Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Intervista al parroco, don Paolo Pigozzo, sul progetto di riqualificazione, che prevede anche alcune vendite

Fughe di notizie, proteste, petizioni lanciate online. Ha suscitato clamore l’annuncio della presenza di un piano per la riqualificazione delle strutture della parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice, ovvero della chiesa Votiva di Treviso, che implica l’alienazione di alcuni beni della parrocchia e il coinvolgimento della società di investimenti milanese Namira sgr e di Numeria, società collegata, per la riqualificazione del patrimonio immobiliare. Nei giorni scorsi, per fare un po’ di chiarezza con i propri parrocchiani, don Paolo Pigozzo ha distribuito in chiesa una lettera in cui dava conto della situazione.
Lo abbiamo contattato per capire cosa sta accadendo:
“Da quando i frati sono andati via, nel 2018 - ha spiegato don Pigozzo - la parrocchia ha acquisito anche le strutture del complesso della chiesa Votiva, che prima appartenevano a loro, riunificandole sotto un unico proprietario. Tuttavia, queste strutture avevano tutte bisogno di grossi lavori di manutenzione ed erano utilizzate in maniera disordinata. Parliamo di strutture importanti, di realtà adatte a un utilizzo più vasto di una parrocchia singola. Per mettere a posto tutto non bastavano le offerte. Inoltre, sulla chiesa e sulla canonica sono emerse fragilità strutturali. O partiva la ristrutturazione, che infatti è iniziata l’anno scorso, o dovevamo chiudere. Siamo partiti con i fondi dell’8xmille e con un mutuo (nella foto la chiesa coinvolta dai lavori di ristrutturazione), ma neanche così raggiungiamo i quasi cinque milioni di euro necessari al completamento dei lavori nei prossimi tre anni. Inoltre, il cinema è chiuso perché mancavano i permessi relativi alle norme antisismiche, per riaprirlo ci vogliono quasi due milioni di euro. La scuola dell’infanzia naturalmente è a norma, ma le strutture sono vecchie e avrebbero bisogno di una rinfrescata...”.
Insomma, una grossa sfida: “Ne ho parlato con il Vescovo, ed era concorde sul fatto che ci volesse un progetto unitario per tutta l’area. Era necessario avere in mente una visione della parrocchia nei prossimi anni, così, ho iniziato a valutare le diverse possibilità”.
Una cosa sola, garantisce il sacerdote, era sicura fin dall’inizio: “Non volevamo speculazioni edilizie. Numeria si è fatta viva due anni fa, con loro stiamo valutando un progetto, in cui dovranno essere coinvolti anche il Comune, per il cambio di destinazione d’uso delle strutture. Si pensa a una Rsa e a una parte di edilizia convenzionata, ma per questo i permessi devono arrivare dalla Regione, la trattativa sta andando avanti”.
Il tutto, come chiarisce don Pigozzo, è agevolato dalla necessità dell’Amministrazione a mettere mano all’intero quadrante della città.
Della partita, infatti, non c’è solo la chiesa Votiva, ma le sfide di viabilità portate dal Terraglio est e dalla cittadella della salute e le sfide infrastrutturali dell’imbuto del sottoppasso di via Venier e del collegamento ciclopedonale con l’ospedale a ponte della Gobba. Entrano nella partita anche l’area dove sorgeva il deposito di autobus Mom, in via Polveriera e l’ex consorzio agrario sulla circonvallazione esterna della città, tra via Nino Bixio e via Alzaia, vicino al ponte della Gobba, per la proprietà e il futuro del quale entrano nuovamente in campo Numeria e Regione Veneto. Il giornale ha provato a chiedere all’Amministrazione qualche nuovo aggiornamento sull’intera area, ma non ha ricevuto risposta.
Gli acquirenti hanno, dunque, altri interessi nell’area, che agevolano la riuscita del progetto, ma cosa implicherà, in concreto, l’operazione?
“In primo luogo - chiarisce il parroco - verrà mantenuta, naturalmente, la vocazione spirituale, ma anche educativa della parrocchia, con il convento, la scuola dell’infanzia, il teatro. L’area sportiva sarà ridimensionata e riqualificata, ma ci saranno comunque tre campi. La trattativa dovrà attendere anche il consenso della Diocesi, che sarà il garante che le cose siano fatte nel modo corretto. Dalla vendita potremo sistemare spazi capaci di produrre una redditività in maniera strutturata, cercando di costruire un’economia saggia e sostenibile a lungo termine, come ad esempio con la Facoltà di Medicina, che è già presente nelle nostre strutture, ma anche altre”.
Nelle valutazioni entrerà certamente la Diocesi e, poi, la comunità parrocchiale, che in ogni caso era stata coinvolta fin dall’inizio con il Consiglio per gli affari economici, il Consiglio pastorale e anche il gruppo giovani e catechisti.
“Parliamo di una parrocchia - ha concluso il sacerdote - sulla quale gravitano molte più persone dei residenti, circa 8.000, e questo per una pastorale molto inclusiva, umana e spirituale”.