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Casoni e Mussolente: il saluto e il grazie al parroco don Alessandro Piccinelli

Un sacerdote dentro la comunità

Rimarrà negli annali delle parrocchie di Mussolente e Casoni come il “prete del Covid”: don Alessandro Piccinelli. Lo aveva raccontato anche a Vita: “Dal canto mio, ho cercato di farmi presente, soprattutto agli anziani. Mi fermo sulla soglia, a volte al cancello. Parlo direttamente con loro, oppure con i figli, stando più che a distanza di sicurezza: tanto basta per esserci, per farsi presente”.

Nel saluto a Casoni, il 23 novembre nella chiesa di San Rocco, è stata ricordata questa attenzione, il suo produrre ogni giorno una riflessione sul gruppo parrocchiale, in quei giorni drammatici per la comunità bloccata nelle case e stretta dal dolore.

Un prete di relazione: don Alessandro considera questo l’essenza della vita comunitaria. Così, a Mussolente, nel saluto nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo, il 30 novembre, si è raccontato del suo andare per le strade dei due paesi in bicicletta, passione che don Alessandro coltiva con entusiasmo. Strade non facili, con falsipiani: “Le nostre strade, a prima vista, sembrano piane, ma quando ci pedali sopra ti accorgi che sono in leggera pendenza, come lo siamo stati noi all’inizio - è stato detto nel saluto a Mussolente -, un po’ insicuri, per poi arrivare a provare il piacere di una rigenerante discesa”.

Tra i compiti di don Alessandro, c’era quello di farsi presente a due comunità, la prima volta di un parroco condiviso dalle due parrocchie: “Sei stato il primo prete che abbiamo visto condividere totalmente tra le due parrocchie”, è stato detto a Casoni. Don Alessandro ha fondato il foglietto parrocchiale unico, dal titolo “Pietre vive”, un’operazione riuscita, come ha confermato nel suo intervento la sindaca di Mussolente, Ellena Bontorin: “Adesso ci sentiamo come i rami di uno stesso albero”. La giovane sindaca, di soli 23 anni, ha ricordato come il suo impegno sociale sia nato proprio dalla riflessione di don Alessandro agli animatori di Azione cattolica.

Le due cerimonie hanno visto la presenza di tutte le associazioni dei due paesi, dei bambini della scuola dell’infanzia, dei donatori di sangue, dei gruppi corali e della catechesi, fino alla Avetem, di padre Luigi Cecchin.

Durante le cerimonie, don Alessandro ha ricambiato la gratitudine dei suoi ormai ex-parrocchiani, essendo stato assegnato a Maerne e a Olmo di Martellago, anche lì con l’obiettivo di unire. “Con l’incarico di parroco, sono convinto di aver raggiunto il massimo dei miei desideri, di quella che si può definire la mia carriera ecclesiastica. La cosa più importante è condividere le situazioni: nascite, educazione, gioie, ma anche fragilità, incomprensioni e, infine, la prova più grande, quella dell’incontro con la morte. Ho cercato di essere un sacerdote dentro la comunità”.

Ha ringraziato la comunità di Casoni, perché lo ha considerato un “fratello capace di ascoltare, ascoltare e ancora ascoltare, senza giudicare”. Ha ringraziato Mussolente per aver accettato la “canonica vuota”: fin dall’inizio il polo della collaborazione era stato stabilito a Casoni. “Mussolente ha dovuto superare questa prova. Prima degli altri, abbiamo imparato a liberarci dalle nostalgie. Non siamo più in un contesto completamente cristiano. Impariamo a essere seme e lievito e a gettare di nuovo la rete”.

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