La situazione dei palestinesi nella striscia di Gaza (ma anche in Cisgiordania), è sempre più drammatica...
Attacco a Gaza, l’accorato appello di papa Leone

“Esprimo la mia profonda vicinanza al popolo palestinese a Gaza, che continua a vivere nella paura e a sopravvivere in condizioni inaccettabili, costretto con la forza a spostarsi ancora una volta dalle proprie terre”. Leone XIV ha concluso l’appuntamento del mercoledì in piazza San Pietro, lo scorso 17 settembre, con l’appello per la pace finora più forte del pontificato.
“Davanti al Signore Dio onnipotente, che ha comandato «Non ucciderai», e al cospetto dell’intera storia umana, ogni persona ha sempre una dignità inviolabile da rispettare e da custodire - ha denunciato il Papa -. Rinnovo l’appello al cessate il fuoco, al rilascio degli ostaggi, alla soluzione diplomatica negoziata, al rispetto integrale del diritto umanitario internazionale. Invito tutti a unirsi alla mia accorata preghiera, affinché sorga presto un’alba di pace e di giustizia”.
“La situazione continua a essere molto grave in tutta la Striscia, particolarmente nella città di Gaza”, racconta, intanto, in un video al Sir, padre Gabriel Romanelli, parroco della comunità cattolica locale, dopo che Israele ha lanciato, martedì 16, un’operazione militare estesa su Gaza City, con raid aerei intensi, focalizzati sulle infrastrutture di Hamas, accompagnati da un avvertimento, perché i residenti lascino la zona e si dirigano verso il sud della Striscia. Molti quartieri sono stati evacuati, altri resistono: “La maggior parte della popolazione non vuole andarsene, perché hanno già vissuto l’esperienza dello sfollamento. All’inizio della guerra sono partiti in 700.000, ma si continua a bombardare ovunque: nord, sud, centro. Si distruggono case, tende, si perdono vite”.