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Castelcucco: l'integrazione possibile

La cooperativa Vallorgana ha festeggiato trent'anni di attività. Oggi dà lavoro a 25 persone con disabilità e ha in cantiere numerosi progetti sul "Dopo di noi"

Il trentesimo anniversario della cooperativa Vallorgana di Castelcucco è stata occasione per tutto il territorio del distretto di Asolo per ripensare alla propria storia di sviluppo dell’assistenza socio sanitaria, o meglio - come ha avuto modo di sottolineare il dottor Pasquale Borsellino, direttore dell’Unità organizzativa famiglia e minori della Regione Veneto - delle politiche di benessere e di salute come le ha definite l’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, proprio nel 1991. L’intervento si è svolto durante la tavola rotonda intitolata “Sognare una società più umana. Educarsi alla cura” svoltasi il 16 settembre agli Istituti Filippin.

La cooperativa Vallorgana, così come l’intero territorio della Pedemontana, ha rappresentato un momento pionieristico quando, alla fine anni Novanta, sono state avviate esperienze di cooperative sociosanitarie, esperienze che hanno trovato benefattori sensibili, Amministratori comunali che si sono messi a disposizione e un ricco mondo di volontariato e di operatori pronti a giocarsi in queste attività innovative a favore della disabilità, nell’ottica della integrazione sociale.
Nel 1991 a Castelcucco furono il dottor Tramontana e il sindaco Schievenin a raccogliere queste energie solidali e ad aprire una cooperativa in grado di coniugare lavoro, produzione e disabilità.

Una scommessa che sembrava impossibile e che invece ha compiuto ormai 30 anni assieme ad altre esperienze simili come la cooperativa Vita e Lavoro o la comunità terapeutica Padre Amedeo Giuliati di Pagnano d’Asolo.
Alla tavola rotonda era presente Monica Lazzaretto, responsabile del Centro studi cooperativa Giuseppe Olivotti di Pagnano d’Asolo che, ripercorrendo l’esperienza della cooperativa, ha evidenziato l’importanza della dimensione etica e il prezioso affiancamento dei Frati Cappuccini.
“Anche nel nostro caso, in questa terra ai piedi del Grappa, è emerso un benefattore che, quasi al tramonto della vita, ha trovato la forza di donare la propria casa ai ragazzi che, dopo un periodo di detenzione, cercano di rientrare a pieno titolo nella società”.

Da ricordare, tra gli interventi, la prospettiva delineata da Patrizio Marin, direttore della Cooperativa servizi per la disabilità, in merito al futuro della relazione tra operatore e disabile, una relazione di parità, con gli operatori nel ruolo di facilitatori. Infine, l’assistente sociale Enrica Casagrande del Comune di Maser ha ricordato il ruolo dei Comuni della Pedemontana che anche durante la pandemia sono riusciti a fare rete, trovando una progettualità condivisa che ha portato a resistere alla emergenza.

La cooperativa Vallorgana dà lavoro a 25 persone disabili e ha in cantiere vari progetti. Molti di questi nuovi progetti, riguardano il “dopo di noi”, ovvero le prospettive per il disabile quando verranno a mancare i parenti più stretti.
La cooperativa sta sperimentando il fine settimana in sede, il progetto Casa amica, e sempre più si aprono delle prospettive - come ha ricordato Giancarlo Cunial, uno dei fondatori della cooperativa -, che comprendono anche la “notte” e non solo l’attività diurna.

Dopo la tavola rotonda, il secondo appuntamento si è svolto, sabato 18 settembre, nei locali della cooperativa, per far conoscere ai sindaci, operatori sociali e operatori economici, la realtà di questa cooperazione .
Il presidente Alberto Mascotto ha rivolto un ringraziamento alle Amministrazioni locali e delineato le prospettive future.
La sindaca di Pieve del Grappa, Annalisa Rampin, in rappresentanza dei sindaci del distretto di Asolo dell’Ulss 2, ha ribadito che per i cittadini e per la politica, oggi è un dovere chiedere fondi per il “dopo di noi”.

Momento conclusivo e grande festa di compleanno domenica 26 settembre con i ragazzi, gli operatori, le famiglie, i volontari e gli operatori.
La messa è stata celebrata dal parroco di Castelcucco, don Marco Cagnin, che nella parabola del Buon samaritano della liturgia della parola ha individuato lo stile della cooperativa, ovvero il “prendersi cura” dell’altro.
Durante la messa sono stati portati alcuni segni di questo sentimento di amicizia e fraternità: la foto dell’inaugurazione della cooperativa; alcuni lavori fatti dai ragazzi; una mongolfiera che ha rappresentato il saper prendere il volo.

Infine, ultimo segno, i ragazzi si sono presi per mano e hanno formato una catena quale segno della loro amicizia.

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