Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Fortezza, stare saldi nella tempesta
Che nome strano, questo dono. Nel linguaggio più comune questa parola viene usata, infatti, per indicare una struttura edilizia, un castello, o una cinta muraria, destinate alla difesa dei luoghi. Ma perché allora definire “fortezza” un carattere che riguarda le persone? Perché non chiamarlo semplicemente “forza”? In fondo la radice è la stessa, derivano entrambe dal latino fortis che significa fermo, saldo e rimanda alla forza fisica, alla robustezza, al vigore.

Che nome strano, questo dono. Nel linguaggio più comune questa parola viene usata, infatti, per indicare una struttura edilizia, un castello, o una cinta muraria, destinate alla difesa dei luoghi. Ma perché allora definire “fortezza” un carattere che riguarda le persone? Perché non chiamarlo semplicemente “forza”? In fondo la radice è la stessa, derivano entrambe dal latino fortis che significa fermo, saldo e rimanda alla forza fisica, alla robustezza, al vigore. Forse proprio per questo si è scelta una parola che spinge oltre? Per non farne coincidere il significato solo con il suo aspetto materiale? Eppure diciamo spesso, a chi si trova in difficoltà, «sii forte», e non ci riferiamo ai suoi muscoli, ma alla solidità psicologica, morale, caratteriale. Queste, però, sono tutte dimensioni implicate anche nel dono spirituale. Che differenza c’è, allora, tra forza e fortezza?
Io l’ho capito durante un pomeriggio di catechismo, grazie a un ragazzino di 13anni che si preparava per la Cresima. Alla domanda: «Qual è il dono dello Spirito Santo di cui senti maggiormente il bisogno?» ha risposto così: «Io vorrei ricevere la fortezza. Credo che allora sarei come una grande quercia: avrei radici profonde per stare nella mia terra, un tronco solido capace di resistere anche nella tempesta, rami alti e robusti tesi verso il cielo, sui quali le persone possono arrampicarsi e cercare riparo». L’immagine è eloquente: dice che la fortezza ci consolida nella fede per vivere la realtà quotidiana; ci aiuta a stare psicologicamente e spiritualmente saldi nella tempesta (1Pt 5,8-9), resistendo a ciò che sembrerebbe insuperabile, alla sofferenza fisica e morale; mette in noi la determinazione necessaria a dominare le tentazioni che ci spingerebbero a scegliere la via più facile, spesso venata dal male (Gen 4,7); ci aiuta a rimanere, comunque, tesi verso il cielo, tesi verso la luce. Ma c’è qualcosa di più. Se fosse solo questo, se si trattasse di un dono che riguarda il singolo cristiano, ossia di un dono a carattere individuale, sarebbe sufficiente chiamarla forza. Ciò che la qualifica in modo peculiare è invece la sua dimensione fraterna. È un dono comunitario, la fortezza. Proprio come una cinta muraria, o i rami di una grande quercia, è fatta anche per proteggere chi è più debole, per dare al cristiano l’energia necessaria ad accogliere, difendere, promuovere chi in qualche modo si affida a lui.
In questo tempo di pandemia, possiamo fare appello allo Spirito di fortezza. Saremo accompagnati a comprendere le norme che ci condizionano non solo come delle prigioni, ma come modi in cui ciascuno sente di poter essere baluardo di difesa dei più deboli, presidio di fiducia e di speranza per il futuro, consapevoli che tutto possiamo in Colui che ci dà forza (Fil 4,13).
Spirito Santo, donaci la fortezza.