martedì, 06 maggio 2025
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Santa Teresa di Lisieux, la "pratolina" di Gesù

Nelle sue memorie: “Storia di un'anima”, si riconosce proprio in un piccolo fiore del giardino di Dio. Teresa è convinta che “come il sole illumina nello stesso tempo i cedri e ogni fiorellino, come se questo fosse solo sulla terra, allo stesso modo Nostro Signore si occupa singolarmente di ogni anima...in modo da far sbocciare nel tempo stabilito la più umile pratolina”.

“La pratolina non pensava affatto che lì in mezzo all'erba del giardino nessuno la vedeva e che era un fiore povero e disprezzato; no, era molto soddisfatta, si volse diritto verso il sole caldo, sollevò lo sguardo e ascoltò l'allodola che cantava”. Chissà se Teresa di Gesù Bambino (1873-1897) conosceva questa favola di Andersen (“La pratolina”), ma nelle sue memorie: “Storia di un'anima”, si riconosce proprio in un piccolo fiore del giardino di Dio. Teresa è convinta che “come il sole illumina nello stesso tempo i cedri e ogni fiorellino, come se questo fosse solo sulla terra, allo stesso modo Nostro Signore si occupa singolarmente di ogni anima...in modo da far sbocciare nel tempo stabilito la più umile pratolina”. Se qualcuno rimane infastidito da un tale linguaggio, non fu così per il diciassettenne Albino Luciani, futuro Giovanni Paolo I, che in una ideale lettera alla santa confessò: “Fu per me un colpo di fulmine.“Storia di un fiorellino di maggio” l'avevate definita. A me parve la storia di “una spranga d'acciaio”, per la forza, il coraggio e la decisione, che da essa sprizzavano”. Il 17 maggio 1925, a soli ventott'anni dalla morte, papa Pio XI canonizzò Teresa alla presenza di oltre cinquecentomila pellegrini. Pio X l'aveva già definita “la più grande santa dei tempi moderni”. E poiché solo i santi capiscono bene i santi, nel 1997, davanti a un milione di giovani a Parigi, san Giovanni Paolo II annunciò la decisione di proclamare la piccola suora carmelitana “dottore della Chiesa”. Cosa poteva aver detto di così importante quella “pratolina”? Dentro una vicenda umana ferita fin dalla tenera età, per la morte della mamma, e segnata da una patologica ipersensibilità, Teresa scopre che la debolezza è il luogo della potenza del Signore. Intuisce che per arrivare a Dio ci vuole qualcosa di simile all'ascensore. Non saranno i nostri sforzi e meriti, ma la confidenza umile e gioiosa di chi si mette come un bimbo tra le braccia di Dio-papà, a sollevarci verso Lui. “La pratolina”, però, nei suoi ultimi diciotto mesi non vide più il sole, ma conobbe la notte oscura della fede. Il Signore la voleva seduta per sempre “alla mensa dei peccatori” quale testimone di fiducia.

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