lunedì, 05 maggio 2025
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Così vinceremo il terrorismo

Non vinceremo questa battaglia mettendoci contro tutti i musulmani, ma facendo alleanza con i musulmani moderati (la grandissima maggioranza, il 97%). Dobbiamo cercare alleanze all’interno dell’Italia e all’esterno.

Molte volte viene usata l’espressione “evento del secolo” o “svolta epocale” per indicare un passaggio fondamentale in un certo momento storico. Evidentemente, chi legge la cronaca come fosse storia rischia di prendere fischi per fiaschi.
Tuttavia pare che il solo impressionante elenco di ciò che è accaduto venerdì 26 giugno ponga quel giorno come un punto fisso nella storia: l’attacco con decine di morti e feriti in una spiaggia di Tunisi ad opera di un fanatico religioso salafita, l’attentato esplosivo in una moschea sciita a Kuwait che ha ucciso almeno 27 persone e ferite altre 200, la decapitazione di un francese dentro la sua azienda, l’esplosione di un'autobomba contro la base delle truppe di peacekeeping (letteralmente mantenimento della pace) dell'Unione africana a Leego (130 chilometri a sud della capitale Mogadiscio) con un successivo scontro a fuoco terminato, riferisce l'agenzia Reuters, dopo oltre tre ore, lasciando a terra 50 soldati del Burundi.

Chi è contro chi

Tutti questi attentati sono stati rivendicati dall’Isis, dallo Stato Islamico che si è costituito sulle spoglie di Iraq e Siria.
Gli obiettivi sono i musulmani sciiti, i musulmani che hanno buone relazioni con il mondo occidentale e l’Occidente stesso. In altri termini è una parte del mondo islamico sunnita che attacca chi non la pensa allo stesso modo, chi non applica integralmente la sharia (la legge islamica) che l’Isis invece professa. Questi si ritrovano ad essere nemici dell’Isis. Poi ci sono gli amici che hanno creato o sostengono l’Isis. Lo Stato Islamico continua a ricevere aiuti da altri Paesi, senza rifornimenti non potrebbe sostenere la guerra che sta combattendo

Siamo al paradosso militare, perché Isis sta vincendo su diversi fronti senza forze aeree. E’ la prima volta, da un secolo, che una forza militare si sta imponendo senza avere il dominio dei cieli. L’Isis riceve armi e combattenti attraverso un mondo sunnita (Arabia Saudita e Qatar in testa) che continua a finanziare e a fare da intermediatore per le armi; buona parte delle armi sono state costruite in Croazia e Serbia (arsenali dell’ex Jugoslavia) e sarebbero giunte tramite l’Arabia Saudita e la Giordania. L’altro grande alleato dell’Isis è la Turchia che sostiene chi è contro i curdi e perciò lascia che armi e combattenti attraversino le sue frontiere.
Noi italiani siamo contro lo Stato Islamico ma noi siamo amici di chi è amico (non ufficiale) dello Stato Islamico. Sarebbe bello chiedere ai nostri politici: con chi stiamo? Chi combattiamo? Combattiamo?

Terrorismo islamico in Italia

E’ evidente. La strategia adottata dall’Isis e la matrice islamica di chi ha generato questo mostro di violenza ci fa dire che si tratta di terrorismo islamico.
Eppure tutto ciò non significa che siamo in guerra contro l’Islam. La Fondazione Leone Moressa ha promosso un’indagine ad un campione significativo di musulmani in Italia (vi sono musulmani immigrati e musulmani con cittadinanza italiana: seconde generazioni, naturalizzazioni e musulmani italiani), chiedendo cosa pensino del califfato e del terrorismo: “I risultati dimostrano che il 97% degli intervistati condanna l’Isis. Per quanto riguarda il restante 3%, che sostiene che l’Is diffonda i valori dell’Islam, non si può dire che sia effettivamente a favore o simpatizzante”. Ovviamente quest’ultimo dato resta da decifrare. Potremmo immaginare quel 3% di chi stima l’Isis come chi in Italia stima grandemente il Fascismo o le Brigate Rosse o piuttosto come il serbatoio da dove potrebbero uscire i terroristi? E’ interessante l’opinione dei musulmani in Italia rispetto all’Isis e ai foreign fighter (letteralmente combattenti stranieri): più dell’80% si dissocia da questi fenomeni, giudicandoli atti terroristici e non legati alla comunità islamica.
In sintesi emerge un dato confortante, la comunità islamica in Italia vive una netta contrapposizione al terrorismo e all’avanzata dell’Isis.

Sconfiggere il terrorismo

E’ evidente che agli italiani adulti la parola terrorismo evoca gli anni di piombo, gli anni degli omicidi commessi da chi voleva cambiare la società a forza di uccidere chi era ritenuto ostacolo.
I brigatisti rossi riuscirono a compiere le loro pazzie finché furono sostenuti da una parte della società civile e da una parte delle forze politiche. Quando tutti si si resero conto che quella ideologia era fuori dal mondo e portava solo morte, i terroristi si trovarono isolati e le forze di polizia poterono colpirli.
E’ una storia da ricordare. E’ una vicenda che ci insegna che non vinceremo il terrorismo islamico mettendoci contro tutti i musulmani, ma facendo alleanza con i musulmani moderati (la grandissima maggioranza, il 97%). Dobbiamo cercare alleanze all’interno dell’Italia e all’esterno. Se siamo veramente amici degli islamici loro stessi isoleranno chi è terrorista. L’Isis colpisce la Tunisia perché è aperta all’Occidente. Se l’Occidente abbandona la Tunisia (non l’aiuta più, non ci va in ferie, non ci lavora), la Tunisia cadrà in mano agli integralisti.
Probabilmente tutto ciò sembra ingenuo. Ma l’alternativa è diventare uno stato di polizia e scacciare tutti gli islamici. In questo caso chiediamoci se questo è quello in cui crediamo, se questa è il nostro essere cristiani, se questa è l’Italia e l’Europa nelle quali vogliamo vivere.

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