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Da Roma ad Assisi: pellegrinaggio di pace nel segno del dialogo

Ebrei, musulmani, sikh, indù, religioni africane al Convegno internazionale interreligioso

“La vostra testimonianza è motivo di gioia, è motivo di consolazione, specialmente in questo tempo di conflitti, nei quali la religione viene spesso strumentalizzata per alimentare lo scontro”. Il dialogo interreligioso, al contrario, “è una condizione necessaria per la pace nel mondo, e pertanto è un dovere per i cristiani, come per le altre comunità religiose”. Sono le parole pronunciate da papa Francesco ai partecipanti al Convegno internazionale interreligioso, organizzato dal Movimento dei Focolari. Si è aperto venerdì 31 maggio a Castel Gandolfo e si è concluso, dopo l’udienza da papa Francesco in Vaticano, martedì 4 giugno ad Assisi. “Siamo più di 400 persone di tutte le religioni. Ebrei, musulmani, sikh, indù, baha’i, rappresentanti delle religioni tradizionali africane. Di circa 40 Nazioni del mondo”, spiega al Sir Antonio Salimbeni, corresponsabile del Dialogo interreligioso per i focolari. “E’ un convegno di persone che hanno già fatto un cammino insieme con la spiritualità del Movimento dei Focolari”. Un’esperienza animata dallo Spirito Santo che nel corso degli anni e nel solco illuminato dal carisma dell’unità di Chiara Lubich, ha saputo aprire “sentieri di dialogo e di incontro, a volte sorprendenti”. Come quello in Algeria, dove più di cinquant’anni fa, è nata una comunità interamente musulmana aderente al Movimento.

“Ci siamo ritrovati qui dopo tanti anni dall'ultimo incontro – racconta Salimbeni - e l’esperienza che stiamo facendo è incredibile, di famiglia e di presenza del divino”. “One human family”, è il titolo che i promotori hanno voluto dare al convegno. Per 3 giorni, al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, i partecipanti hanno discusso in plenaria e in panel tematici, delle varie sfide che stanno a cuore dell’umanità di oggi. Alcuni temi: “Chiamati a tessere rapporti di pace”; “Nelle relazioni interpersonali e internazionali, come le religioni possono contribuire alla Pace”; “L’impatto delle nuove tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale sulle relazioni interpersonali e nel dialogo tra le religioni”; “Sfide e opportunità di un’economia per la pace”; “Le religioni e la Pace col creato”. “Abbiamo toccato argomenti molto attuali -, racconta Salimbeni -, ma la cosa più interessante sono stati gli interventi e le prospettive che persone di tutte le religioni e di tutte le parti del mondo hanno proposto sui vari temi”.





E’ un momento storico di grande oscurità. Ci sono conflitti aperti e c’è, purtroppo, anche la prospettiva di una guerra nucleare. Cosa è emerso dai vari incontri?

Si è parlato tanto della pace e del ruolo che le religioni possono avere per contribuire a tessere legami di fraternità in questo momento così delicato. Le testimonianze che hanno portato persone che vivono in contesti di conflitto, hanno mostrato quello che sta succedendo e come sia possibile costruire la pace anche sotto una grande sofferenza. Il Papa ci ha incoraggiato ad andare avanti, ad essere sempre aperti. Il dialogo interreligioso – ha detto - è necessario, soprattutto oggi. Sono state parole di grande incoraggiamento. Ho visto i partecipanti uscire da quell'incontro con una grande carica di gioia per aver incontrato il Papa e con il desiderio di continuare e fare qualcosa.

Ma come si costruisce la pace in un mondo in cui pare che si parli solo di armi e di guerra?


E’ stato messo in luce l'aspetto personale e relazionale della pace. Ed è l’esperienza che si è vissuta in questi giorni tra ebrei, musulmani, buddisti, cristiani. Abbiamo parlato anche di geopolitica e dei passi necessari per costruire questa pace, ma l'accento è stato posto soprattutto sull’esperienza concreta che stiamo facendo. Della testimonianza di pace prima di tutto fra di noi che si vuole, poi, portare nel mondo. D’altra parte, è l’incontro concreto con l’altro a trasformare i tanti polarismi in relazione.

Chi è papa Francesco per i fedeli delle altre religioni?

Posso rispondere dicendo l'amore che hanno per Papa Francesco. Lo conoscono. Lo stimano. Una professoressa indù gli ha detto: “Voglio portare il tema della Laudato si’ nella mia università”. Sì, c'è un grande amore. Lo hanno accolto con un applauso che non finiva più. Un leader, il Papa è un leader che parla di pace oggi.



Quale significato ha essere andati ad Assisi per concludere il vostro incontro?

E’ un pellegrinaggio che ha un valore importantissimo in tutte le religioni. Significa mettersi in cammino per raggiungere insieme un luogo. E, poi, è la città di Francesco, l'apostolo della pace e dell'ecologia integrale.




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