Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Uno sguardo di infinità bontà
Se fosse proprio uno sguardo duro ad allontanare ancor più chi si trova in difficoltà e nell'errore?

“Voglio che questo cuore divorato dall'odio e dall'avarizia lo consideriate con pietà. Tristi passioni gli nascondono la luce...E soprattutto i mediocri cristiani che l'osservano gli nascondono questa luce”. Così Francois Mauriac (1885-1970), all'inizio del suo romanzo “Groviglio di vipere”, invita il suo lettore a porre uno sguardo buono sul protagonista la cui vita è aggrovigliata con il male. Tra chi si professa credente manca talora proprio questo sguardo, quasi per paura di diventare connivente con chi compie azioni riprovevoli. Ma se fosse proprio uno sguardo duro ad allontanare ancor più chi si trova in difficoltà e nell'errore? Nel carcere di Regina Coeli vi fu un soprassalto di commozione nei prigionieri quanto sentirono il vecchio papa Giovanni XXIII rivolgersi loro dicendo: “Ho messo i miei occhi nei vostri occhi...E' un padre che parla i figli”. Fu lo sguardo di infinita bontà di Gesù che travolse Pietro dopo che per tre volte lo aveva rinnegato. Nel cuore di chi è avvolto dalle tenebre interiori è talvolta uno sguardo di profonda compassione che riaccende la luce della speranza.