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Mostre: a Treviso l'esposizione dedicata ai manifesti per il cinema di Roberto Casaro
Apre il prossimo 28 marzo in tre poli museali tra le quali la nuova sede del Museo nazionale collezione Salce, nell'ex chiesa di Santa Margherita, il complesso di San Gaetano e il museo civico di Santa Caterina
Nel mondo dell’arte c’è molta voglia di ripartire. Così musei, fondazioni, sedi espositive programmano l’apertura di nuove mostre, pur non sapendo quali conseguenze in termine di restrizioni porterà l’aumento dei positivi da Covid-19 in tutta Italia.
C’è molta attesa a Treviso dove dal 28 marzo apre al pubblico la nuova sede del Museo nazionale della Collezione Salce, nell’ex chiesa di Santa Margherita e nella medesima sede ma anche al Complesso di San Gaetano e al Museo Civico di Santa Caterina, inaugura la grandiosa mostra omaggio a Roberto Casaro, l’ultimo dei cartellonisti del cinema internazionale. Non utilizzando l’immagine fotografica di un personaggio o di una scena, ma disegnandola. Il tutto mentre il film era ancora in lavorazione, potendo solo contare su qualche fotografia di scena e su un formidabile intuito comunicativo. Una selezione di sue 300 opere (ma egli si è occupato di un migliaio di film) è esposta, appunto, al nuovo Museo Salce a Santa Margherita, alla sezione del San Gaetano e ai Musei Civici di Santa Caterina.
A curare la mostra sono Roberto Festi ed Eugenio Manzato, con la collaborazione di Maurizio Baroni: tre specialisti del settore, che hanno analizzato l’enorme archivio di Casaro (più di mille i manifesti e le locandine da lui realizzate), selezionando testimonianze di un percorso artistico durato cinquant’anni.
Il sodalizio di Casaro con il cinema inizia quando, ancora ragazzo, crea le grandi sagome, pezzi unici dipinti a mano, che venivano collocate all’ingresso del Cinema Teatro Garibaldi e del Cinema Esperia di Treviso. A 19 anni, nel 1954, parte per Roma dove trova lavoro nello studio di Augusto Favalli e dove rimane per circa un anno e mezzo imparando le tecniche e i “trucchi del mestiere”. Criminali contro il mondo (1955) è il suo primo manifesto ufficiale. Nel 1957, sempre a Roma, apre uno studio a proprio nome.
Artigiano di genio, sin dagli esordi Casaro misura la sua arte con quanto Cinecittà e il cinema internazionale andavano proponendo. Via via il suo stile conquista grandi registi e Hollywood: Jean-Jacques Annaud, Dario Argento, Marco Bellocchio, Ingmar Bergman, Bernardo Bertolucci, Luc Besson, John Boorman, Tinto Brass, Liliana Cavani, Francis Ford Coppola, Milos Forman, Costa-Gavras, Pietro Germi, Claude Lelouch, Ugo Liberatore, Sergio Leone, Sidney Lumet, Anthony Mann, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Alberto Sordi, John Sturges, Giuseppe Tornatore, François Truffaut, Carlo Vanzina, Carlo Verdone...
La mostra documenta 170 film e lo fa partendo dal “prodotto finito”, ovvero dai manifesti a due e quattro fogli, destinati alle sale cinematografiche o all’affissione. Sono oltre un centinaio i pezzi selezionati e restaurati per l’occasione, alcuni dei quali acquisiti per questa esposizione. I rari e introvabili fogli del decennio 1955-1965, mai apparsi in una mostra, presentano un artista in rapida formazione che, grazie al fertile ambiente romano – dove Cinecittà è in quegli anni una delle industrie più prolifiche – riesce a dare il meglio di sé in ogni genere: storico, peplum, commedia, noir e il nascente e dirompente fenomeno del “Western all’italiana”. Ed è sorprendente vedere accostati, nella grande “terrazza” del Santa Margherita, Trinità e Rambo o gli indimenticabili manifesti di capolavori quali I magnifici sette, C’era una volta in America, Amadeus, Il nome della rosa, Il tè nel deserto, L’ultimo imperatore. Nelle tre sedi della mostra è presente un inedito video, prodotto da FilmWork che, per flash, mostra al pubblico trailer e spezzoni di film dei quali Casaro ha curato il corredo iconografico e alcune sue riflessioni su un’invidiabile e per certi versi unica carriera professionale.
L’occasione per questa grande mostra è, come si diceva, offerta dall’apertura da parte del Mibact del nuovo Museo nazionale Collezione Salce nell’ex chiesa di Santa Margherita. Per oltre mezzo millennio questa chiesa è stata uno scrigno d’arte. Poi due secoli di totale abbandono. E adesso la rinascita come uno dei più interessanti nuovi musei italiani.
Gli oltre trecento pezzi presentati nelle tre esposizioni sono pubblicati nel prestigioso volume realizzato per questa mostra da Grafiche Antiga (pp. 412 in edizione monolingue italiana e inglese) e curato da Roberto Festi.