sabato, 03 maggio 2025
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Nuovo Dpcm, la protesta delle categorie economiche: "Colpo di grazia in pratica è un lockdown"

Scendono in piazza oggi alle 18 a Treviso, Fipe e Confcommercio Treviso. Duro commento di Mario Pozza: "La decisione di chiudere alle 18 i ristoranti ed i bar è il colpo di grazia definitivo ad un settore che era già stato messo duramente alla prova dal primo lockdown, ma aveva saputo reagire con dignità e coraggio. Il Governo dovrà assumersi la responsabilità di una scelta che porterà alla chiusura di attività storiche facendo rimanere senza lavoro moltissime persone".

Uniti, per una "protesta netta e forte" contro il nuovo semilockdown, anche se pacifica e distanziata. Scendono in piazza oggi alle 18 a Treviso, Fipe e Confcommercio Treviso. “Questa seconda mazzata – ribadiscono Federico Capraro per Ascom-Confcommercio e Dania Sartorato per Fipe - decreta il fallimento di molte delle nostre imprese e la perdita di lavoro per migliaia di dipendenti. A rimetterci, non solo bar e ristoranti ma anche il commercio e le città, tutte, a cominciare da Treviso. Ci stanno sottraendo, per decreto, lavoro, reddito, cultura e vita sociale. Rischiano di chiudere per sempre imprese leggendarie che hanno fatto la storia di Treviso. La strada dell’autonomia decisionale da parte delle Regioni è l’unica possibile, con chiusure mirate, provvedimenti basati su evidenze scientifiche e dati sanitari epidemiologici. Nel Nord si sono già create situazioni differenziate con chiusure posticipate rispetto al decreto in Trentino Alto Adige. Diciamo no alle chiusure generalizzate, no agli assembramenti, si ai controlli e alle misure di prevenzione. La politica del cerchiobottismo non regge, servono dialogo istituzionale, autonomia dei territori e collaborazione stretta con la scienza. Per non morire di #Covid19 #ore18PiazzadeiSignori #ConfcommercioTrevisocè#". Per Capraro, "il buon senso e la responsabilità individuale ed imprenditoriale evidentemente non bastano. Nemmeno il merito. La tregua estiva avrebbe dovuto consentire di emanare tutti i provvedimenti necessari per preparare una ripartenza libera da tasse e burocrazia, restituire incentivi risorse a fondo perduto alle imprese che hanno sopportato il sacrificio e dimostrato di sapersi adeguare alle norme di prevenzione. Siamo di fronte ad uno stop&go privo di senso che mette in ginocchio ancora una volta uno dei settori trainanti del terziario, migliaia di lavoratori e famiglie e crea disuguaglianze sociali. Non ci accontentiamo delle promesse: vogliamo subito indennizzi sicuri, immediati e proporzionati alle perdite. Subito un piano di ripartenza che metta si al centro la salute pubblica, ma anche l’impresa. Le nostre imprese non possono morire di #Covid19".

Pozza: "E' lockdown di fatto"

Ma la protesta è di tutte le categorie economiche, come esprime in un duro comunicato il presidente di Unioncamere del Veneto e della Camera di Commercio di Treviso-Belluno, Mario Pozza: "La decisione di chiudere alle 18 i ristoranti ed i bar è il colpo di grazia definitivo ad un settore che era già stato messo duramente alla prova dal primo lockdown, ma aveva saputo reagire con dignità e coraggio. Il Governo dovrà assumersi la responsabilità di una scelta che porterà alla chiusura di attività storiche facendo rimanere senza lavoro moltissime persone".

Prosegue Pozza: "Quello della ristorazione non è l'unico settore danneggiato, ma pensiamo alla cultura con la chiusura dei teatri. Non si possono spegnere le luci della cultura in un momento tanto difficile per il Paese facendo ricadere il peso di una mancata capacità di gestione sulle istituzioni culturali che in Veneto nella maggior parte dei casi sono virtuose e penso al Teatro Stabile". Nei mesi scorsi "il Governo si è ripetutamente lodato per la gestione della pandemia non intervenendo sul trasporto pubblico locale con investimenti ed un piano ad hoc. Oggi abbiamo tutti negli occhi le immagini di treni, tram e metropolitane piene di gente con altissimo rischio contagio. In questi mesi non si è fatto nulla come sulla questione dei tamponi. Oggi le persone sono costrette a fare ore di fila per farli perchè il Governo sta discutendo da settimane se concedere a medici di base e farmacisti la possibilità di effettuarli o meno. Il risultato è che così si creano danni enorme alle imprese che hanno personale in fila a fare i tamponi diminuendo la produttività in un momento in cui non possiamo permetterci di perdere ordinativi e commesse".

Prosegue il presidente di Uniocamere: "Si tratta di un decreto che fa pagare il conto delle incapacità gestionali del Governo ai settori già citati di cultura e ristorazione, ma anche a palestre, piscine, centri termali che in questi mesi hanno dimostrato una rigorosa attenzione ai protocolli e comportamenti ineccepibili. Oggi, però, nonostante abbiano fatto i compiti per casa alla perfezione gli viene chiesto di chiudere. La chiusura serale non tiene conto delle istanze delle attività di ristorazione e dei cambiamenti delle abitudini delle persone. Infatti negli ultimi anni a causa della velocità del vissuto quotidiano e lavorativo la cena è divenuto il pasto principale e per i ristoranti, quindi, tra le entrate principali. Il Governo togliendo questa entrata praticamente mette in rosso i bilanci dei ristorantino per decreto".

Conclude Pozza: "Il Governo non vuole chiamarlo lockdown ma lo è nei fatti e sopratutto rischia di essere un lockdown psicologico per il clima di allarme e paura costante che congela i consumi. E questo è un rischio enorme per il sistema economico. Mi dispiace che le Regioni ovvero la voce dei territori non siano state ascoltate perché è un segnale negativo preoccupante. Mi auguro che la prossima puntata non sia la chiusura delle attività produttive perché così si chiude l'Italia".

Confagricoltura:profondamente preoccupati

«Non posso nascondere che le misure di contrasto alla diffusione del Covid-19 presenti nel nuovo DPCM varato dal Governo ci preoccupano profondamente» commenta Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, Presidente di Confagricoltura Treviso. «Quello che appare sempre più chiaro in queste ultime settimane è che l’Esecutivo si sia fatto trovare nuovamente impreparato, e che non stia affrontando questa seconda ondata – ampiamente anticipata nei mesi precedenti - seguendo un piano ben definito: quello che ne consegue sono una serie di norme e prescrizioni non equilibrate».

«Il mondo agricolo trevigiano rischia di subire gravissime perdite, ad esempio, dalla chiusura generalizzata delle attività di ristorazione, anticipata alle ore 18. Il canale Ho.Re.Ca. rappresenta uno dei principali sbocchi commerciali per le imprese del nostro territorio, ed una decisione come questa non potrà che pesare ancora di più su fatturati già gravati da perdite di oltre il 30% maturate durante il primo lockdown. Lo dico chiaramente: alcune aziende del nostro settore potrebbero avere difficoltà a superare il 2020. Questo ci fa rabbia, soprattutto se consideriamo i segnali veramente positivi registrati nell’ultimo periodo, culminato con l’entrata in commercio del Prosecco Rosé, che ci dava grandi speranze».

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