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Il futuro di Treviso? Uscire dalla logica dei veti e allargare l'orizzonte

Il presidente dell'Ascom interviene sul dibattito in corso: "Occorre dare identità e vocazione ai quartieri ed andare oltre il penoso gioco dei veti incrociati”.

26/06/2014

I veti incrociati sulla pedonalizzazione aprono, ancora una volta, lo sguardo sul futuro della città chiedendo a tutti di allargare gli orizzonti e di pensare con un’ottica diversa dal passato.

Treviso “non è più” quella di uno o due decenni fa, nemmeno quella di cinque, sei  anni fa, ma “non è ancora” la città “smart”, moderna, efficiente, tecnologica, del futuro, quella tratteggiata nella campagna elettorale di un anno fa, quella che, in pratica, vorremmo tutti. Con piazze animate, parcheggi comodi, wi-fi, tavolini all’aperto, verde, mezzi pubblici efficienti e sostenibili.

Siamo in una fase di forte transizione ed il tentativo avviato dall’Amministrazione di procedere con la pedonalizzazione – processo dal quale non si può prescindere per ripensare il centro storico- è solo uno dei passaggi indispensabili che potranno concorrere a ridisegnare la città che non c’è ancora. Il futuro dipende non solo dall’esito di una corretta pedonalizzazione- che non potrà di certo fermarsi di fronte ai timori di pochi o alle accuse infondate di alcuni- ma anche dalla capacità di dare forza, identità e vocazione ai quartieri, in una logica territoriale che dovrà trasformarsi in una nuova coesione. Non dovrà essere “smart” solo la “city”, ma l’intero “land”, ovvero la corona di quartieri ed il territorio circostante

Ogni quartiere deve riscoprire una vocazione autentica, liberando potenzialità e risorse, e su quella costruire il proprio futuro, trasformando così l’intera città in un luogo di scambio propulsivo con più anime e più cuori pulsanti, abbandonando la logica dell’unicità del centro, inteso come punto di attrazione e palcoscenico di grandi eventi, e dell’abbandono contestuale delle periferie e dei quartieri. Questa dimensione aperta e di continuità è imposta dall’evoluzione dei tempi –(nessuna città moderna può permettersi di trascurare i territori circostanti)- dalla residenzialità – visto che la maggior parte dei cittadini risiede nei quartieri- ma anche dalle nuove dimensioni aggregative che ci impongono di stabilire nuovi assi territoriali con gli altri capoluoghi e di lavorare su scala con i comuni limitrofi.

La Confcommercio mette a disposizione delle imprese, ma anche dell’Amministrazione, per ogni quartiere, fiduciari e delegati, con l’obiettivo di assicurare il massimo della capillarità, della rappresentanza e dell’interazione nel territorio: 9 imprenditori (1 per quartiere), veri “sensori” del territorio che operano a stretto contatto con residenti ed imprese e che sono in grado di trasferire all’Associazione ed alle Istituzioni difficoltà ed esigenze specifiche, ma anche soluzioni.

Solo attraverso un cambiamento vero, potremmo definirci – tutti- imprenditori compresi - cittadini “trevigiani”, ma anche “europei” e del “terzo millennio”. Diversamente rischiamo solo di fermare il futuro e di diventare vittime di una retorica vuota che rende la trevigianità uno sterile e poco qualificante chiaccherìo, vecchio ed incapace di cambiare.

Il dibattito di questi giorni, purtroppo, lo sta dimostrando.

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