigente pubblico tedesco, tanto da farlo alzare in piedi per l’applauso. Insieme al concerto d’organo della sera seguente, con anche due brani di Bach alla fine, “sono eventi che da bambino sogni, suonare Bach a casa sua, a Lipsia. Un traguardo della vita”. Un successo per nulla scontato per Andrea Marcon che ha iniziato a studiare musica nell’Istituto diocesano di Treviso, e già a 11 anni era voce bianca solista, sempre presente alle messe del vescovo Antonio Mistrorigo. A 14 anni, poi, era organista nella chiesa di San Pio X, l’anno dopo anche a San Vito, dai 16 ai 20 anni, organista nella Cattedrale, assieme a don Bruno Serena. Poi,la partenza per Basilea e l’inizio di una luminosa carriera, piena di successi in tutto il mondo. “Una necessità, quella di andare all’estero, anche per avere un confronto rispetto all’Italia, dove tutto, non ho timore di dirlo, è legato alla politica, e le motivazioni di una carriera sono spesso extra musicali, vanno al di là delle competenze”. 63 anni, residente a Santa Bona, a Treviso, si è diplomato al Conservatorio di Castelfranco. È direttore d’orchestra, clavicembalista e organista. “Di Bach mi sono nutrito fin da bambino, perché nella sua musica si trova conforto, sono sostenuto e arricchito da questa musica, per questo il legame anche affettivo con la città di Bach”. Sono per lui cinque giorni “bachiani”, tra Lipsia e Granada, “molto potenti, come mai mi è capitato in carriera”, una prova anche fisica tra spostamenti ed esecuzioni, che richiedono tanta concentrazione. In Germania il concerto è stato anche registrato dalla radio nazionale tedesca. Non una novità per lui, che conta, inoltre, ottanta cd con le etichette più prestigiose, due nomination ai Grammy di Los Angeles, il Premio Händel della città di Halle, dove l’autore è nato.
Il pubblico tedesco e spagnolo è composto da esperti di musica, “c’è una grande profondità di ascolto, in un religioso silenzio, come se stessero assistendo alla messa”. Anche per questo, la tensione per l’esecuzione è massima.
Non è facile che i sogni da bambino si concretizzino, è un messaggio anche per chi studia musica oggi: “È un percorso fatto di sacrifici, di disciplina, per nulla scontato - ribadisce -, non hai un riscontro subito, serve prepararsi come per scalare una montagna. Puoi studiare musica per un tuo arricchimento personale, come succede all’estero dove trovi medici o insegnanti che suonano benissimo uno strumento. Dovrebbe essere così anche in Italia, perché la musica ha lo stesso valore dello studio di Dante o Manzoni, i padri della letteratura. Studiare musica è anche legato alla socialità, al rispetto delle regole, perché, pur essendo presente, in un coro o in una orchestra, non vince mai il singolo, i solisti sanno come si «gioca» in gruppo”. In Germania tutti sanno leggere la musica, in Italia molto meno. Diverso, però, è il discorso se il giovane vuole che la musica sia la sua professione, e allora deve fare le scelte giuste, che significa, per tutti, andare a studiare all’estero, “imprenscindibile per imparare più lingue, prendere contatti, avere più opportunità, scuole dedicate sempre aperte. Come è fondamentale per i cantanti lirici venire in Italia”.
Gli impegni del maestro Marcon sono programmati per i prossimi tre anni... e il riposo è per studiare, per allargare il repertorio, “per potermi arricchire anche spiritualmente della musica, grazie alla bellezza di queste opere”.