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Rifiuti: obiettivo aggiustare, riutilizzare, scambiare, invece di gettare via

Nel 2024, secondo i dati Ispra, il Veneto non è più la Regione più abile nella raccolta, superata dall’Emilia Romagna. Rimane, tuttavia, virtuosa nella differenziata, anche se sono in aumento i chili di rifiuti prodotti pro capite e, ancora, l’incapacità di differenziare bene
22/12/2025

Il Centro nazionale dei rifiuti e dell’Economia circolare di Ispra ha parlato: dal 2024 il Veneto non è più la regione più abile nella raccolta dei rifiuti. Lo scarto con l’Emilia Romagna, che sale sulla vetta del podio, è relativamente piccolo: 78,9% rispetto a 78,2% del Veneto. La nostra regione resta, dunque, virtuosa, con un apporto notevole dai bacini del trevigiano in termini di percentuali di differenziata: lo mostra il report di Legambiente Veneto “Comuni ricicloni”, che, però, registra anche un aumento nella produzione di rifiuti (+3% rispetto al 2023). Su questo punto, infatti, manca ancora la dovuta attenzione: il non consumare affatto è sempre preferibile (laddove possibile) a differenziare e riciclare, che restano processi energivori.

Comuni ricicloni. A fine novembre, in occasione di Ecoforum Veneto, è uscito il report di Legambiente Veneto “Comuni ricicloni”. Realizzato su dati Arpav, il rapporto stila la classifica in base al rifiuto smaltito per abitante, che risulta dalla sommatoria del rifiuto urbano residuo (Rur, il secco) e degli scarti della differenziata (cioè differenziato nel modo sbagliato), che portano il dato sul “secco” quasi al raddoppio; questo rende evidente l’importanza non solo della quantità differenziata, ma anche della sua qualità. Per Legambiente quest’anno i comuni “ricicloni” (con rifiuto urbano residuo inferiore a 80 kg per abitante) sono 211 e i “rifiuti free” (con una produzione complessiva di rifiuto smaltito sotto i 75 kg per abitante) sono 92, dunque 303 su 560, con un decremento di 8 Comuni. Sullo sfondo l’obiettivo al 2030 fissato dal Piano regionale rifiuti della totalità dei comuni all’84% di raccolta differenziata per 80 kg di rifiuti pro capite, requisiti raggiunti attualmente dal 69% dei comuni veneti.

Classifiche. La classifica generale veneta vede nella top ten solo territori del trevigiano. I Consigli di Bacino di Destra e Sinistra Piave di fatto dominano tutte le classifiche: Comuni sotto i 5 mila abitanti (Possagno, Colle Umberto, Revine Lago), Comuni tra 5 e 15 mila abitanti (Mareno, Salgareda, Fontanelle) e Comuni sopra i 15 mila abitanti (Vedelago, Preganziol, Paese), nonché i Comuni capoluogo (qui Treviso è a 87 kg di rifiuto smaltito per abitante, seguita da Belluno con 93 kg). Sono solo tre, infine, in Veneto i Comuni con percentuali di riciclo sotto il 50% definito dai limiti di legge, uno in meno dello scorso anno.

Quantità e qualità. Dai dati del 2024 di Arpav, è emerso che in Veneto la raccolta differenziata è incrementata, rispetto al 2023, dal 77,6% a 78,2%. Bene, ma non troppo, visto che il numero è leggermente al di sotto rispetto all’obiettivo del Piano regionale rifiuti per il 2025, ovvero il 78,5%. Al di là della quantità, come rivelano anche le analisi di Legambiente, fondamentale è la qualità della raccolta stessa: bisogna puntare ad aumentare mantenendo al contempo la qualità. Per questo motivo, Arpav ha avviato, su mandato della Regione, una campagna di monitoraggio che prevede 200 analisi merceologiche dei rifiuti.

Aumento dei rifiuti. Se differenziare, quindi, non basta, neanche differenziare bene resta l’obiettivo principe: nel 2024, infatti, in Veneto sono state prodotte 2.326 mila tonnellate di rifiuti urbani, un valore in crescita che porta la produzione pro capite a 459 kg per abitante. Si tratta di un incremento del 3,1% rispetto al 2023 e di circa il 5% rispetto al 2022, un segnale che conferma la difficoltà, da parte dell’attuale società, nel ridurre alla fonte la produzione di rifiuti. “Dopo la pandemia i consumi delle famiglie sono ripresi e questo ha provocato anche un aumento della produzione rifiuti” spiegano da Legambiente Veneto, e sottolineano anche una “necessaria accelerazione della transizione ecologica dei modelli produttivi”: uno sforzo in più dobbiamo farlo noi cittadini, ma anche chi produce.

Le migliori pratiche. A livello di gestione territoriale dei rifiuti, il Veneto dimostra che risultano vincenti il ricorso diffuso ai sistemi di raccolta porta a porta spinta, organizzata per frazioni separate e l’adozione della tariffa puntuale (Payt ovvero “Pay-as-you-throw”, cioè un regime di prelievo commisurato all’effettiva produzione di rifiuti). Anche il cittadino può senz’altro fare il suo: prima ancora di porre attenzione a cosa buttare nel bidone, ognuno di noi può scegliere prodotti con pochi imballaggi, evitare il troppo acquisto, scegliere di aggiustare, riutilizzare, scambiare, invece di gettare via.

Il quadro più ampio. In Italia la percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani si attesta al 52,3%, in crescita rispetto al precedente anno (50,8%) e al di sopra dell’obiettivo del 50% previsto dalla normativa per il 2020, ma non ancora abbastanza per gli obiettivi del 2025 (55%), il che rende ancora più ambizioso puntare al 60% nel 2030. Dopo Emilia Romagna (78,9%) e Veneto (78,2%), in classifica troviamo Sardegna (76,6%), Trentino-Alto Adige (75,8%) e Lombardia (74,3%). In Europa, secondo l’Eurostat, l’Italia è a metà classifica per produzione di rifiuti pro capite, con 496 kg annui, in Austria i chili sono 782 l’anno (podio negativo) e in Romania 305 (la più virtuosa dell’Ue).

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