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Via libera al nuovo Senato. Renzi esulta
La sen. Puppato: "Ora avanti". Le Acli: Sebbene il vero cambiamento di cui necessita il Paese si giochi sul piano delle politiche economiche e sociali, con una legge di stabilità 2015 capace di interrompere la recessione causata dalle politiche di austerità, il voto sulle riforme al Senato rappresenta un segnale nel complesso positivo”.

L'Aula del Senato ha approvato il disegno di legge di riforma della Costituzione con 183 voti a favore, nessun contrario e quattro astenuti. Mentre la votazione era aperta, i senatori della Lega abbandonavano l'Aula tenendo in alto con la mano la scheda per la votazione. Dopo il voto, tutto un profluvio di abbracci: molto affettuoso quello tra la relatrice Anna Finocchiaro e il ministro Maria Elena Boschi. Poco prima del voto, quando il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha ringraziato il presidente del Senato Pietro Grasso "per il suo equilibrio e la sua imparzialità", si è levato un applauso soltanto dai banchi della maggioranza: mugugni, invece, dai banchi della Lega.
Alla resa dei conti finale, alla maggioranza 'allargata' mancano nell'Aula del Senato 43 sì, rispetto al totale potenziale. Pd, Ncd, Sc, PI, Psi, Autonomie e Forza Italia insieme vantano 226 seggi (escluso Pietro Grasso, che non partecipa alle votazioni). Ma nel voto finale i sì sono stati 183 (comprendenti anche 4 voti venuti da Gal): 45 senatori della maggioranza 'allargata' non hanno partecipato al voto, perché assenti, in missione o dissenzienti, e 2 dem si sono astenuti. La maggioranza assoluta, indispensabile per approvare le leggi costituzionali, è stata superata di 22 voti (l'asticella è a 161, si è arrivati a 183). Mentre alla maggioranza dei due terzi, necessaria nella seconda lettura per evitare il referendum confermativo, mancano 30 sì. Quest'ultimo però non costituisce un problema per il governo e la maggioranza: hanno già dichiarato di voler far mancare i due terzi per poter svolgere in ogni caso un referendum. Tra i cinque senatori a vita si segnala l'astensione di Elena Cattaneo. Ha votato invece a favore della riforma Mario Monti. In missione Renzo Piano. Assenti Carlo Rubbia e Carlo Azeglio Ciampi.
"Esprimo un ringraziamento per l'equilibrio" dimostrato al "presidente Grasso, che credo che abbia sempre cercato di mantenere l'imparzialità e il ruolo di garanzia in quest'aula". Lo afferma il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi intervenendo in Aula prima del voto finale sul ddl. "E' il primo segnale importante della voglia di cambiare il Paese ed è la capacità di rispettare gli impegni presi con i cittadini", ha detto poi il ministro dopo il via libera alla riforma, a chi gli chiede se ora il cammino delle riforme è più semplice. "Siamo dispiaciuti per chi ha lasciato l'Aula - ha spiegato -, in un confronto democratico il dissenso democratico si può esprimere senza uscire ma la maggioranza è stata ampia e siamo soddisfatti di questa prima approvazione". Poi, a chi le chiede di commentare il non voto della riforma da parte di 16 'dissidenti' del Pd, risponde: "Spero che" i senatori Pd che non hanno partecipato al voto sulla riforma costituzionale "possano cambiare idea nei prossimi passaggi. Noi continuiamo nel dialogo, mi auguro che cambino idea in futuro".
Questo il tweet del premier Matteo Renzi: "Ci vorrà tempo, sarà difficile, ci saranno intoppi. Ma nessuno potrà più fermare il cambiamento iniziato oggi #italiariparte #lavoltabuona". E questoinvece il tweet della senatrice montebellunese del Pd Laura Puppato: "#opensenato: il varo del nuovo senato e del nuovo assetto istituzionale in costituzione ha avuto sussulti e tremori,ma è riuscito.Ora avanti!".
Dall'associazionismo cattolico arriva la presa di posizione delle Acli nazionali. “Sebbene il vero cambiamento di cui necessita il Paese si giochi sul piano delle politiche economiche e sociali, con una legge di stabilità 2015 capace di interrompere la recessione causata dalle politiche di austerità, il voto sulle riforme al Senato rappresenta un segnale nel complesso positivo”. È questa la valutazione di Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli, in merito al voto di oggi al Senato sul Disegno di legge Costituzionale per la riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione. “Il superamento del bicameralismo perfetto - sostiene Bottalico - dovrebbe consentire un iter legislativo più spedito e se appare ragionevole la riduzione a cento del numero dei senatori, meno convincente risulta che la loro scelta venga sottratta al suffragio universale, analogamente a quanto fatto per le nuove Città metropolitane. Ma la questione posta dalla fine del bicameralismo perfetto è quella della legge elettorale. Con una sola camera che dà la fiducia al governo costituirebbe un pericolo per la democrazia la sopravvivenza sotto mentite spoglie di un sistema elettorale troppo simile al porcellum. Per questo auspichiamo il governo ricerchi un larghissimo consenso sulla nuova legge elettorale, rinunciando ad interlocuzioni privilegiate”.