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Spazi pubblici, che ne sarà a San Donà?

Il Comune trova qualche difficoltà a ripensare questi grandi spazi, come la caserma Tombolan Fava, l’inceneritore di Mussetta, l’ex liceo Montale. Come ci spiega l’assessore ai Lavori pubblici, Luigi Trevisiol, che abbiamo interpellato: “Vogliamo fare una perizia per sapere il valore di questi spazi, per poi valutare se venderli, o meno”
08/08/2025

L’ex liceo Montale, lo stadio Zanutto, la caserma Tombolan Fava, dove è tramontata l’ipotesi di un impianto di centrale all’idrogeno e l’inceneritore di Mussetta sono ampi spazi pubblici della città di San Donà di Piave, accomunati dalla necessità di rigenerazione dopo molti anni di abbandono.

Il Comune, tuttavia, trova qualche difficoltà a ripensare questi grandi spazi. Come ci spiega l’assessore ai Lavori pubblici, Luigi Trevisiol, che abbiamo interpellato: “Vogliamo fare una perizia per sapere il valore di questi spazi, per poi valutare se venderli, o meno”.

Il vecchio liceo di viale Libertà, ad esempio, necessita di importanti lavori di ristrutturazione: “Per questo, non può restare alle associazioni ancora a lungo - l’analisi di Trevisiol -. Verrà recuperata la vecchia palestra, che attraverso un investimento di circa 2 milioni di euro diverrà auditorium”, ci conferma l’assessore, secondo il quale la città possiede già numerosi spazi pubblici, cui se ne aggiungeranno nuovi nei prossimi anni: “Con l’apertura di porta Nord e della nuova fiera, la città potrà disporre di nuovi ampi spazi”.

Per questo, secondo la Giunta, è auspicabile vendere questi terreni, e poi con il ricavato della vendita ristrutturare gli edifici di edilizia popolare, molti dei quali oggi sono vetusti: si tratta, infatti, di costruzioni con 40/50 anni di vita, che inevitabilmente necessitano di interventi: “In questi ultimi due anni, è stata alienata una decina di vecchi alloggi pubblici, la cui ristrutturazione non era conveniente. Il ricavato, di circa 400.000 euro, è stato reinvestito per acquistare sei nuovi appartamenti in via Grassi, e sistemarne altri sette. Il numero di alloggi in gestione al Comune e Ater è, così, rimasto invariato, e si attesta a 130”. Certo, prosegue Trevisiol, “potremmo gestirne anche 150 per venire incontro alle 194 domande pervenuteci, ma non ci sono, al momento, investimenti in edilizia pubblica per costruirne di nuovi. L’occasione del Pnrr, che in questo caso si poteva sfruttare per fare un debito «buono», è stata persa. C’è qualche idea, ma è ancora presto per parlarne, perché i costi sono uguali, sia per l’imprenditore classico che per l’Ente pubblico”.

Tra le 194 domande, si annoverano molte famiglie straniere, oppure persone sole che hanno difficoltà a pagare affitti di almeno 500 euro.

Negli anni scorsi si era provato a intervenire in edilizia pubblica, mediante un progetto di co-housing, ma come spiega Trevisiol, l’iniziativa è ferma: “Il co-housing funziona bene nelle città più grandi, non ancora a San Donà. C’è richiesta, invece, di grandi condomini”.

Ed è notizia di queste settimana che l’Amministrazione comunale sta lavorando a una variante urbanistica particolarmente impattante, rilanciando lo sviluppo verticale. Il rischio, forse, è di accentuare la tendenza a costruire edifici di grandi dimensioni, dove prima vi erano case con giardino, perdendo di volta in volta, le aree verdi circostanti, fondamentali per sopravvivere a ondate di calore sempre più intense.

A questo proposito, l’assessore conclude: “C’è un piano degli interventi, approvato dalla Giunta precedente, che richiede almeno due posti auto per alloggio. Questa richiesta penalizza il verde esistente. La legge Veneto 2050, poi, prevede premi di cubatura. Lasciare il verde vorrebbe dire rinunciare a uno o due piani, ed è una scelta che solo pochi costruttori sono disposti a fare”.

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