Il Governo Netanyahu
In questo, il Governo di Benjamin Netanyahu, tenuto sotto scacco dalla destra estrema,...
Primo incontro con le nuove arrivate in oratorio, con il parroco, don Mario Marostica, gli operatori Caritas e le donne ucraine del territorio che fanno da interpreti
 Il dolore lancinante e crudele prodotto dalla guerra che ha colto le popolazioni dell’Ucraina giunge oggi davanti ai nostri occhi. Ha i volti di Svetlana madre di famiglia, di Valentina, già bisnonna a 67 anni, di Yelena, giovane mamma. Sono donne, bambini e adolescenti in età scolare, appena giunti dalle zone bombardate, dopo un lungo viaggio che li ha visti attraversare con mezzi di fortuna l’Ungheria e la Slovenia per approdare da parenti e conoscenti ad Arcade.
Li abbiamo incontrati in oratorio, presenti il parroco don Mario Marostica, gli operatori Caritas, le donne ucraine che lavorano qui e che fanno da “ponte” per i nuovi arrivati. Abbiamo voluto farci investire dal loro dolore, dalla loro paura, dall’angoscia di essere separati dai propri cari; abbiamo ascoltato il racconto della loro drammatica esperienza. Abbiamo condiviso un momento di preghiera che unisce i cuori e preso nota delle necessità immediate che ci hanno presentato con dignità. 
Ora si cercherà di trovare loro una sistemazione provvisoria; poi, interfacciandoci con Caritas tarvisina e con il Comune, si percorreranno tutti i passaggi che portino a un po’ di tranquillità. 
La generosità delle famiglie del paese si è già fatta avanti, in diversi hanno risposto all’appello del parroco, aprendo le porte di casa a dei fratelli e sorelle che stanno vivendo un esodo di enormi proporzioni. 
Quell’accoglienza diffusa che tanto ha fatto discutere durante gli anni scorsi, sembra molto più realistica e attuabile in questi frangenti in cui l’umanità violata delle persone ci chiede di non distogliere lo sguardo, ma di condividere lacrime e speranze, grida di dolore e aneliti di pace che hanno bisogno dell’impegno di ciascuno e di tutti.