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Intervista: il direttore Giovanni Costantini presenta il concerto di Capodanno

Dal 26 dicembre al 2 gennaio l’orchestra Filarmonia Veneta sarà impegnata in undici date in tutto il Veneto
18/12/2025

Dal 26 dicembre al 2 gennaio l’orchestra regionale Filarmonia Veneta (Orv) sarà impegnata in undici date in tutto il Veneto con il tradizionale concerto di Capodanno. A raccontarci l’appuntamento è il direttore d’orchestra di questa produzione, Giovanni Costantini, che guiderà i musicisti e due cast di cantanti in un percorso musicale che si prospetta, letteralmente, ricco di emozioni. Vicentino classe 1983, Costantini è stato maestro preparatore della Alpe Adria Jugendsinfonieorchester di Klagenfurt, ha diretto orv Filarmonia Veneta e la Giovanile in seno all’istituzione, nonché per due edizioni del Festival del Cinema di Venezia e per il Galà Europeo del Sassofono. È ideatore e direttore artistico del progetto “Anima”, quartetto d’archi con il legno dell’Avez del Prinzep.

Per chi si suona (e dirige) un concerto di Capodanno?

Per tutti. Sarei tentato di paragonarlo alla messa di Natale, intesa come quel rito a cui partecipano anche coloro che non vanno spesso in chiesa durante l’anno, e, dunque, il concerto di Capodanno è anche per chi non è abituale frequentatore dei concerti. Per questo, auspicabilmente deve toccare il gusto e il piacere di un pubblico eterogeneo, che possa trovare in quell’evento un momento di tradizione in cui riconoscere anche la propria identità. Quindi il concerto proporrà un mix di opera italiana con Donizetti, Verdi e Puccini, che i nostri nonni ascoltavano regolarmente, e di tradizione viennese, quindi valzer e polke di Strauss, che, grazie alla cosiddetta musica da salotto, erano altrettanto noti alle generazioni precedenti alla nostra – e li ballavano, anche. Entrambi fanno in qualche modo parte della nostra tradizione.

Come si scelgono i brani da proporre a un concerto così tradizionale, volendo introdurre anche qualche elemento di novità?

La scelta dei pezzi, e quindi del programma, è stata mia, ma con un dialogo importante con l’orchestra e i cantanti. Le due colonne portanti saranno Verdi all’inizio, perché era maestro nella pienezza del suono dell’orchestra, per cui darà un’apertura di grande vibrazione, e il valzer “Sul bel Danubio blu” di Strauss in chiusura, in omaggio alla tradizione. Nella mia “formula” del concerto di Capodanno c’è un’alternanza tra brani e autori molto noti e altri pressoché sconosciuti, come Smetana, Offenbach e Prokof’ev, ma che possono diventare per gli spettatori un’occasione per conoscere buona musica fino a quel momento ignota. In questa alternanza tra pagine tradizionali e altre più inusuali, dev’esserci anche un ritmo di stati d’animo e di sentimenti: ci saranno musiche orientate alla leggerezza e alla brillantezza, ma non mancheranno il pathos e la tensione emotiva, la nostalgia, il ricordo, persino il furore e il rancore. È un ventaglio di emozioni che appartiene al quotidiano di un anno del nostro vissuto e che in quel momento andiamo a celebrare.

Eppure oggi la musica classica sembra qualcosa di molto lontano da una pratica quotidiana in cui ricercare uno specchio dei nostri moti dell’anima.

Il quotidiano può essere sublimato dalla bellezza dell’arte. Nel nostro territorio, e parlo anche soltanto del Veneto, siamo circondati da tanta bellezza – storica, architettonica, paesaggistica, naturale – di cui potremmo godere e beneficiare, e invece ci passiamo sopra con suv e furgoni e camion senza guardarci attorno, senza capire che imbrattare la bellezza “esteriore” implica imbrattare anche la nostra bellezza interiore. Senza disturbare Dostoevskij e la sua bellezza che salverà il mondo, direi che è fondamentale esaltare la bellezza che ci circonda, il che significa trovare all’interno di una giornata il tempo per ascoltare una bella musica che ci piace, stando fermi e senza guardare il telefono, oppure fermarsi a osservare una facciata per come è illuminata dal sole in quel momento, oppure incappare in una poesia. Sono tutte forme di carezze all’anima: più che di grandi eventi abbiamo bisogno di gocce di bellezza.

A proposito di bellezza e cultura del territorio, qual è il rapporto che si è creato con l’Orv?

La Filarmonia Veneta è in un momento bello, prezioso e delicato. Sta vivendo una rinascita grazie alla cura che il presidente Alberto Barbaro e le persone che ha attorno, per lo più musicisti, ma anche imprenditori illuminati, stanno dedicando a questo soggetto, e grazie anche alla direzione artistica da parte di un musicista e uomo con vedute artistiche importanti come Danilo Rossi. Io sono lusingato di lavorare con loro e sono anche molto felice di sapere che il 2026 per Filarmonia inizierà con una tornata di audizioni per musicisti under 32, perché significa che stanno mettendo tra le loro priorità il tema del passaggio generazionale. Ad esempio, probabilmente io sono più giovane dell’età media delle persone che andrò a dirigere e questo è per me un privilegio, perché mi permette di imparare dalla loro esperienza, e anche un’occasione di portare il modus operandi della nuova generazione.

A proposito di anno nuovo e di speranza, come si augura che tornino a casa gli spettatori/uditori del concerto?

Con il desiderio di tornare l’anno dopo o di andare presto a un altro concerto di musica “classica”. Sono felice di poter dire che è quasi una certezza, perché in tutti i luoghi in cui ho proposto il concerto di Capodanno il seguito è cresciuto. Se torna, vuol dire che il pubblico ha apprezzato e si è divertito e noi come musicisti abbiamo bisogno di divertire il pubblico, di un divertimento che è più che intrattenimento, ma benessere dell’anima.

Nel nostro territorio, il concerto di Capodanno della Filarmonia Veneta si terrà al Teatro Maffioli di Villa Benzi di Caerano di San Marco il 26 dicembre alle 20.45, il 27 alle ore 21 al Palateatro di Villorba, il 30 a San Martino di Lupari, l’1 gennaio alle 11 e il 2 alle 21 al Teatro Accademico di Castelfranco, infine l’1 gennaio alle 21 al teatro Mario Del Monaco di Treviso.

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