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Partono il 29 luglio i 400 giovani trevigiani che partecipano al Giubileo

Sono 400 i giovani trevigiani che martedì 29 luglio partiranno con otto pullman alla volta di Roma per il loro Giubileo. Un milione le presenze previste, da 146 Paesi, di cui 70 mila gli italiani.
La programmazione e la realizzazione dell’evento è condivisa con la diocesi di Vicenza e i suoi trecento partecipanti, per un “gemellaggio” tra i giovani di queste due Chiese sorelle, accompagnati dai rispettivi vescovi, mons. Michele Tomasi e mons. Giuliano Brugnotto. E un altro centinaio di giovani, che per impegni lavorativi o di studio non può partire martedì, li raggiungerà sabato 26 mattina, con la formula “fast”, vivendo insieme il cammino verso Tor Vergata, la veglia della notte e la messa con papa Leone la domenica mattina, con i giovani provenienti da tutto il mondo.
I pellegrini trevigiani e vicentini saranno ospitati in tre sedi: a Monterotondo, nella parrocchia di Gesù operaio, a San Martino e a Monterotondo Scalo. Dopo la messa di avvio la sera del primo giorno, i giovani e le giovani vivranno nella giornata di mercoledì la catechesi con i vescovi (sul senso del cammino per un giovane e sulla speranza) e il momento di riflessione divisi per gruppi. Nei giorni successivi, spazio al pellegrinaggio giubilare, alle visite e agli eventi proposti nella città, oltre che alla festa degli italiani. Venerdì 1° agosto sarà la volta della giornata penitenziale al Circo Massimo. Sabato, poi, ci sarà il trasferimento a piedi a Tor Vergata, per la veglia di preghiera con papa Leone, nel luogo dove si svolse, 25 anni fa, la grande Gmg giubilare con Giovanni Paolo II. Seguirà la notte sotto le stelle e, domenica 3 agosto, l’incontro e la messa con il Papa, a conclusione della settimana.
“Tanti giovani hanno deciso di partecipare a questo pellegrinaggio giubilare a Roma - sottolinea don Paolo Slompo, direttore dell’ufficio diocesano di Pastorale giovanile - e abbiamo preparato tante cose da dire loro, da mostrare loro, da far loro ascoltare, abbiamo preparato preghiere e liturgie insieme a visite e feste! Facciamo attenzione, però, che nella foga di proporre loro messaggi e contenuti (intendiamoci, importanti) non ci perdiamo la possibilità di ascoltare quello che loro vogliono dirci, quello che loro vogliono mostrarci, quello che loro vogliono farci ascoltare. Il Giubileo, allora, è tempo di speranza e anche un tempo per ricominciare insieme, per ricominciare insieme a loro, ai nostri giovani! Cosa vuol dire Giubileo, se non anche una conversione sul piano comunitario, a partire da ciò che loro ci vogliono dire?”, la domanda di don Paolo, che lancia anche una provocazione: “Li stiamo portando noi a Roma o ci stanno, in un certo senso, portando loro, per condividere insieme un sogno? Forse ci stiamo accompagnando gli uni gli altri, per una Chiesa che ha bisogno di speranza! Lasciamoci provocare da questa «Chiesa giovane» che sta interpellando il nostro cuore: non lasciamo andare o scivolare via troppo facilmente i loro sogni! Anche questa è speranza”.