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La terra è per tutti

Ogni dono che viene dall’alto esige una nostra risposta, che non deve consistere solo nel ringraziamento, ma anche in un impegno personale e comune per la salvaguardia del Creato
07/11/2024

Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace” ha scritto un messaggio il cui titolo: “La speranza per il domani: verso una agricoltura più sostenibile”, sintetizza molto bene il contenuto dell’appello di quest’anno.

La creazione è un dono che Dio ci ha affidato e noi di questo dobbiamo essergli grati e riconoscenti. La gratitudine, però, scrivono i Vescovi, deve trasformarsi in impegno, in progettualità, in azioni concrete se vogliamo evitare che i paesaggi diventino un lontano ricordo di quello che sono stati, residuo dello scarto e dell'abbandono. Pertanto, ogni dono che viene dall’alto esige una nostra risposta, che non deve consistere solo nel ringraziamento, ma anche in un impegno personale e comune per la salvaguardia del Creato.

Il saccheggio della Terra

La logica del profitto e lo sfrenato consumismo ci stanno spingendo, purtroppo, verso uno sfruttamento disordinato della terra, delle foreste e delle acque, fino a compromettere, a volte irreparabilmente, la loro sopravvivenza. Sul clima, ad esempio, al di là di ogni assurdo negazionismo, bisogna riconoscere che stiamo andando, non senza una buona dose di incoscienza, verso un punto di non ritorno. Lo sfruttamento scriteriato delle risorse naturali, al fine di procurarsi un profitto sempre più alto e la mancanza di rispetto per la natura, ci stanno, purtroppo, già presentando un conto salato.

Nell'enciclica Laudato si’, papa Francesco scrive che la terra oggi è un luogo saccheggiato e maltrattato e richiede una “conversione ecologica”, un cambiamento di rotta, affinché l'uomo si assuma la responsabilità di un impegno per “la cura della casa comune”.

Un impegno che deve includere anche lo sradicamento della miseria, l’attenzione per i poveri, l’accesso equo, per tutti, alle risorse del pianeta.

Destinazione universale dei beni

Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene al bene di tutti gli uomini e di tutti i popoli e, pertanto, i beni creati debbono essere partecipati equamente a tutti, secondo la regola della giustizia inseparabile dalla carità (GS 69).

In quest’ottica, scrive papa Francesco, rientra la regola d’oro della vita sociale, ossia il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni.

La dottrina sociale della Chiesa e tutta la tradizione cristiana non hanno mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata, né della terra, né dei beni che si producono onestamente con il proprio lavoro e ingegno. Anzi, hanno sempre messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà (Ls 93).

La proprietà privata, perciò, ha inscritta in sé una precisa responsabilità sociale. L’uomo, infatti, non ha un diritto assoluto sulla natura, bensì un mandato di cura, conservazione e sviluppo in una logica di destinazione universale dei beni, affinché essi tornino a vantaggio di tutti e non solo di alcuni. Per questo, per i cristiani il comandamento “non rubare” si declina anche come impegno a condividere quanto si ha con coloro che non possiedono niente per vivere e il “non uccidere” come responsabilità a non lasciare morire di stenti e di fame i poveri di questo mondo. Tutto questo unito alla decenza di non ostentare mai, in modo smaccato, la propria ricchezza.

Gratitudine e riconoscenza

Questa Giornata, come dicevamo, ci richiama soprattutto al dovere di ringraziare ed essere riconoscenti verso Dio e gli altri per quello che siamo e che continuiamo a ricevere.

Oggi, purtroppo, stiamo perdendo una certa sensibilità umana e persino la pur minima buona educazione, quelle che ci fanno essere riconoscenti verso gli altri e dire “grazie”. In una società nella quale vengono sempre più enfatizzati i diritti individuali e sempre meno i doveri verso le istituzioni sociali e chi offre dei servizi, tutto diventa una pretesa, un atto dovuto e una prestazione per quello che altri ci devono. E non solo nei confronti di chi svolge un’attività retribuita, ma anche, ormai, verso coloro che sono impegnati nel volontariato e nel servizio di carità.

Ci sono molte persone, fondamentalmente egocentriche, che sentono di non avere nulla per cui ringraziare e che ritengono di avere sempre ragione.

Chi vive, ad esempio, negli ambienti scolastici sa bene i problemi sorgono con alcuni genitori a motivo dei figli e come sia difficoltoso instaurare una vera “alleanza educativa” tra scuola e famiglia. Eppure, il ringraziare e la gratitudine fanno sentire bene tutti e rassicurano sia gli altri che noi stessi, perché stimolano la generosità, migliorano le relazioni con gli amici e anche con gli estranei. In una parola, ci fanno essere più umani.

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