martedì, 06 maggio 2025
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Costi del metano schizzati in alto, è una disperazione

Intervista a Dante Natali, presidente di Federmetano: "L'Europa pretende di decidere la strada per arrivare a emissioni zero, punta solo sull'elettrico, invece dovremmo dare una chance anche ai biocarburanti. Il metano in forma liquida è l'unica alternativa per il trasporto pesante a gasolio". 

Per le pompe che distribuiscono metano per auto è un dramma. Le cronache riportano anche di un suicidio tra i padroncini delle stazioni di servizio dedicate al metano per auto. Sta succedendo l’inimmaginabile: il carburante più ecologico e più economico, il metano appunto, ha in qualche caso più che quadruplicato il suo prezzo. Nel 2020 non raggiungeva l’euro al chilo e oggi in alcuni casi si arriva a sfiorare i 5 euro, con grandi oscillazioni tra i vari rivenditori (altre stazioni riescono a stare sui 2,5 euro). 

Presidente Dante Natali, lei è alla guida di Federmetano, qual è la situazione? Gli impianti chiuderanno? 

Si stima che oggi, in Italia, il settore del metano liquido o gassoso per autotrazione impieghi 5 mila persone direttamente e 20 mila nell’indotto. Come Federmetano rappresentiamo il 30 per cento della rete distributiva, circa 160 aziende e con le officine di revisione e assistenza, oltre che agli installatori arriviamo a circa duecento aziende. Certo che siamo alla disperazione, da ottobre 2021 il metano per autotrazione è aumentato di sei volte già prima dell’inizio della guerra in Ucraina, in agosto 2022 si è registrato il picco con un prezzo sedici volte superiore alla media degli ultimi anni. Dallo Stato, come unico provvedimento, abbiamo ricevuto la riduzione dell’iva del 30 per cento come per tutti i carburanti, ma, come tutti possono constatare, benzina e gasolio hanno subito aumenti meno devastanti.

Il prezzo del metano ha cominciato a salire prima della guerra in Ucraina: perché? 

Verso la fine dell’estate del 2021 la corsa del prezzo ci ha messo in allarme. Abbiamo mandato la prima lettera al Governo, spiegando che senza interventi ben presto il metano sarebbe stato  fuori mercato. Famiglie a medio e basso reddito, che con questo carburante avevano la possibilità di circolare a prezzi più contenuti, sarebbero andate in crisi. Non si è fatto nulla, il 26 agosto abbiamo raggiunto la punta massima con 344 euro a megawattora, così oggi si calcola il prezzo del gas. I nostri piccoli imprenditori sono spettatori di una situazione più grande di loro, non possono che subirla.

Quanto contano i fenomeni speculativi?

Con la guerra una delle due parti utilizza il gas come strumento di pressione sull’Europa intera. Prima della guerra la giustificazione era che si usciva dalla pandemia, c’era una forte ripresa dei consumi di gas, sembrava che i grandi distributori mondiali non avessero calcolato bene i quantitativi. Il gas negli stoccaggi era scarso, faceva eccezione l’Italia, dove il metano non ha mai scarseggiato. Superata la fase di riempimento, eravamo convinti che tutto rientrasse, tanto più che nel 2021 non c’è stato aumento dei consumi rispetto al periodo pre-pandemia. Si è parlato di maggiore richiesta da Oriente, in realtà la Russia finora ha solo un piccolo gasdotto che dalla Siberia va in Cina. Determinante è stato il taglio dei rifornimenti dalla Russia.

Avevamo puntato sul metano perché era energia pulita, ora siamo in mezzo al guado, sia i proprietari di auto a metano che i distributori. 

Un milione e 100 mila famiglie hanno puntato sul metano per autotrazione. E’ il  carburante fossile meno impattante. Ma la cosa più interessante è che 1.520 distributori della rete distribuiscono metano in forma bio. Il biometano è uguale al metano, ma viene ottenuto dai rifiuti, dalla parte organica del rifiuto cittadino, da scarti agricoli , da fanghi di depurazione. Il biometano ha la stessa formula chimica del metano, ma il vantaggio è enorme: non ci sono emissioni dopo la combustione e noi rinunciamo a carburante fossile per circa il 30 per cento: 300 milioni di metri cubi in autotrazione. Un’auto euro zero, trasformata in metano e utilizzata a biometano, ha un impatto ambientale nullo.

Ora quali sono le prospettive per il biometano, perché è così lenta questa produzione quando in Val Padana è proprio il metano liberato dai grandi allevamenti a inquinare? 

Sono complicati i permessi, la burocrazia. Si stima che saremmo in grado di produrre sei miliardi di metri cubi di metano, il 10 per cento del nostro consumo nazionale. Questi investimenti tecnologici potrebbero avere ricadute enormi, creare posti di lavoro sul territorio, un ciclo economico virtuoso tutto interamente rinnovabile, diversamente dall’elettrico.

Che dire ai proprietari di auto a metano? Devono andare a benzina? 

Siamo intervenuti su tutti i decreti per ottenere emendamenti per ridurre il prezzo alla pompa. Disaccoppiare il biometano potrebbe essere un aiuto immediato e veloce, un buon numero di distributori potrebbero venderlo a un prezzo ragionevole. Qualcuno ha ancora prezzi bassi, perché avevano stipulato contratti di fornitura biennali, ma anche questi contratti finiranno. Se poi troviamo il metano a 5 euro al chilo, vuol dire che non si vuole vendere: meglio restare fermi, che subire condizioni insostenibili. Infine, chi oggi vuole stipulare un contratto di fornitura deve sottostare a condizioni capestro, i grandi fornitori già fanno fatica a garantire i contratti in essere, così preferiscono non farne più.

Che fare? 

Possiamo resistere solo se il metano è collocato più in basso rispetto agli altri carburanti. Se non abbassiamo il prezzo una infrastruttura strategica, costruita da privati, andrà perduta e perderemo la possibilità di distribuire il biometano su tutto il territorio nazionale. Chiuse le porte anche alla sperimentazione del carburante misto “metano idrogeno”, un ottimo carburante che rende ragionevoli i costi di produzione dell’idrogeno. L’Europa pretende di decidere la strada per arrivare a emissioni 0, vuole solo l’elettrico, invece dobbiamo puntare alla “neutralità tecnologica” e dare una chance anche ai biocarburanti. Il metano nella forma liquida è l’unica alternativa per il trasporto pesante  a gasolio, un camion o un tir a batteria è irrealizzabile. Il metano liquido o il bio metano raffreddati a meno 161 gradi, in Italia sono già 130 i distributori di questo carburante, possono coprire questo segmento del trasporto senza problemi e senza inquinare.

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