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In Bangladesh i nostri missionari non sono più al sicuro: "Troviamo il coraggio di restare nella forza del Risorto"
Parla un missionario che, per motivi di sicurezza, preferisce mantenere l'anonimato: "Siamo senza parole e nel cuore una domanda non ci lascia: cosa faremo? Cosa capiterà?. La situazione è difficile da valutare. I gruppi che si rifanno al radicalismo islamico sono una fungaia. E' all’interno di quest’anima islamica che si combatte".

Dopo aver seguito nello scorso 1° luglio l’attacco violento su civili che stavano trascorrendo la serata presso un ristorante a Dhaka, dove nove italiani assieme ad altre undici persone di altre nazionalità sono state assassinati in modo indescrivibile, noi che viviamo qui siamo rimasti senza parole. I media hanno occupato abbondantemente lo spazio per raccontare questa ennesima barbarie e così il silenzio e il pianto sono tutto ciò che ci rimane.
Noi siamo ancora silenziosi cercando di capire, di cogliere qualche elemento per cercare una ragione, per dire a noi stessi qualche cosa. Vedendo le foto sui giornali del gruppo degli attentatori, uccisi a loro volta dalle armi dell’esercito intervenuto, si rimane ancora più a disagio. Belle persone. Giovani ricchi, colti, a cui non mancava niente. Questo rende ancora più difficile trovare un appiglio, qualcosa da dire.
L’attentato è arrivato preceduto da una scia di sangue. Già da un anno e mezzo a questa parte, con una sequenza quindicinale, ci sono stati assassini, assalti a persone residenti nel paese, stranieri e non. Rappresentanti di diverse religioni, giornalisti, blogger, pastori e missionari di diverse chiese. Quasi segni premonitori di ciò che poi è accaduto due settimane fa.
Siamo senza parole e nel cuore una domanda non ci lascia: “Cosa faremo? Cosa capiterà?”. La situazione è difficile da valutare. I gruppi che si rifanno al radicalismo islamico sono una fungaia. Ed è all’interno di quest’anima islamica che si combatte.
La divisione del paese è molto forte, sin dal suo nascere nel 1971. Una divisione che non è mai stata colmata. Ha sempre convissuto esacerbando gli animi con una violenza in crescendo. Una violenza ostentata. Gruppi fuori controllo che hanno portato avanti questa guerra a macchia di leopardo in tutto il paese, tenendo così alta la tensione. Molte volte le minoranze etniche sono state attaccate, fatte oggetto di violenza e sopraffazione. E così anche le minoranze religiose.
Alla fine di tutto la cornice che definisce questa violenza gratuita, quasi fosse un gioco, è il potere da esercitare sul paese. Molti semi avvelenati sono stati seminati a piene mani. Semi che sono germogliati e stanno fruttificando morte.
Per gli stranieri la tensione è molto alta. Invitati alla massima attenzione, a ridurre gli spostamenti, siamo sotto scorta armata. Certo non è bello stare qui, sapendo che in ogni momento potrebbe capitare qualcosa. Abbandonare, però, sarebbe lasciare ancora più solo questo piccolo gregge che il Signore si è scelto per essere un raggio di Luce in questo paese.
La forza del Risorto ci rafforza nello restare e nello restare a mani nude, disarmati. In una offerta umile più forte della morte. Sul luogo della tragedia una corona di fiori deposta con la scritta: “Forgive us”, Perdonaci. Un seme che lo Spirito ha gettato.
Il Principe della Pace ci accompagni in questo pellegrinaggio, accanto ai sofferenti e in preghiera per chi lavora nella tenebra.