La settimana scorsa abbiamo pubblicato una presentazione della lettera apostolica di papa Leone sull’educazione:...
STORIE DI NATALE 4: Dal carcere a San Pietro, con la speranza nel cuore
Riflettendo sulle modalità con le quali concretizzare la richiesta del vescovo Michele di vivere il Giubileo con i detenuti, noi cappellani e i componenti della Cappellania penitenziaria, ci siamo subito orientati per organizzare un evento nel carcere di Santa Bona, per coinvolgere il maggior numero di detenuti presenti, ma anche per andare concretamente in pellegrinaggio a Roma con alcuni di loro, per vivere insieme questa esperienza unica.
La proposta
Con il sostegno del Vescovo, ci siamo subito orientati per organizzare una piccola delegazione, nella quale i detenuti fossero ben rappresentati e non solo una “cornice”. Abbiamo quindi individuato le persone che potevano usufruire di permessi per venire con noi a Roma, decidendo che, oltre a detenuti adulti della Casa circondariale, ci fossero anche giovani detenuti dell’Istituto penale per minorenni. La “scelta” voleva essere un riconoscimento per il loro impegno nel percorso di rieducazione, un premio per l’impegno che hanno messo nello svolgimento del percorso, dimostrando di voler “voltare pagina” e ripartire.
E quando ho interpellato i giovani “candidati” dell’Ipm, per chiedere se fossero disposti a venire con il vescovo Michele a Roma per il Giubileo, ho visto subito che si sono illuminati i loro occhi e anche come la mia richiesta li avesse sorpresi a tal punto da non poter trattenere l’emozione. Non servivano altre parole per capire che desideravano partecipare, e così è stato.
Il viaggio
Con una delegazione di 14 persone (di cui 5 detenuti, due della Casa Circondariale e tre dell’Ipm di Treviso) ci siamo recati a Roma con due furgoni, dal 25 al 27 novembre, per vivere il Giubileo. Ai giovani Giacomo, Jason e Stefano, che ora vivono all’esterno in misura alternativa, avevo dato il programma di massima della visita a Roma, senza troppi dettagli, per non creare aspettative. Il soggiorno a Roma prevedeva dei momenti di carattere spirituale, ma anche la visita di alcuni luoghi della capitale, per far vivere pienamente questa esperienza.
Al nostro arrivo, martedì 25, siamo scesi a Roma Termini e, da lì, dovevo recarmi a San Pietro per ritirare i pass per l’udienza del giorno dopo. I tre giovani hanno voluto accompagnarmi e, così, hanno scoperto la città, che vedevano per la prima volta. Piazza San Pietro di notte è bellissima e hanno voluto immortalare il momento con una foto. Solo all’arrivo nella struttura che ci accoglieva il Vescovo ha annunciato a tutti che, il giorno dopo, non solo avrebbero partecipato all’udienza generale, ma anche che, al termine della cerimonia, avrebbero incontrato il Papa, che li avrebbe salutati personalmente. La notizia ha suscitato subito un grande entusiasmo. I ragazzi mi hanno addirittura confidato che dall’emozione hanno dormito pochissimo.
L’udienza
Mercoledì 26 ci siamo recati prestissimo in piazza San Pietro per prendere posto nel sagrato e attendere l’udienza di Leone XIV. L’attesa è stata lunga, ma l’incontro con il Papa è stata un’esperienza sicuramente significativa per tutti. Ho chiesto ai giovani di raccontare quello che hanno vissuto. Giacomo riferisce che “è stata una possibilità unica, una esperienza fantastica, ero molto agitato, perché tutto era nuovo per me. La presenza dei miei compagni, che ho rivisto dopo tanto tempo, mi ha tranquillizzato e fatto vivere pienamente questo momento. Stare con il Vescovo e parlarci è stato bellissimo, perché solitamente lo si vede da lontano o sui giornali, ma essere rimasto con lui per tre giorni mi ha fatto scoprire la sua gentilezza e umanità. Anche vedere il Papa da vicino è stata una sensazione stupenda, dargli la mano e salutarlo, sentire la sua vicinanza è stato un vero colpo al cuore, una esperienza irripetibile. Avrei voluto parlargli, dirgli quello che avevo nel cuore, ma non ci sono riuscito, tanto forte era la mia emozione”.
Dopo l’udienza, abbiamo anche varcato la Porta santa in San Pietro, dove tutti abbiamo contemplato la magnificenza della basilica e delle opere che contiene. Nel pomeriggio, abbiamo passeggiato per le vie di Roma e, tra i molti luoghi visitati, ci siamo recati nella chiesa di San Luigi dei Francesi per ammirare le opere del Caravaggio che, con stupore, i giovani hanno scoperto essere stato un “poco di buono”, ma, allo stesso tempo, un uomo capace di produrre tanta bellezza. Il mio augurio per loro è che sappiano fare tesoro di quello che hanno vissuto e possano tirare fuori il meglio da loro stessi, perché ne sono certamente capaci.



