Il Governo Netanyahu
In questo, il Governo di Benjamin Netanyahu, tenuto sotto scacco dalla destra estrema,...
La perdita del lavoro, un infortunio, un lutto improvviso del capofamiglia, una truffa subita, il fallimento di un cliente, o la perdita pesante di un credito: a volte, basta il debito contratto per mandare i figli a scuola - quei 500 euro di libri di testo che non ce la fai proprio a pagare con lo stipendio - e la famiglia si ritrova in un vortice di tassi, debiti e penali che non può più ripagare.
In Italia sono quasi dieci milioni le persone sovraindebitate, ovvero che non hanno più la possibilità di rientrare dal debito, e che sono perseguitate dalle società di recupero crediti, rischiando di finire davanti al giudice. Il trend è al galoppo: in soli sei anni sono raddoppiate le famiglie sovraindebitate, e già nel 2018 si era arrivati al 10 per cento. Prima, la crisi del 2008, partita dagli Stati Uniti e arrivata come l’onda lunga di un maremoto sulle nostre spese e i nostri risparmi. Poi, la pandemia da Covid-19, che ha colpito tutti, in particolare chi ha visto rarefarsi la propria attività, una perdita solo in parte compensata dai “ristori”.
Certo, mutui e cartelle esattoriali sono stati sospesi, ma finito il Covid si sono dovuti pagare e, senza entrate, era difficile. Poi è arrivata la guerra, con il raddoppio delle bollette di luce e gas. Nel 2023 hanno chiuso i battenti 357.284 aziende: un aumento del 5,2 per cento rispetto al 2022.
Nel Veneto, è Treviso ad avere il record del debito medio per persona, quasi 30 mila euro, un dato che supera la media regionale del 30 per cento. Per distribuzione di casi di sovraindebitamento vince Padova con il 21 per cento, seguita da Verona al 20 e Venezia al 18. A guardare il titolo di studio, non si tratta di sprovveduti: quasi la metà ha il diploma di scuola media superiore. L’età media è di 50 anni, quindi nel pieno della capacità lavorativa. Un quarto di costoro ha un debito che supera i quarantamila euro.
Come si esce da queste situazioni? Non certo aprendo nuovi debiti, come spesso consigliano banche e finanziarie, genericamente riferendosi a ristrutturazioni del debito o surroghe dei mutui. Dal 2012 esiste la Legge 3, allora tragicamente definita “salva suicidi”. Nacque sulla spinta dell’ondata emotiva suscitata dalla morte di piccoli imprenditori o liberi professionisti, che non riuscivano più a uscire dalla gabbia dei debiti e vedevano i loro sforzi vanificati dal continuo crescere degli interessi. Si deve fare attenzione: stiamo parlando non di truffatori, ma di persone che, per ragioni congiunturali o problemi personali, non sono più riuscite a onorare i debiti. La legge tutela consumatori, lavoratori autonomi, liberi professionisti, imprenditori agricoli, associazioni, enti non commerciali, start-up innovative, enti pubblici ed eredi di imprenditori defunti.
Attraverso questa legge è possibile ristrutturare, o persino cancellare, debiti contratti con banche, finanziarie e Agenzia delle entrate, liberandosi da pignoramenti, ipoteche e cartelle esattoriali. Il grande vantaggio della Legge 3 è che, dal momento in cui si presenta la domanda, ogni atto esecutivo viene sospeso: nessun creditore può più agire, in attesa che il giudice valuti il piano di rientro. Il debitore, assistito da un “advisor” - un consulente esperto nella Legge 3 - deve documentare in modo trasparente la propria situazione economica e patrimoniale per la valutazione dell’Organismo di composizione della crisi (Occ), e la successiva trasmissione al Tribunale.
Sono previste diverse procedure di rientro, e anche chi non ha beni o un reddito stabile può comunque accedere alla procedura, dimostrando la propria buona fede e la volontà di risollevarsi. La legge, infatti, non punisce l’insolvenza, ma tutela chi, a causa di difficoltà economiche o personali, non riesce più a far fronte ai propri impegni. Con questa norma, ad esempio, un giudice può chiedere di versare 350 euro al mese per tre anni a chi ha come unica entrata uno stipendio di 1.500 euro. Lo Stato, insomma, non offre soltanto un piano di rientro, ma una possibilità concreta di ripartire.
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