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Duomo di San Donà: grande partecipazione per il centenario e la processione






Giornate di festa, non solo per la comunità parrocchiale del Duomo, ma anche per tutta la cittadinanza di San Donà di Piave, quelle che si sono succedute dal 15 fino a mercoledì 24 settembre. In occasione delle celebrazioni per il centenario della sua consacrazione, infatti, il vescovo di Treviso Michele Tomasi ha concesso al Duomo sandonatese di essere chiesa giubilare.
E momenti per gioire ce ne sono stati parecchi, a partire dalla partecipazione di fedeli giunti in pellegrinaggio dalle parrocchie e collaborazioni vicine del vicariato, che ogni giorno hanno animato e celebrato la messa feriale.
I festeggiamenti sono culminati venerdì 19 settembre, con una bella celebrazione solenne, animata dalla corale della parrocchia di San Giuseppe Lavoratore, nel giorno esatto del centenario della consacrazione della chiesa, ricostruita dopo la distruzione della Prima guerra mondiale.
La chiesa era gremita di fedeli ed erano presenti molti sacerdoti e consacrati originari di San Donà o che avevano prestato servizio in parrocchia negli anni scorsi; al termine c’è stato tempo e occasione per una semplice momento conviviale, che ha permesso alla comunità cristiana di condividere del tempo in gratuità e di riallacciare, rinsaldare e salutare vecchie e nuove conoscenze.
Centro delle celebrazioni è stata, poi, come di consueto, la tradizionale messa con la processione della Madonna del Colera, che si è svolta domenica 21 nel pomeriggio e che, per l’occasione, è stata presieduta dal vescovo di Treviso, Michele Tomasi.
La partecipazione è stata particolarmente numerosa: presenti i parroci (a partire dal parroco del Duomo, don Massimo Gallina) e molti altri sacerdoti della collaborazione pastorale e i salesiani dell’oratorio Don Bosco, gli ospiti del Piccolo rifugio, le associazioni, il sindaco, Alberto Teso, accompagnato da diversi consiglieri e altri rappresentanti dell’Amministrazione cittadina, e oltre duemila fedeli, che hanno partecipato alla processione sfilando per le vie cittadine, dietro la statua della Madonna del Rosario, recentemente restaurata e portata a spalla dai giovani scout del gruppo Agesci San Donà 1.
Il Vescovo, nella sua omelia, ha attualizzato il senso delle letture proclamate, affermando che “viviamo in tempi difficili e bui, tanta cattiveria si scatena intorno a noi e avvelena le nostre menti e i nostri cuori. Inimicizie, lotte senza pietà, guerre condotte senza umanità. Popoli interi, bambini, deboli e fragili colpiti e uccisi, torti crudeli e reciproci che crescono in spirali di violenza apparentemente senza fine, tutto questo ci accompagna quotidianamente, e ci lascia attoniti, afflitti dal senso dell’impotenza, ipnotizzati quasi dalla forza del male, bloccati dalla «globalizzazione dell’impotenza», come ha detto recentemente papa Leone XIV”.
“Se rimaniamo con Maria e con Giovanni sotto la Croce - ha continuato il Vescovo - se viviamo quell’immenso dolore senza scappare, senza fuggire altrove, se restiamo assieme al dolore del mondo, proprio qui riusciremo a ricevere il dono del Risorto, la speranza contro ogni speranza che ci salva e ci rinnova, che sazia la nostra fame di giustizia e la sete di felicità e di bene”.
Ha concluso mons. Tomasi: “Continuiamo a pregare per la pace, la concordia, la comunione. Preghiamo per la rinuncia, nostra e di tutti, a ogni strumento di violenza e di inimicizia, e continuiamo a confermarci gli uni gli altri, nella certezza che Dio vuole che ogni persona sia salva. Cerchiamo insieme la verità della nostra esistenza, cerchiamo con perseveranza tutto ciò che ci rende sempre più umani. Il Signore Gesù, fondamento, principio e modello di ogni umanità, ci accompagna e ci guida su questo cammino”.
Dopo la processione, nel tradizionale saluto alla città, il Vescovo ha affermato: “Abbiamo celebrato la solenne Eucaristia e siamo andati in processione per le vie della città, rispondendo ancora una volta alla chiamata che ci proviene da tempi antichi, dal voto fatto il 24 settembre 1855, quando fu accolta da tutti come un miracolo della Madonna, la fine improvvisa della tremenda epidemia di colera che aveva colpito queste terre. Questo appuntamento accompagna e scandisce la vita delle parrocchie, ma anche dell’intera comunità civile, portando noi tutti a ricordare, a riflettere, e anche a esprimere auspici per il presente e per il futuro. Non è secondario il fatto che quest’anno stiamo vivendo questo appuntamento come un evento del Giubileo della Speranza. Ho accolto con gioia e convinzione la richiesta di don Massimo Gallina di dare ufficialmente il carattere giubilare a queste giornate di incontro, di commemorazione, di festa. Quanto abbiamo ricevuto dai nostri padri e dalle nostre madri, come queste ricorrenze, ma soprattutto lo stile di attenzione e di cura reciproca imparati e praticati, diventa segno eloquente, dono di speranza vera, luce sicura, tanto più in tempi in cui sembra prevalere il buio”.
E ha rivolto l’invito alla città di San Donà e a tutti i suoi abitanti, di essere “una città accogliente e aperta, che continui a misurare il suo passo sui piccoli e sui fragili, che accolga e si prenda cura degli ammalati, degli anziani soli, dei profughi e di chi deve fuggire da tragedie epocali. Luogo di vita buona per le persone con diverse abilità, fratelli e sorelle che tanto amore hanno da donare e donano. Una città a misura delle giovani generazioni, dei bambini, dei ragazzi e delle ragazze, e soprattutto dei giovani, protagonisti di un presente che soltanto se accolto senza pregiudizi, accompagnato con fedeltà adulta, capito senza scorciatoie, potrà essere generativo di vita e di speranza anche per il futuro”. (Renzo Rossetto)