giovedì, 20 novembre 2025
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Una lente sul carcere

Le cappellanie hanno presentato ai Vescovi la situazione delle carceri trivenete

Sono numeri impressionanti, quelli presentati dai rappresentanti delle cappellanie carcerarie dei Triveneto ai Vescovi, in un incontro ad Aquileia.

Nelle 17 strutture penitenziarie presenti tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, al momento, sono ristrette 3.912 persone su una capienza regolamentare di 2.857 posti, con un sovraffollamento del 137% (superiore alla media nazionale del 121%). Le situazioni più critiche riguardano Verona (186%), Treviso (181%), Venezia maschile (163%) e Trieste (151%). Tragica la situazione al minorile di Treviso, che, in attesa dell’apertura di Rovigo, raggiunge il 200% di sovraffollamento.

L’analisi si è spinta oltre: importante la presenza di persone straniere: il 52% dei detenuti è straniero. Le provenienze principali sono Marocco, Albania, Romania, Tunisia, Nigeria. I detenuti del Triveneto rappresentano il 7,6% del totale nazionale, ma gli stranieri detenuti sono il 10,1% di tutti gli stranieri ristretti in Italia.

Il 70% dei detenuti, inoltre, ha già una sentenza definitiva, il 20% è in attesa del primo giudizio, il 10% in fase di appello.

Uno dei dati più allarmanti sulle persone detenute riguarda le dipendenze e la salute mentale: almeno 8 detenuti su 10 che entrano in carcere hanno problemi di dipendenze da sostanze, alcol o gioco d’azzardo. Tra i più giovani si diffonde l’uso improprio di farmaci assunti in modo non terapeutico. Il 10% presenta malattie psichiatriche certificate, mentre il 30% soffre di disturbi della personalità (borderline, antisociale, narcisistico).

Per quanto riguarda, invece, il personale, nelle carceri del Triveneto lavorano 2.445 dipendenti, di cui 2.171 appartenenti alla Polizia penitenziaria. Nonostante le numerose assunzioni degli ultimi anni, permane una carenza cronica di effettivi di circa il 10%.

Le cappellanie carcerarie portano sostegno ai detenuti in tanti modi diversi, per cui l’annuncio della fede è solo una tra le attività, che comprendono momenti di ascolto, vicinanza e soddisfacimento di bisogni primari, come vestiti o aiuto economico, il mantenimento dei contatti con le famiglie o l’accompagnamento durante i permessi premio.

Guardando, poi, al dopo carcere, molte realtà ecclesiali si rendono disponibili ad accogliere persone in misure alternative attraverso affidamento in prova, semilibertà, lavori di pubblica utilità.

Durante l’incontro si è discusso di come potenziare il lavoro fin qui svolto, promuovendo sinergie e la disponibilità di enti ecclesiali, parrocchie, famiglie religiose o privati ad accogliere persone in misura alternativa o reinserimento post-detenzione, accompagnando e sostenendo sempre più l’attivazione delle misure alternative al carcere, intensificando le collaborazioni con le Caritas e sensibilizzando la comunità civile ai temi che riguardano il carcere, per superare isolamento e stigmi.

Per il 2026 la proposta, infine, di un incontro, promosso dalle cappellanie, tra i Vescovi del Triveneto e i direttori degli istituti dell’area, per costruire o rafforzare la collaborazione, attraverso un dialogo non centrato sui limiti della realtà carceraria, ma orientato a creare insieme strategie per parlare ai territori e ridurre l’isolamento del carcere dalle comunità, la proposta di un tavolo comune per affrontare questioni nodali (come il riconoscimento istituzionale non solo dei singoli cappellani ma delle équipe pastorali) e l’offerta di una collaborazione molto concreta per mitigare le criticità nel trovare accoglienze esterne, possibilità lavorative, occasioni di formazione professionale e lavori di pubblica utilità.

Toccati anche i temi del tempo della pena come un periodo rieducativo e formativo, della giustizia riparativa, del rapporto tra esigenze di sicurezza ed esercizio di giustizia, della particolare realtà del carcere minorile. I Vescovi, in conclusione, hanno incoraggiato e sostenuto, con gratitudine, l’attività dei cappellani delle carceri e dei loro collaboratori nelle cappellanie.

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