mercoledì, 30 aprile 2025
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Mons. Tomasi in casa circondariale alle porte della Settimana santa

Una Pasqua che trasforma

Alle porte della Settimana santa, il sabato prima della Domenica delle Palme, il vescovo Michele Tomasi ha celebrato la messa all’interno della casa circondariale di Treviso.

Con lui, nella piccola chiesetta dell’istituto, hanno concelebrato don Pietro Zardo, cappellano del carcere, e don Bruno Baratto, direttore della Caritas Tarvisina. Insieme al Vescovo e ai concelebranti, erano presenti anche il direttore dell’istituto, Alberto Quagliotto, la comandante, Maria Grazia Grassi in rappresentanza della Polizia penitenziaria, alcuni rappresentanti dell’area educativa e Marco Toffoli, presidente della cooperativa “L’Alternativa”. Seduti fianco a fianco, alcuni detenuti e i volontari della Caritas e dell’associazione “La prima pietra”, in un clima di fraternità e condivisione che ha reso palpabile il senso profondo della Pasqua. L’animazione musicale, affidata al coro della Collaborazione pastorale di Santa Bona, ha donato ulteriore calore e partecipazione alla liturgia. La celebrazione, così vissuta, è stata un segno concreto di come, anche dentro un carcere, si possa fare esperienza viva di fede e di comunione, un’autentica preparazione alla Pasqua, sentita e condivisa da tutti i presenti. Nei saluti iniziali, il direttore Quagliotto ha ricordato come sia proprio all’interno del carcere che il Mistero pasquale si lascia intuire in tutta la sua potenza trasformante. Nella vicenda di Gesù – segnata da processi, accuse, condanne e solitudini – si riflettono le tante storie che abitano quel luogo. Eppure, il desiderio e l’augurio è che ogni reato commesso, ogni percorso personale ferito, possa diventare occasione di rinascita, di vera Pasqua.

“Anche ciò che appare più brutto, più ingiusto, può diventare profezia di bene, se consegnato all’Amore di Dio”, ha detto il Vescovo. Nessuna vita è insensata, nessuna storia è definitivamente perduta, se ci si lascia abbracciare da Cristo. Le sue parole ci hanno ricordato che il carcere, pur nella sua durezza, è anche luogo di umanità, di ricerca, di possibilità. Dove tutto sembra fermo, può invece cominciare un cammino. È proprio qui che il Vangelo diventa credibile, perché si incarna nella fragilità e nella speranza quotidiana. E questo vale per chi vive dentro quelle mura, ma anche per ciascuno di noi. La Pasqua riguarda tutti. Il Vescovo ha invitato tutti a lasciarsi toccare dal desiderio di cambiamento: un cambiamento possibile, reso possibile da Colui che ha vinto la morte. Nel tempo della celebrazione si respirava la consapevolezza di essere parte di un’unica Chiesa, la “Chiesa del fuori” e la Chiesa del dentro” come un’unica umanità in cammino, ferita ma non abbandonata.

Al termine della celebrazione, il Vescovo ha voluto esprimere parole di grande stima e gratitudine nei confronti di tutto il personale dell’Istituto, con un’attenzione particolare al corpo della Polizia penitenziaria. Ha voluto sottolineare quanto il loro servizio sia fondamentale, spesso invisibile, ma decisivo, e quanto meriti il rispetto e il riconoscimento di tutta la società. Come volontari, sentiamo il bisogno di condividere questo spiraglio di luce, di bellezza e di speranza che ogni volta ci sorprende anche in un contesto difficile, spesso giudicato e dimenticato.

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