Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
A 1700 anni dal Concilio di Nicea, messa e preghiera ecumenica





“Un momento di festa che ci permette di ringraziare il Signore per il dono di una fede trasmessa, pensata, vissuta, testimoniata nel martirio, nei secoli, nel giorno in cui ricordiamo i 1700 anni dall’inizio del Concilio di Nicea, che ci ha dato il Credo che unisce i cristiani nella loro adesione, nel tempo e nella storia, a Gesù Cristo, Signore della vita, a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, uno e tre persone”: è così che il vescovo Tomasi ha aperto la celebrazione eucaristica, il 20 maggio, nella cripta della cattedrale di Treviso, per i 1700 anni del Concilio di Nicea. In quella cripta che custodisce le reliquie di san Liberale, che ha combattuto l’eresia ariana, che negava la divinità di Gesù. “La trasmissione della fede è uno dei doni più grandi che abbiamo, insieme a quello della vita - ha sottolineato il Vescovo nell’omelia -. Questa sera è un dono grande poterci fermare a riflettere e a ringraziare per quanto la Chiesa, che si è lasciata guidare da Dio, è riuscita a elaborare nel corso dei secoli per trasmettere la fede, renderla credibile e comunicabile, perché diventasse poi fonte di testimonianza e di vita”. Quando recitiamo il Credo “ci ridiciamo gli uni gli altri il tesoro della nostra fede - ha ricordato mons. Tomasi -, e siamo invitati a ridirla nei nostri ambienti di vita e a chiedere al Signore, ogni volta che lo recitiamo nell’Eucarestia, di testimoniare questa fede con il dono della nostra vita, di quell’amore manifestato pienamente in Gesù Nazareno, figlio dell’uomo, figlio di Dio”. Dopo la messa, è seguita la preghiera ecumenica con i rappresentanti delle altre confessioni cristiane, sempre in cripta. Entrambi i momenti, organizzati dall’ufficio diocesano per l’Ecumenismo, hanno goduto dell’animazione di un gruppo che coltiva la spiritualità di Taizè. Un momento di condivisione e di ascolto dei testimoni, Padri della Chiesa e teologi, che hanno aiutato a comprendere meglio il tesoro che il Simbolo della fede, composto nella sua struttura di fondo a Nicea, custodisce.
“Benché appartenenti a diverse Chiese, siamo qui stasera, nel giorno dell’anniversario del Concilio di Nicea - ha detto il Vescovo -, non per commemorare un evento remoto e distante da noi, ma per ricordarci chi siamo e che siamo fratelli. Nicea, per la prima volta, si potrebbe dire, lo ha messo per iscritto nel Simbolo. A noi il compito di vivere ogni giorno quanto nelle nostre diverse liturgie proclamiamo”.
Sia il Vescovo che don Luca Pertile, direttore dell’ufficio Ecumenismo, hanno ringraziato i ministri che hanno condiviso il momento di preghiera.