martedì, 10 dicembre 2024
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I Domenica di Avvento: Gesù, una promessa di vita

Quello verso la Nascita è un cammino compiuto insieme, di responsabilità e di testimonianza

In questo tempo di Avvento, di cammino verso una Nascita, seguirò passo passo l’itinerario elaborato insieme ai gruppi liturgici e ai catechisti della Collaborazione Pastorale di Breda e Maserada. Ringraziandoli per il loro lavoro, continuo a stupirmi di quanto sia ricco ciò che avviene quando condividiamo insieme l’ascolto della Parola di Dio e l’impegno per le nostre comunità.

Il tempo di Avvento è tempo che apre a una promessa: promessa di vita che è offerta dalla vita stessa di Gesù, Dio-salva. Attendere la sua venuta si fonda sul fatto che egli è già venuto, è nato, è vissuto, ha agito, ha già donato la sua vita perché la promessa di Dio si possa compiere per ogni uomo e donna sulla terra, e per l’intera creazione. Di domenica in domenica saremo accompagnati, grazie ai testi del Vangelo secondo Luca, nostra guida in tutto quest’anno liturgico, a scoprire le caratteristiche di questa vita che ci viene promessa: Gesù continua a venire oggi ad incontrarci, seme della vita di Dio gettato nelle profondità della nostra esistenza e della storia del mondo. Seme che muore per germogliare e portar frutto, in ogni uomo e donna, in ogni vicenda della storia. Chiediamo di vegliare per riconoscerne la presenza, il germoglio, i frutti, e per lasciarci stupire con gioia quando verrà alla fine a dar compimento pieno al nostro cammino dietro a lui, nella Pasqua nostra e del mondo intero.

Il testo che apre il cammino di quest’anno liturgico all’inizio d’Avvento è la ripresa quasi letterale di quanto avevamo già ascoltato due domeniche fa, a conclusione del precedente percorso (Mc 13,24-32). E’ la dinamica della proposta liturgica, una spirale che riprende e man mano rilancia in avanti quanto ci è stato in precedenza offerto.

Rialzarsi

Riprendiamo quindi dall’annuncio “del fine rivelato nella fine”: le spaventose tragedie della storia non sono l’ultima parola sul mondo, le nubi tempestose si apriranno per far spazio alla «venuta del Figlio dell’Uomo, con grande potenza e gloria». A differenza di chi sente il fiato strappato dall’angoscia per «ciò che dovrà accadere», che si curva su se stesso oppresso dal terrore, i discepoli sono invitati, invece, a «raddrizzarsi», risollevarsi dalle persecuzioni che li avevano oppressi e schiacciati (Lc 21,12-17). Sono chiamati a stare «a testa alta», perché si sta «avvicinando» il loro liberatore. E’ liberazione di salvezza, è la liberazione donata alla donna che il male teneva curvata e che «si raddrizza glorificando Dio», riconoscendo quel che Dio sta compiendo per lei e con lei (Lc 13,10-16).

Stare faccia a faccia con Colui che viene

Il brano proposto prosegue però con un avvertimento: attenti a non essere voi stessi a “piegarvi”, appesantendovi per la “mentalità intossicante” di questo mondo. Altrimenti sarete anche voi «sorpresi», «presi in trappola» da quanto va accadendo. Un atteggiamento «vigilante» sostenuto da una «preghiera in ogni momento opportuno» renderà capaci di non rimanere schiacciati dagli avvenimenti, ma di «comparire davanti al Figlio dell’Uomo». Quest’ultima immagine evoca una postura piena di dignità e di fierezza, che riconosce finalmente viso a viso colui che è venuto per me, Dio-salva, Gesù, venuto per donarmi donarci una vita liberata da ogni male di morte.

Lasciarci liberare la vita

Torniamo ad ascoltare anche noi queste parole, così lontane nel tempo, così vicine e necessarie per la nostra fede e per la nostra speranza. Nelle «tribolazioni» che opprimono l’umanità siamo chiamati a non lasciarci «strappare il fiato» neppure dalle persecuzioni, neppure dal terrore e dall’angoscia. Facile dirlo, finché non ci sentiamo toccati da quanto va accadendo. Eppure, una volta ancora, si tratta di una scelta di fede: scegliere di accogliere lo Spirito Santo che non ci libera dalla tribolazione, ma fin nella tribolazione ci libera il cuore da oppressione e depressione, da angoscia e terrore. Scegliere di lasciarci raddrizzare nella dignità e nella libertà profonda che ci viene donata da «colui che viene» e che continua a venire, fino al compimento della Pasqua del mondo. Scegliere di farlo personalmente, ma non da soli: il cammino verso la Nascita è cammino compiuto insieme, sostenendoci a vicenda. E’ anche cammino di responsabilità: in un mondo di avvenimenti che ci preoccupano profondamente e che tanto ci sovrastano, scegliere di lasciarci rialzare è scelta di coraggio e di speranza. E’ scelta di testimonianza, con uno stile di vita capace di preghiera e di veglia, di occhi e di cuori in grado di distinguere Colui che viene, già oggi, già qui, a donare liberazione e dignità a ogni uomo e donna sulla terra.

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