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IV Domenica del tempo Pasquale: Ascoltare, lasciarsi amare, seguire il Pastore

A partire dall’annuncio del Vangelo possiamo accogliere una speranza di vita

Il breve brano di questa domenica è tratto dal capitolo 10 del Vangelo secondo Giovanni. Dopo il discorso sul pastore e le pecore (Gv 10,1-18), prosegue il confronto con i «Giudei», identificabili con coloro che diventeranno sempre più ostili a Gesù, fino a chiederne la condanna a morte (19,14-15). Di fatto, si anticipano qui i temi che gli altri Vangeli faranno emergere nel processo finale. E’ come se vi fosse un lungo percorso durante il quale Gesù viene sottoposto a giudizio, e che culminerà, appunto, nella condanna alla crocifissione. «Chi sei tu?» è la domanda che attraversa tutti i Vangeli, e che l’evangelista qui concentra sull’interrogativo «Sei tu il Cristo?» (10,24). E’ questione che inizia dalla risposta di Giovanni il battezzatore (1,19-21) e giunge fin sulla soglia degli avvenimenti finali, all’annuncio della morte in croce (12,32-34), e oltre (18,33).

La cura del pastore

Gesù risponde rimandando alle «opere» compiute «nel nome del Padre mio», ovvero all’agire di tutta la sua vita, manifestazione dell’agire di Dio a favore del mondo intero (cf. 5,36): «Perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (3,16-17). E’ la cura del pastore per le pecore che gli sono affidate, e i suoi avversari non comprendono perché non vogliono accettare di far parte del suo gregge. Le sue pecore, invece, lo «ascoltano», si lasciano «conoscere» da lui, lo «seguono». E’ una relazione che esprime in modo concreto ed esistenziale la fede: considerare Gesù degno di fiducia, al punto da lasciarsi “conoscere”, ovvero da lasciarsi amare in profondità, fino a decidere di seguirlo, di orientare dietro a lui la propria esistenza. Ed è una relazione che fin d’ora diventa così tenace da custodire coloro che lo seguono fino al compiersi della promessa della «vita eterna», della vita risorta, al di là di ogni smarrimento e caduta (21,15-17): è fondata, infatti, sull’azione e sull’amore di colui che è «più grande di tutti», il Padre che ha donato a Gesù tutti coloro che si affidano a lui. In realtà, ha affidato a lui l’intera umanità (3,15; 6,37), aprendo a ciascuna e a ciascuno uno spazio di libertà per accogliere la vita che Gesù/Dio-salva dona a tutti e a tutte. Sta a ciascuno e a ciascuna «ascoltare» la sua voce e lasciarsi condurre ai pascoli di vita aperti dalla Pasqua (10,10).

E tutto ciò è fondato sulla relazione unica tra Gesù e il Padre: «Io e il Padre siamo una cosa sola» (10,30). Affermazione che viene considerata una bestemmia dai «Giudei», tanto da indurli a tentare di lapidarlo (10, 31-33), confermando così la scelta di chiudersi alla sua voce.

Una relazione che apre alla Vita

In pochi versetti ci viene dispiegato un paesaggio nuovo, ci vengono aperti gli occhi a come Dio guarda il mondo e i viventi. Vien fatto attraverso scelte concrete di relazione, che orientano la vita: a chi sceglie di aprirsi all’ascolto di lui, l’unità di Gesù con il Padre spalanca la vita stessa che è in Dio, nel rapporto tra il Padre e il Figlio, la vita stessa che è lo Spirito Santo. Le affermazioni di Gesù circa la grandezza del Padre suscitano oggi ancor più la consapevolezza che le pretese dei “grandi della terra” si riducono a ben poco, a confronto con la promessa viva che già ora, già qui, viene donata e mantenuta dal Padre. E proprio la sorte di Gesù, che andrà ad affrontare la morte e la morte di croce, afferma che tale promessa è affidabile. Il suo «passaggio da questo mondo al Padre» apre la via a tutti coloro che scelgono di seguirlo, per la forza di un amore che ci ama «fino alla fine, fino al compimento» (13,1).

Cammini di speranza

In un mondo in cui la presunzione del potere si fa più spudorata e violenta, ci viene ancora una volta proposta la scelta di ascoltare un’altra «voce». A partire dall’annuncio del Vangelo, possiamo accogliere una speranza di vita che non ci riduce al farci sudditi di chi esibisce la propria forza. Una speranza che ci fa camminare su vie di solidarietà, di reciproco riconoscimento della propria e altrui dignità, di valorizzazione sinodale delle diverse identità che arricchiscono il gregge condotto con cura quotidiana dal Signore Gesù. In questo inizio di un nuovo cammino di responsabilità da parte del vescovo di Roma e della Chiesa intera, chiediamo che tutti insieme ci lasciamo muovere il cuore dallo Spirito Santo, per distinguere nella storia lungo quali sentieri il Crocifisso Risorto ci vuole condurre a pascoli di vita, e decidiamo di seguirlo.

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