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Incontro Cinfindustria Cuamm: le possibilità del Piano Mattei

Africa, imprese e cooperazione

Un momento di confronto sulle sfide e le opportunità che il continente africano e il Piano Mattei offrono al sistema delle imprese italiane. Un dialogo aperto tra istituzioni, mondo produttivo e cooperazione internazionale per valorizzare le potenzialità dell’Africa e costruire, attraverso nuove partnership e investimenti sostenibili, un futuro di crescita condivisa. È quello offerto lunedì 10 novembre da Confindustria Veneto Est, insieme a Medici con l’Africa Cuamm, a palazzo Giacomelli, nell’incontro “Africa, imprese e cooperazione – Per costruire insieme il futuro”. Oltre alla padrona di casa Paola Carron, presidente di Confindustria Veneto Est, Cve, erano presenti don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, Ruggero Arico, delegato di Confindustria Assafrica & Mediterraneo, e, in collegamento, Fabio Massimo Ballerini, dirigente della Struttura di missione “Piano Mattei”.

Nel suo saluto, Gianmarco Russo, direttore di Cve, ha ricordato che “il futuro delle imprese italiane e quello dell’Africa possono e devono incontrarsi in una logica di collaborazione basata su valori condivisi, formazione e crescita sostenibile”.

Come ha sottolineato Paola Carron, “l’Africa è un continente giovane, pieno di energie e competenze, che non chiede assistenza, ma opportunità e rispetto. Insieme possiamo costruire una cooperazione fondata sulle persone, sulla formazione e sul lavoro”.

L’incontro ha evidenziato la solidità delle relazioni economiche tra Veneto e Africa e le prospettive aperte dal Piano Mattei. Un dialogo concreto per costruire relazioni durature e di valore tra impresa e cooperazione.

Dopo i primi nove Paesi africani coinvolti dal Piano Mattei, oggi c’è il coinvolgimento diretto di ormai quattordici Nazioni africane, con oltre un miliardo di euro di risorse già impegnate dall’Italia per progetti nel Continente africano. Tutti i relatori hanno sottolineato la necessità della collaborazione e di un sistema adattivo del progetto, perché le esigenze possono cambiare velocemente e, soprattutto, non esiste una unica Africa, ma tante “afriche”. “È prioritario l’ascolto dei bisogni dei Paesi - ha sottolineato don Carraro -. Penso, poi, alla possibilità di creare dei corridoi professionali. Noi abbiamo bisogno di figure di lavoratori, come ad esempio gli infermieri, che in Africa possono essere formate”.

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