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Lodi e messa in cattedrale nel primo anniversario della morte di mons. Gardin

La sua eredità, lo sguardo fiducioso nel futuro. Sabato 21 alle 8.15

Un anno fa, il 21 giugno 2024, ci lasciava Gianfranco Agostino Gardin, nostro Vescovo dal 2010 al 2019.

Ricordare l’azione pastorale di mons. Gardin a un anno dalla sua scomparsa impone di ripensare prospetticamente le “parole d’ordine” che egli aveva assunto come linee guida del suo episcopato. Avendo collaborato con lui, soprattutto in relazione alla sua attenzione al mondo laicale, ricordo tre “parole” che egli ci ripeteva: Conoscere Gesù - Laici adulti - Camminare insieme.

Attorno a questi tre nuclei tematici, padre Agostino ha sviluppato la sua proposta di accompagnamento alla fede dei laici.

Il primo punto era “conoscere Gesù”: forse traendo spunto dalla sua vocazione francescana, e dal desiderio di vivere il Vangelo “sine glossa”, per mons. Gardin era fondamentale ripartire dalla persona viva di Gesù. Un Gesù che, per p. Agostino, si incontra in due modi. Il primo è la conoscenza e la frequentazione assidua della Scrittura nello studio e nella preghiera (ricordiamo alcune sue profonde meditazioni sulla Parola nei tempi forti della liturgia; la sua promozione dell’iniziativa del Vangelo nelle case, ecc..); il secondo, che ovviamente non è separato dal primo, è l’incontro di Gesù nella vita concreta delle persone, attraverso un’intensa interrogazione dei tempi e della storia alla luce del Vangelo. Mons. Gardin ci invitava a proporre itinerari formativi adeguati a incontrare il Gesù vivo, presente e operante nel tempo, anche nelle contraddizioni e nelle fatiche della vita della Chiesa e delle comunità. In questo senso, il contatto con la viva presenza di Gesù, per mons. Gardin, doveva condurre a crescere e sviluppare una fede adulta: una fede, cioè, capace di interrogarsi di fronte alle sfide del tempo; una fede non solamente consolatoria o costruita su vecchi stereotipi, ma capace di cambiare veramente la vita e percorrere i sentieri del mondo d’oggi. E questo cammino, per p. Agostino, doveva essere fatto insieme, laici e preti, credenti e non credenti, Chiesa e società. Perché solo insieme è possibile percorrere senza paura le vie, a volte ostili e faticose, del tempo che stiamo vivendo.

Ha vissuto il suo episcopato nella fedele sequela alle indicazioni di papa Francesco, di cui evidentemente ha accolto e sostenuto la proposta di novità: si può dire, anzi, che p. Agostino si trovasse in piena sintonia con lo stile e il linguaggio di papa Francesco, di cui ha promosso senza esitazioni l’azione pastorale anche nella nostra Chiesa.

Cosa rimane di questo insegnamento e di questa prospettiva nelle nostre comunità? È chiaro che viviamo una fase della storia in cui tutto pare accelerato, e dove tutte le proposte si dimenticano in fretta. Però, se guardiamo con onestà a quello che p. Agostino ha seminato nella nostra diocesi, non possiamo non riconoscere che, specialmente nell’ultima fase del suo episcopato, in cui ha avviato il Cammino sinodale, mons. Gardin, cercando di mettere a frutto in quel percorso le sue “parole d’ordine”, ha in qualche modo anticipato il movimento che poi tutta la Chiesa italiana ha accolto nella partecipazione al Sinodo promosso da papa Francesco e che è ancora in corso, e ci ha in qualche modo allenato a essere comunità partecipi della progettazione della Chiesa del futuro.

P. Agostino non si è mai nascosto le difficoltà che la Chiesa stava vivendo: ma non ha mai smesso di promuovere nella nostra Diocesi uno sguardo fiducioso nel futuro, fondato sulla convinzione che il Signore non abbandona mai il suo popolo. Questa fiducia è oggi il motore che aiuta tante comunità ad andare avanti e a credere che, con l’impegno di tutti, è ancora possibile far fiorire il Vangelo tra le nostre case e le nostre strade. È un cammino che possiamo percorre anche grazie al lavoro e alla testimonianza che ci ha dato padre Agostino, della cui presenza tra noi siamo grati al Signore.

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