sabato, 03 maggio 2025
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In settecento per Prodi: "Ecco perché il lavoro è in crisi"

L'ex Presidente del Consiglio ha aperto l'appuntamento trevigiano spiegando perché il lavoro è oggi in crisi in Occidente, “attaccato” da globalizzazione e tecnologie. “L’Europa è come l’Italia del Rinascimento, incapace si rispondere alla scoperta dell’America e messa fuori gioco per secoli”. Alcune vie d’uscita: crescita, lotta alla disuguaglianza, scuola, “ma serve una politica forte”. Il Professore, davanti a quasi settecento persone, ha parlato a ruota libera di numerosi temi d’attualità.

“Pensate all’Italia durante il Rinascimento. Eravamo i primi in tutto: arte, tecnica, ingegneria… Poi è arrivata la prima globalizzazione, cioè la scoperta dell’America. Non eravamo attrezzati, per esempio l’Arsenale di Venezia non riusciva a costruire le grandi caravelle… E per quattro secoli l’Italia è sparita dalle carte geografiche. Oggi l’Europa è come l’Italia del Rinascimento. Gli Stati nazionali di oggi sono come i piccoli Stati italiani di ieri. E le attuali caravelle si chiamano Google, Amazon, Alibaba… Sono tutte cinesi o americane. Capite il rischio che sta correndo l’Europa?”. E’ una delle immagini più efficaci usate dall’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea Romano Prodi, ospite lunedì scorso all’auditorium san Pio X nella prima serata della trentunesima Settimana sociale dei cattolici trevigiani, promossa dal settimanale “La vita del popolo”, dall’Azione cattolica e dall’Ufficio diocesano di Pastorale sociale, e intitolata “Lavoro dell’uomo e per l’uomo”.

Prodi ha affrontato il tema “Il lavoro che cambia: le nuove sfide per la società e le istituzioni”, ha ma ha anche parlato a ruota libera di numerosi temi d’attualità, di fronte a quasi settecento persone, molte delle quali rimaste in piedi.

Proprio globalizzazione e lo sviluppo delle tecnologie, entrambi fenomeni presenti nella metafora delle caravelle, sono secondo Prodi gli elementi che “hanno messo in crisi il lavoro oggi in Occidente. Da una parte si è assistito ad una nuova concorrenza di tre miliardi di persone. Dall’altra, e questa è la parte più delicata, assistiamo ad una rivoluzione tecnologica che distrugge un’enormità di posti di lavoro. Le altre rivoluzioni industriali, in passato, hanno distrutto posti di lavoro ma poi ne hanno creati molti di più. Invece l’attuale rivoluzione cancella posti di lavoro e ne crea molto lentamente. Inoltre, a questi due fattori, si aggiunge una sempre più ineguale distribuzione del reddito. Si può uscirne solo con una crescita solida”, suscitata da una guida politica forte. In effetti, secondo il Professore, “la crescente diseguaglianza nasce dalle scelte della Thatcher e di Reagan negli anni ‘80. All’epoca si teorizzò anzi che la diseguaglianza era un bene e noi ormai ci siamo abituati a tale fenomeno, nessuno protesta più”.

“Fino ad oggi pareva che la Germania fosse diversa rispetto agli altri Paesi, dove i partiti tradizionali sono entrati in crisi. In occasione delle elezioni di domenica abbiamo visto che questa diversità si è incrinata”. Riflettendo sul voto in Germania, Prodi ha aggiunto: “C’è in giro un desiderio enorme di autorità: in Cina, nella Russia di Putin, nelle Filippine, la vittoria di Trump è figlia di questo desiderio di autorità, la gente vuole affidare a qualcuno le proprie paure”.

L’ex Presidente del Consiglio ha parlato anche dei recenti scandali bancari, soprattutto in riferimento al Veneto (“Fatti gravissimi, ma in Italia si è stati lenti ad intervenire, rispetto a quanto accaduto in Germania e Spagna”), sulla possibile introduzione del reddito di cittadinanza (“E’ uno strumento da usare in modo mirato, incoraggiando ad esempio corsi di formazione e aggiornamento professionale. Ma è anche dovere di uno Stato andare incontro alle categorie rimaste indietro, più sfavorite”), sulla reintroduzione di un servizio civile obbligatorio (“Per uomini e donne, di qualche mese. La vedo come una cosa indispensabile per costruire elementi di solidarietà, una qualche forma di legame tra giovani e paese”), sull’immigrazione (che in prospettiva va collegata “al terribile crollo demografico del nostro paese”), sul referendum per l’autonomia del Veneto e della Lombardia (“Penso anche a Catalogna e Scozia… E’ curioso il fatto che a volere l’autonomia sono sempre le regioni ricche. Certo andrebbero ripensate le competenze, ad esempio a mio avviso le Regioni dovrebbero gestire la scuola dell’obbligo, ma non condivido l’autonomia di chi vuole tenersi i soldi”).

“Papa Francesco è diventato un punto di riferimento impressionante, per i cattolici e non solo. Dice le cose in un modo talmente diretto!”. L’ex Presidente del Consiglio ha sottolineato l’importanza dei recenti pronunciamenti del Papa sul lavoro  come “dimensione fondamentale” per la persona e per la società, pur non nascondendo che quello del Papa è un messaggio controcorrente rispetto alle attuali ideologie dominanti. Rispetto ad una supposta freddezza del mondo cattolico, parrocchie ed associazioni rispetto al tema del lavoro, Prodi ha affermato di vedere invece una ripresa di attenzione: “Vedo più ascolto e vivacità sul tema del lavoro proprio dentro all’universo cattolico, rispetto ad altri ambienti. Ed è importante che si continuino a ribadire i valori di riferimento”.

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