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Voci di dentro e voci di fuori: scuole e Ipm insieme

Il 5 giugno con una “festa” all’Istituto penale minorile si è conclusa la 22ª edizione del progetto “Voci di dentro e voci di fuori”. Due classi quarte (Duca degli Abruzzi e Giorgi) hanno trascorso la giornata insieme agli studenti dell’Ipm, raccontando a una platea di autorità e associazioni il lavoro creativo svolto durante l’anno scolastico sul tema delle emozioni. Amore, rabbia, malinconia, felicità, pregiudizio e altre sono state al centro di riflessioni, poesia e canzoni rap. “Con questo progetto si è creata una comunità educante che va riscoperta, bisogna trovarle casa in tutti gli spazi della nostra società”, spiega con visibile commozione la direttrice dell’Ipm, Barbara Fontana.
Sono “solo” ragazzi
A vederli così, da fuori, non si distinguono: sono vestiti con capi d’abbigliamento simili, simili sono le posture e le chiacchiere circolano tra di loro senza barriere. I ragazzi di fuori e i ragazzi di dentro, in tutti questi mesi, hanno trovato terreni di confronto comuni e riaccorciato le distanze che li vedono, di fatto, sempre coetanei. E si somigliano molto anche nel modo in cui salgono sul palco: con lo sguardo basso, a volte nascondendosi dietro al foglio che devono leggere, prendendo un bel respiro prima di iniziare e fuggendo dall’applauso, quasi imbarazzati all’idea di prenderselo. Eppure quell’applauso, soprattutto i ragazzi di dentro, lo hanno aspettato per tanto, tantissimo tempo. “Questa mattina c’era tensione tra i ragazzi, perché la voglia di fare bene era tanta”, spiega Kento, rapper che in questi mesi ha affiancato i ragazzi di dentro nell’elaborare in poesia e canzoni i loro pensieri e le loro emozioni. “Hanno provato molto e hanno atteso questa giornata per lunghissimo tempo. La maggior parte di loro non si è mai esibita davanti a un pubblico: oggi invece ci sono autorità, volontari, coetanei... ragazze! Tutto quello che avete ascoltato stamattina è materiale loro, hanno un livello di scrittura molto buono e hanno limato ogni verso con grande cura. All’inizio erano molto chiusi, ma grazie alla scrittura hanno tolto la loro corazza”. Questo specifico progetto è curato da Cco - Crisi come opportunità, una realtà presente in molti istituti minorili italiani (da maggio 2024 anche a Treviso) dove conduce laboratori di formazione e sensibilizzazione di giovani e comunità locali attraverso l’uso dell’arte, in tutte le sue forme: teatro, rap, sceneggiatura, fotografia e cinema.
Successo della comunità educante
“Il progetto «Voci di dentro, voci di fuori» ha lasciato un’impronta indelebile nella nostra vita”, scrivono gli studenti del Giorgi in una lettera indirizzata ai compagni dell’Ipm e letta durante la mattinata; “ai ragazzi che hanno condiviso con noi le loro storie e le loro emozioni, vorremmo dire grazie per la vostra fiducia e la vostra apertura. Le vostre voci sono state un dono prezioso per noi e ci hanno aiutato a vedere il mondo da una prospettiva diversa”. Tutto questo, però, è stato reso possibile da una fattiva e attenta collaborazione tra Ipm, Csv e istituti scolastici, compreso il Cpia Manzi, supportati sempre da volontari di diverse realtà del territorio, che nel corso dell’anno hanno svolto attività con i ragazzi, dentro e fuori. Per questo la direttrice del Minorile ha parlato di “comunità educante”: si è formato un gruppo di adulti coeso, attento, premuroso, grazie al quale si sono potute fare “grandi cose”. Una scuola capace di essere “affettuosa”, come la definisce la professoressa di italiano del Cpia, Titti Bonetti, e uomini in divisa capaci di dimostrare “altro oltre al senso del dovere, una voglia di regalare momenti di bellezza e sollievo”, spiega la direttrice Fontana.
Una bella notizia improvvisa
Durante la mattinata, all’improvviso la scaletta s’interrompe: Kento, il presentatore, bisbiglia con il comandante. “Scusate ma abbiamo appena ricevuto una notizia”, dice poi alla platea, “Qual è la cosa più bella che può succedere a un ragazzo in carcere? È libero!”. Scattano applausi, cori, risate, pacche sulle spalle di questo ragazzo che non riesce a trattenere il rossore dell’emozione. I compagni lo acciuffano tutti insieme e lo lanciano letteralmente in aria, come una rockstar. “Era nell’aria - spiega poi il comandante a margine -, eravamo in attesa di sapere quale comunità lo avrebbe accolto”. Una partenza salutata da grandi abbracci del ragazzo a tutte le persone che sono state il suo mondo: professori, direttrice, volontari. Nonostante la bella notizia, purtroppo, l’istituto resta troppo affollato: l’Ipm trevigiano ha ufficialmente 15 posti letto ma spesso accoglie una ventina di ragazzi, con punte fino a 24 giovani.